CONFERENZA “MALTRATTAMENTO SUI BAMBINI: MILANO E I NUOVI STRUMENTI DI CONTRASTO” – 5 Febbraio 2014 h. 10,00 – 12,00 Sala Alessi – Palazzo Marino, Piazza Scala, 2 Milano
Della violenza sui bambini se ne parla “sempre o solo” quando arriva il caso eclatante, mai come servizio orientato alla prevenzione. Tutto questo accade perchè il singolo cittadino spesso si ritrova isolato di fronte a due mastodontici scogli:
1. gli attori coinvolti e che partecipano alla salvaguardia dei bambini non sono sufficientemente preparati ad affrontare e proteggere i bambini quando si verificano episodi di violenza domestica (dato rilasciato durante la conferenza stampa di oggi: “il 75% delle persone che gravitano attorno alla salvaguardia dei bambini NON ha partecipato a corsi di formazione. Il 90% di loro necessita di formazione”.
2. il genitore debole (e con maggiori difficoltà) spesso si arrende, si scoraggia, non chiede aiuto alle autorità o ai servizi, specie quando i figli subiscono “la violenza assistita”. Si parla sempre di “conflittualità familiare”, una definizione questa usata troppe volte in maniera acritica perchè si tende a svilire il fenomeno della violenza familiare, si tende a sottovalutare chi denuncia i maltrattamenti subiti. Non ci sono ancora gli strumenti per indirizzare e autoresponsabilizzare i medici di base, i pediatri, gli assistenti sociali, che non avendo i giusti supporti e adeguata formazione non riescono a operare in maniera coordinata e omogenea.
Come reso noto da uno studio realizzato dall’Università Bocconi, l’organizzazione Terre des Hommes e dal Coordinamento Italiano dei Servizi contro “il Maltrattamento all’Infanzia” (Cismai) si tratta di una spesa non indifferente per la società. Quanto incide sul PIL la mancata prevenzione sui maltrattamenti? 13miliardi di euro.
Il procuratore aggiunto Pietro Forno del Tribunale di Milano, presente tra i relatori durante la conferenza odierna, ha comunicato un dato importante: l’88% degli autori di maltrattamenti sono di sesso maschile, 1.500 sono le denunce presentate per maltrattamenti.
Sì è inoltre menzionato durante la conferenza stampa che secondo l’OMS per ABUSO o MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA si intende: “tutte le forme di maltrattamento fisico e/o emozionale, abuso sessuale, trascuratezza o trattamento trascurante o sfruttamento commerciale o di altro tipo, che ha come conseguenza un danno reale o potenziale alla salute del bambino, alla sua sopravvivenza, sviluppo o dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere”
Ha moderato la conferenza: Zita Dazzi – La Repubblica
Relatori:
Pierfrancesco Majorino, Assessore Politiche Sociali e Cultura della Salute Comune di Milano
Il network e gli strumenti di contrasto del maltrattamento sui bambini
Federica Giannotta, Advocacy e Programmi Italia Terre des Hommes e Lucia Romeo,Pediatra SVSeD/Asl Milano Maltrattamento e Abuso
Pietro Forno, Procuratore Aggiunto del Tribunale di Milano e Cristina Cattaneo, Medico Legale Università degli Studi di Milano – Milano investe sulla formazione di medici e pediatri
Claudio Sileo, Direttore Sociale ASL Milano
Roberto Carlo Rossi, Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano
Anna Pavan, Fondazione IRCCS Ca’ Granda
Marina Picca, Presidente Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche
Gianluca Vago, Rettore Università degli Studi di Milano
Terre des Hommes, SVSeD e Ordine dei Medici di Milano hanno presentato il primo Vademecum per medici di famiglia e pediatri e nuovi momenti di formazione professionale e lo potrete trovare on line:
http://terredeshommes.it/maltrattamento_bambini_definizione/
7 commenti
Bellissimo articolo informativo che condivido com piacere ovunque!
Come al solito… Mancano i soldi per prevenire… 🙁
i soldi per prevenire? giusto, giusto
soldi soldi, formazione, più soldi più formazione
siamo ignoranti, siamo ignoranti, dobbiamo formarci, andiamo tutti dagli psicologi a fare formazione, formazione, siano ignoranti, analfabeti affettivi, non riconosciamo i segno della violenza, andiamo dai professori in psicologia, dai ‘formati’ a riconoscere i segno della violenza, che così assisteremo meglio tutte queste famiglie in difficoltà, abusate, abusanti, abusate/abusanti e tutte le combinazioni logica e casuistiche del… caso
che vuol dire, allora, ‘soldi’
e a chi? a chi?
