Così il Corriere on line ci descrive Marilia Rodrigues Silva Martins, la ragazza di 29 anni trovata morta nel suo ufficio, vicino a Brescia.
Così il Corriere on line ci descrive Marilia Rodrigues Silva Martins, la ragazza di 29 anni trovata morta nel suo ufficio, vicino a Brescia.
Di solito i cadaveri non si definiscono belli, negli articoli non si legge “bella torinese rapinata e uccisa” o “bel francese assassinato in una sparatoria”. Non si scrive “bell’ uomo muore di infarto” o “bella signora annega nelle acque del Po”.
Mi viene in mente Reeva Steenkamp, di cui abbiamo rivisto sempre e soltanto le sue foto di scena, bellissima e fatale, ben lontane dalla realtà di ciò che era in quel momento, stesa sul letto di un obitorio con il corpo squarciato dalle pallottole.
Mi viene in mente Andreea Cristina Marin, assassinata brutalmente a Macerata nell’estate 2012 ma che per la stampa nazionale continua a danzare, visto che anche quest’anno ogni articolo la presenta ancora come “ballerina romena”, senza nemmeno il suffisso “ex”.
Marilia non solo era bella ma anche brasiliana, e sembra che su questo aggettivo il nostro immaginario ci debba riportare per forza a quei culi sodi e danzanti del Carnevale di Rio altrimenti non si spiega perché in un’intervista radiofonica (nella trasmissione “Un giorno da pecora”) di pochi mesi fa alla deputata del gruppo misto Renata Bueno, brasiliana per l’appunto, le domande vertevano sul tipo di bikini indossato in spiaggia –perizoma sì perizoma no- e sugli eventuali corteggiamenti da parte dei colleghi deputati.
Deve essere proprio un gran problema misurarsi con le donne.
Da vive come da morte, se la bellezza si propone come un’aggravante sulle già tante colpe addossate alle donne in quanto tali.
Non c’è bellezza in un corpo straziato e senza vita.
Quel corpo off non ha bisogno di aggettivi, parla da sé.
E c’è un’opzione: stare zitti.