E’ un amore particolare quello che lega Valeria Eva Rossi al marmo, nascendo forse dalle sue origini.
Infatti vede la luce a Carrara e si è laurea in architettura a Firenze, con una tesi sull’analisi del degrado e restauro del marmo bianco.
Ha maturato la sua esperienza professionale di architetto e designer prima in Toscana e poi a Torino. Dopo un soggiorno in Francia, e tornata a Torino nel 2012, portando con se il neonato brand pietraquadra: gioielli in cui il marmo è la materia base.
Come mai architettura?
L’architettura è sempre stata la mia vocazione, ma in generale è il processo creativo che mi interessa, sia che si tratti di concepire un edificio, un oggetto o un gioiello, nelle cui forme ritrovo un parallelismo con la mia idea di un’architettura minimalista, ma femminile.
Ma creare gioelli è diverso da occuparsi di edifici o monumenti…
La volontà di trasformare il marmo in un gioiello è il desiderio di riconoscergli una speciale preziosità, legata oltre al suo valore di mercato e al suo potenziale estetico, anche ad un valore emozionale e sensoriale, che gli deriva dalla sua stessa natura e che si esplica a prescindere dalla scala dell’opera. Anzi, questo particolare potenziale viene accresciuto dal rapporto più personale che si crea con un oggetto che indossiamo, piuttosto che con qualsiasi altro oggetto.
A sua volta, il marmo in questa nuova veste è la materia prima per una nuova idea di gioiello, un gioiello che ogni volta è un oggetto unico: un oggetto di design e di accurato lavoro artigianale.
Per affrontare questo progetto ho dovuto abbandonare ogni riserva e cercare di capire i limiti e le possibilità di questo materiale, in particolare per ottenere quelle caratteristiche di leggerezza e portabilità, qualità in apparente contrasto con la durezza connaturata a questa materia. Molto importante la lavorazione manuale del marmo, che conferisce ai singoli pezzi due caratteristiche fondamentali: l’unicità e una particolare gradevolezza al tatto.
Quali marmi utilizzi?
Ho scelto due marmi bianchi: lo Statuario e il Bianco Carrara e un marmo intensamente nero: il Nero Belgio, perché desideravo una scelta cromatica che avesse un forte potere evocativo e comunicativo. Nessun colore che non fosse il Bianco e il Nero, avrebbe potuto soddisfare in modo migliore questa decisione. L’accostamento di queste due tonalità evoca la doppia essenza delle cose, l’unione degli opposti e il dualismo intrinseco dell’uomo. Sul rapporto dialettico degli opposti si basa tutto il mio lavoro, sia da architetto che da designer e forse un po’ anche la mia vita.
Anche la scelta dei materiali che compongono i vari pezzi delle collezioni, gioca sui contrasti e insolite combinazioni. Ho pensato così di accoppiare al marmo un materiale che lo rendesse morbido e anatomico come una seconda pelle: questo materiale è stato prima il tessuto e le passamanerie sempre in seta. Quest’insolito connubio è risultato una piacevole esperienza sensoriale: a pelle il marmo si scalda acquistando la stessa temperatura del corpo ed assume una pesantezza lieve, come il tocco di una mano e il tessuto o le passamanerie, completano quest’abbraccio.
E usi anche matalli?
Sì, con l’argento il processo compositivo dei due materiali è, in un certo senso, più semplice, ma non meno interessante: l’argento si modella attorno al marmo, per creare un anello o una spilla, come farebbe con una gemma. Ho scelto l’argento sempre per il rapporto dialettico tra due polarità diverse: maschile il marmo e femminile l’argento, che in molte cosmogonie è appunto associato a divinità lunari e femminili.
Come si svolge il tuo lavoro?
I miei bozzetti prendono forma, grazie al lavoro artigianale dei materiali che si svolge in un laboratorio di scultura, in una fabbrica di passamanerie 1843 e in un laboratorio orafo. Disegno ogni singolo gioiello, scelgo i materiali, seguo il processo di lavorazione e poi lo compongo seguendo il mio gusto, che non è dettato dalla moda del momento, ma da un background personale di studi e inclinazioni personali. Amo il made in Italy vero, che nasce dalla nostra tradizione, dalla passione e dalle grandi capacità che si tramandano di generazione in generazione e creano oggetti unici, mai standardizzati. Così, il design semplice e le linee contemporanee dei miei gioielli si fondono con la tradizione delle tecniche artigianali con cui vengono realizzati e con la materia antica che li compone.
Innovazione del design, tradizione e storia, credo creino un connubio affascinante.
A chi sono rivolti i tuoi gioielli?
Mi piace pensare che i gioielli pietraquadra siano per chi ama le cose belle e particolari, al di là dei brand.
La mia idea di gioiello è un gioiello dallo stile inconfondibile, audace e raffinato, capace di valorizzare l’allure di chi li indossa. Gioielli che si portano ogni giorno con naturalezza e in ogni occasione, pur possedendo quella particolarità che gli conferirà un’aura di piccole opere d’arte.
Ci parli della tua collezione preferita?
La collezione estiva Marinière, è nata ispirandosi al litorale versiliese, laddove un tempo vi erano i caratteristici pontili di carico dei marmi. Il marmo e il mare, sono da sempre stati legati, per l’ubicazione geografica e per il trasporto che già al tempo dei romani avveniva per mare: di nuovo un apparente contrasto tra la solidità del materiale e la fluidità dell’acqua.
La collezione F/W 2013-14, presentata in prewiew la scorsa settimana a Modissima 2013 (la settimana della moda torinese), ha un vago richiamo allo stile decò ed è declinata nei due colori del Bianco e Nero, con un tocco di rosso acceso.
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