ai professori, ai formatori, che formino, che ci dicano i segni, i segni
prima diciamo che cosa ‘soldi’ vuol dire
preambolo: proprio durante il giorno dopo la XXXVI giornata per la vita promossa da ‘Generare futuro’, lunedì scorso, nella serata promossa dal Forum cultura pace e vita “La Famigli oggi: le sfide sociali, culturali e antropologiche” al quale ha partecipato anche Eudonna, i primi due relatori, il sociologi Luca Diotallevi e l’economista Andra Doria hanno messo in luce come esista tutto un indotto detto ‘assistenziale’ alla famiglia che è il più delle volte dispersivo, spesso inutile, a volte controproducente. Inoltre, a differenza dei paesi del Nord Europa, che sembrano considerare la famiglia anche come una istituzione che produce ricchezza, oltre che consumare, il nostro paese tende a schiacciare la famiglia solo sul lato consumi – l’assistenzialismo esterno, a volte coatto, alla fine è un consumo
ma la famiglia – considerata come ‘aperta’, ‘resposnabile’, ‘futura’, è il Welfare, il Welfare come fonte di tutto, lo si vuole capire?
L’emergenzialismo non va bene, è un mostro. Occorre rifondare, riscommettere, sulla famiglia, sulla relazione tra un uomo e una donna, sui loro desideri di costruire qualcosa come una famiglia, dove eventualmente nasceranno dei figli, in ogni caso potranno essere adottati, e in ogni caso sarà stato bellissimo
si dirà: sei idealista
ti risponderà: giù le mani dai bambini (in tutti i sensi, in tutti i sensi)
problema delicatissimo, e tristissimo – grazie Imma che te ne occupi, almeno tu, con una prudenza che leggo (che voglio leggere, che devo leggere) tra le righe del tuo discorso
la violenza in famiglia è il segno di una grave mancanza d’amore, di amicizia, di tenerezza tra i coniugi, è il segno di un erotismo che non si è pacificato nella penombra e nel riposo, è il segno di un amore che non ha trovato una casa veramente, un’accoglienza, ed è in genere la precipitazione di una separazione possibile (incipiente) o la precipitazione per recuperare qualcosa che si sente perduto (da una parte e/o dall’altra, aldilà della rappresentazione consapevole della cosiddette ‘scelte’ («me ne sono andato io perché non sopportavo più questa situazione», «se ne è andata lei», «lui mi tradiva», «lui non mi amava più» eccetera eccetera)
detto questo è detto tutto (non l’ultima parola, ma la parola che non vorrà confondersi con il pettegolezzo), e qualsiasi cosa si voglia aggiungere non si farà altro che violare ulteriormente il minore, che per il nostro patto costituzionale è appunto ‘minorenne’, cioè immune da alcune responsabilità, quali appunto ‘la denuncia’
si dirà: «ma se si dotasse di questo strumento, il bambino, un telefono, azzurro, blu… il ditino e digitare… sarebbe meglio»
forse sì, forse no: credo che la questione debba essere risolta in altro modo, con delle politiche sulla famiglia serie, tese al miglioramento della condizione economica dei coniugi
dico ‘economica’, non ‘finanziaria’, dove ‘economia’ significa ‘legge della casa’ (vedi alcune note di Ravasi dell’Osservatore Romano di oggi – http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#3)
più di deresponsabilizza la famiglia (considerandola ‘chiusa’, ‘consumistica’, una sorta di ‘peso’ soprattutto se dovessero diminuire i consumi) più si responsabilizza il minore, più si chiede al minore di fare qualcosa per noi, o per lui (il che è lo stesso: il minore ha il diritto a non fare nulla di ‘adultomorfo’ per lui – se ciò accade dovrà essere spontaneo e letto come tale a posteriori, non progettato, inoculato, come da fuori: sarebbe una violenza sul minore)
mi fermo qui, ma si può e di deve continuare, purché non si aggiungano vuote parole alla parola che trema, che spera, che vuole l’amore perfetto tra un uomo e una donna (non il batticuore, non la violenza)
si dirà: sei astratto
ti risponderà: giù le mani dai bambini (in tutti i sensi, in tutti i sensi)
Signor Michele,
Lei mi sembra molto disinformato e volto solo in una direzione.
La violenza in famiglia non è una versione di “non amore”, è ABUSO e con la A maiuscola! Le politiche familiari non servono proprio a niente. Non si tratta di famiglie, si tratta di individui. Chi è prone ad abusare, ciò che in inglese viene definito col termine “abuser” (tradotto… Abusatore?), lo fa perchè ha una serie di valori in testa sbagliati.
Bisogna modificare il pensiero dei singoli individui, la famiglia non ci incastra niente in questo caso… Mio marito potrebbe non amarmi, io lo stesso, non per questo usiamo violenza l’uno sull’altro. Stesso discorso varrebbe se rivolto a dei bambini.
