Hannah Arendt, l’ultimo bellissimo film di Margarethe Von Trotta, arriva in Italia dopo un anno di straordinari successi in tutto il mondo
di Antonella Matranga da canisciolti
Distribuito nei cinema soltanto per oggi 27 e domani 28 Gennaio 2014 in occasione del Giorno della Memoria. Margarethe Von Trotta sceglie un periodo preciso della vita di Hanna Arendt da raccontare e ricostruire in questo film, e cioè quello che va dal 1961 al 1964 , quando la filosofa ebrea, che vive e insegna a NewYork da molti anni, dopo essere scappata insieme al marito dalla prigionia del campo di Gurs in Francia, accetta di seguire per la rivista New Yorker il processo ad Adolf Eichmann, responsabile dell’intera organizzazione della deportazione degli ebrei in Europa, che si tiene in a Gerusalemme.
Nel film Margarethe Von trotta usa le vere immagini del processo. Quello che noi vediamo è il vero Eichmann, e quelle immagini in bianco e nero sono le stesse che vide Hannah Arendt, che per fumare liberamente seguì il processo dalla sala stampa. Osservando quelle stesse immagini in bianco e nero e l’uomo magro, alto, dagli occhi che non si fissano mai su un punto, Hannah si accorse che quello che aveva davanti non era un mostro ma un uomo mediocre, banale, con lo sguardo sfuggente, che usava un linguaggio sgrammaticato. Ed è da questa osservazione accurata dell’uomo, spogliato di ogni autorità, che nacque il geniale pensiero della banalità del male.
Un attore avrebbe distorto l’immagine di Eichmann – conferma Margarethe Von Trotta – l’avrebbe resa sicuramente più affascinante, distraendo lo spettatore che non avrebbe potuto vedere né la mediocrità di un uomo incapace di pensare in maniera autonoma, né capire l’intuizione che avrebbe portato alla nascita del libro sulla Banalità del male, l’opera più controversa e geniale di Hannah. Hannah Arendt fu anche l’unica a riportare la contestazione che ricevettero alcuni capi ebrei durante il processo, dove furono accusati di aver in qualche modo non ostacolato la deportazione. Casi sporadici ma ci furono. E in queste due osservazioni, libere, lucide, oggettive, Hannah Arendt rivelò tutta la sua genialità, l’indipendenza del suo pensiero e per questo fu contestata e contrastata violentemente dal suo popolo, dagli intellettuali del mondo intero e persino dagli stessi cari amici. Fu attaccata anche come donna, nella sua sensibilità e femminilità, tacciata di arroganza e freddezza, accusata di non essere capace di sentimenti e di odiare il suo popolo.
Nonostante tutto Hannah Arendt non ritrattò mai, anche quando fu accusata davanti ai suoi studenti, quando tentarono di toglierle la cattedra e l’insegnamento, quando fu minacciata dal Mossad e neanche quando Kurt Blumenfeld, capo sionista, amico fraterno, compagno di grandi discussioni e confronti, non riuscì mai a perdonarla, Hannah accanto al suo letto da malato gli disse: Io non odio nessuno, ma posso amare un amico, una persona, amo te, ma non posso amare un popolo intero. Come dire non siamo al disopra di ogni sospetto perché abbiamo subito l’Olocausto, ci sono stati ebrei che hanno sbagliato, che hanno tradito, sono umani esattamente come gli altri popoli con tutte le debolezze e le virtù possibili. La grandezza e l’intelligenza di Margarethe Von Trotta stanno proprio nell’avere scelto questo periodo e non per esempio, quello decisamente più semplice dal punto di vista cinematografico e del pubblico, della storia d’amore fra la giovane studentessa ebrea e il filosofo Heidegger maestro del pensiero indipendente che aveva ceduto al fascino del nazismo, no la Trotta ha scelto il periodo più difficile per la filosofa ma anche quello che ha visto nascere il pensiero indipendente e l’idea della banalità del male che rivoluzionò il modo di vedere e analizzare l’Olocausto.
Margarethe Von Trotta ha il merito di farci conoscere Hannah anche nel privato come amica, come moglie, affettuosa e attenta, perdutamente innamorata del marito Heinrich , considerato “la sua casa” con cui lei aveva un rapporto viscerale, completo, profondo che andava aldilà persino delle sue scappatelle che accettava senza dimostrare la benché minima gelosia, senza sotterfugi e menzogne, atteggiamento che suscitava la disapprovazione ironica della sua amica scrittrice Mary McCarty che la difese strenuamente con ironia e coraggio, e che non le negò mai la sua amicizia fino alla fine. Questo film è davvero un capolavoro da non perdere con una interpretazione di Barbara Sukova, straordinaria, incredibile, come dice la stessa Von Trotta: Non avrei potuto realizzare il film senza di lei.
Barbara Sukova è brava a tal punto che riesce a dar forma a un pensiero, senza dire una parola, a volte addirittura con gli occhi chiusi riesce a trasmettere il lavoro della mente di Hannah, le sue titubanze, le paure, le gioie. Barbara Sukova che tra l’altro non vedevamo sugli schermi da tanto, poiché la sua carriera negli ultimi anni si è più indirizzata al canto e alle collaborazioni con le più grandi orchestre del mondo che alla recitazione. Noi siamo grate a Margartethe Von Trotta per questo film, per aver raccontato la storia di una donna straordinaria. Il suo pensiero ci illumina ancora – continua Margarethe Von trotta – il rifiuto di farsi sopraffare dalla disperazione la rendono ai miei occhi una donna straordinaria, una pensatrice indipendente. E credo che oggi che viviamo in una società di pensieri omologati questa figura sia ancora più luminosa.
Ed è ancora più interessante scoprire come il film della Von Trotta sia stato cooprodotto dalla Film Commission di Gerusalemme e da Israele, proprio il paese che più aveva rifiutato le teorie di Hannah Arendt e che a causa della censura del primo ministro Ben Gurion ha potuto leggere La banalità del male solo nel 2002 quando finalmente dopo quarant’anni è stato tradotto e pubblicato in Israele. Una bella rivincita. Io spero vivamente che la Rai, compri i diritti di questo film e lo mandi in onda in prima serata perché possa raggiungere un pubblico più vasto, per far conoscere la vita e il pensiero di questa donna coraggiosa, ammirare l’interpretazione di una grande attrice, scoprire lo sguardo di una grande regista.
Per informazioni sulle sale www.nexodigital.it
1 commento
la sig.ra Matranga io non la conosco ma sono così d’accordo con quello che scrive da amarla senza condizioni.