L’italicum a misura di maschio italico da politica femminile
Di Cinzia Romano
L’impegno che le parlamentari hanno preso tra loro e con le donne sarà messo subito alla prova. Perché un conto è parlare e proclamare la democrazia paritaria (che non ha nulla a che vedere con le quote), ossia la presenza di metà uomini e metà donne nelle istituzioni e nelle assemblee elettive, tutt’altra cosa è crederci davvero garantendola nella realtà. Come dimostra proprio il testo della nuova legge elettorale firmata da Pd, Forza Italia e Nuovo Centro destra depositata in Parlamento.
La nuova legge elettorale infatti all’articolo 14 ter, comma b, afferma che le liste di candidati nei vari collegi dovranno essere formate da metà uomini e metà donne, pena la loro esclusione.
Ma non è affatto detto che tale presenza la ritroveremo in Parlamento, anzi.
L’unica clausola infatti che il testo prevede è che, “non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere”. Tradotto, il significato è chiaro: se ai primi due posti in lista ci sono maschi, al terzo dovrà esserci una femmina. Che con ogni probabilità resterà fuori, visto che nella stragrande maggioranza dei collegi saranno i primi due candidati in lista di ogni partito ad essere eletti. E solo nei collegi più grandi, al massimo, si potrà sperare di eleggere un 30% di donne.
Al di là del giudizio che ciascuna e ciascuno dà sulla legge elettorale (liste bloccate più o meno lunghe, nessuna preferenza etc), colpisce come l’enfasi sulle liste paritarie, 50e50 venga di fatto smentita e svuotata nello stesso articolo che pure la proclama. Che vieta (giusto) le candidature multiple ma non obbliga i partiti all’alternanza uomo donna né tra i capolista (se pure ci fosse, maliziosamente sono portata a pensare che alle donne verrebbero rifilati i collegi “a perdere”) né soprattutto nelle liste, unico modo per garantire una soglia di rappresentanza vicina al tanto declamato 50%.
Le donne, attraverso oltre cinquanta associazioni, si sono ritrovate nell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che da anni si batte ed elabora proposte che con qualsiasi sistema elettorale, possano garantire quella parità tra uomini e donne nelle istituzioni come prescrive l’articolo 51 della Costituzione. E anche le Parlamentari tutte (dispiace la non adesione delle donne del Movimento 5 stelle e di Fratelli d’Italia) hanno fatto un patto analogo fra loro e con le donne del Paese. Lo hanno ribadito nella conferenza stampa di martedì 21 gennaio alla Camera.
Nello stesso giorno anche le donne di Se non ora quando, che partecipano all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, hanno fatto sentire la loro voce e le loro richieste.
Ancora più urgente la necessità per le elezioni europee che si svolgeranno a fine maggio. E’ venuta meno infatti la clausola (prevista solo per due tornate elettorale e quindi non per questa) che le liste garantiscano almeno la presenza del 30% per il genere meno rappresentato (le donne appunto) e in presenza di tre preferenze, nessun obbligo di “dividerle” tra i due generi come invece prescrive la recente legge per le elezioni comunali che ha introdotto la doppia preferenza di genere. Una nuova legge per le Europee si impone quindi con urgenza, ancor prima di quella per il Parlamento.
C’è da mettere in campo una grande mobilitazione delle donne e degli uomini che credono nella democrazia paritaria, che significa soprattutto qualità della democrazia e della rappresentanza. Dentro e fuori dal Parlamento.