Non dimentichiamoci mai che l’abuso NON è mai amore, nè può essere considerato come mancanza di amore.
Abuso è ossessione per il controllo sugli altri, esercitando anche violenza e vari sistemi per incutere timore e manipolare gli altri.
E, mi spiace dirlo, in molti casi ‘incurabile’.
I soldi che menzionavo nel mio post potrebbero essere dati ad associazioni benefiche (esattamente come ci sono qui nel Regno Unito) che sono volte ad aiutare in concreto sia con informazione sia con costruzione rifugi per chi vuol lasciare una situazione insostenibile. Il benessere dei bambini va avanti a tutto, il difendere una famiglia dove la violenza è pane quotidiano è inutile e controproducente.
Vorrei “provocare” una riflessione con un commento al cosiddetto dato oggettivo: “l’88% degli autori di maltrattamenti sono di sesso maschile”. Se ne può dedurre che quelli di sesso femminile sono “solo” il 12%, “quindi”… cosa? I maschi sono “più colpevoli” delle donne? Le donne perdono e i maschi vincono quindi tutti contri i maschi e viva le donne? Cos’è, un derby? Sì, purtroppo, è un derby mostruoso che la pochezza di certe analisi non fa che ravvivare, per il maggior danno delle donne, degli uomini e, sempre ultimi nell’analisi, dei figli. Ma il derby è solo metà del problema. Per capire l’altra metà, bisogna immaginare una statistica diversa: 50%. Il derby è finito 1 a 1. Ottimo, così possiamo smetterla di guardare solo il campo famigliare e cercare anche altrove. Un’analisi “sistemica” non guarderebbe solo alla famiglia ma al suo contesto; una società, cioè un sistema di regole e consuetudini, e una civiltà, cioè un sistema di valori culturali. In questa società, 10 anni di violenze psicologiche su un bambino non porta a nessuna conseguenza per chi le commette davanti a tutti, ma una sola sberla fa perdere il lavoro alla maestra elementare. In un caso di bambino usato come ostaggio e violentato nella psiche per anni, il “genitore debole” (cioè tenero e protettivo) mi ha detto: « avrei dovuto lasciarmi accoltellare; l’incubo sarebbe finito. » Aveva capito tutto di questa società, in cui il sangue di una ferita che si rimargina in un paio di mesi conta più di ferite psicologiche che non si rimarginano più. Quando il bambino sarà adolescente, i suoi disturbi del comportamento lo faranno passare dalla categoria vittima alla categoria carnefice. Se è maschio, ed usa le mani, cavoli suoi! Se è femmina ed usa soprattutto la lingua, se la dovrebbe cavare, come nel caso Foligno. Dopo 10 anni, la Corte Europea è intervenuta e ha condannato l’Italia perché, in barba alle norme vigenti, nessuno ha fatto niente per impedire le violenze psicologiche del “genitore non debole”, come se la violenza fosse espressione di una forza. Anche dopo la condanna, le autorità continuano a non intervenire, nemmeno per fare eseguire le cure psichiatriche sul bambino ormai ragazzino, cure decise da un Tribunale per i Minorenni in un Decreto che nessuno si sogna di applicare perché il “genitore non debole” rifiuta. Il problema è “famigliare”? Ma per favore… Basti pensare che dopo anni di convegni, sta uscendo la nuova legge per la famiglia: vi si parla del diritto dei nonni ad intervenire nella vita affettiva dei nipotini, e non del diritto dei nipotini ad avere dei nonni. Mi aspetto che qualcuno distingui tra diritti dei nonni paterni e diritti dei nonni materni: sai che bel derby! Mi sono già comprato un grosso sacchetto di pop-corn.
Jean Santilli
Progetto di Legge Santiago
jean-santilli@info-net.it
Ritengo sia giusto cercare il confronto, è segno di maturità, è crescita. Non saprei invece dove collocare la provocazione, perché se i numeri servono a “riconoscere” un disagio sociale, la provocazione serve solo ad allontanarsi dalla centratura. Bello l’intervento di Michele Bianchi.
NO a tutte le forme di maltrattamento fisico e/o emozionale, abuso sessuale, trascuratezza o trattamento trascurante o sfruttamento commerciale o di altro tipo, che ha come conseguenza un danno reale o potenziale alla salute del bambino, alla sua sopravvivenza, sviluppo o dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere” –
Amiamoli i nostri bambini , coccoliamoli Noi dobbiamo andare verso le loro esigenze e guidarli nel loro gioioso cammino con rispetto tanto rispetto!!!!
Riempiamoli di attenzioni , nella cura del cibo , nella cura della pulizia, del vestire .
Non nel lusso effimero e vuoto, NO, nel calore della propria Famiglia essenziale!