La consueta rubrica oggi va in vacanza: parliamo di Buddismo.
Quando la direttora di questo giornale, Caterina Della Torre, mi ha chiesto di fare un pezzo sulla mia pratica buddista, ne sono stata onorata, ma anche intimorita: non si riassume una tradizione quasi millenaria in un pezzo giornalistico e non devono confondersi attualità, politica e riflessioni, serie e facete, su temi femminili con la profondità e la vastità di una delle religioni più antiche e venerande del mondo. Ci provo umilmente, con tanta voglia di condividere la gioia di una conoscenza straordinariamente dinamica, capace di trasformare la visione del mondo. Come la fiamma di una piccola candela, o un rintocco lontano di campana, la offro a ciascuno/a di voi…
Il complesso di tradizioni, riti, filosofie e pratiche che ebbero inizio dall’avventura umana del Buddha Śākyamuni (566 – 486 a.C.) è davvero complesso e ricchissimo. Nato in India, da cui presto però scomparve per varie vicende storiche, il Buddismo si diffuse per la durata dei primi mille anni dell’era volgare in diverse forme sia in Cina sia in Giappone. Lì Nichiren (1222 – 1288), entrato giovanissimo in un monastero e passato attraverso un percorso di studio e sperimentazione, approfondendo gli insegnamenti buddisti, giunse alla conclusione che il Sutra del Loto, testo che la tradizione lega agli ultimi otto anni della predicazione del Buddha, dovesse essere considerato il suo vero, profondo, principale e rivoluzionario insegnamento, superiore a tutto il corpus degli 80mila insegnamenti o sutra che, secondo la tradizione, contengono le parole ispirate da Siddhārtha Gautama – che, come molti fondatori di religioni, personalmente non scrisse alcunché – così come sono tramandati dalle diverse fedi buddiste diffuse nel mondo.
Il Sutra del loto è un libro splendido, un capolavoro della letteratura universale, che tutti dovrebbero conoscere. Ripagherà l’iniziale fatica per penetrare in un mondo tanto insolito, con una gioia e un’ispirazione senza pari. È un libro che muove il cuore e la fantasia di chi lo legge e riempie occhi e orecchie di meravigliosi doni. Va letto lentamente, assaporando la dolcezza delle parole e delle immagini, che trasportano in un mondo d’incanto e bellezza. Fra i messaggi fondamentali contenuti nel Sutra del loto – insegnamenti complessi, da approfondire e studiare con dedizione, che costituiscono una delle eredità più preziose della spiritualità universale – si evidenzia la rivelazione dell’esistenza della dimensione della Buddità in tutti, uomini e donne, a prescindere dalla loro condizione o condotta, e dunque la certezza dell’alta e profonda dignità di tutte le forme di vita e di tutti gli esseri viventi.
Tornando a Nichiren, detto Daishonin, cioè grande maestro, egli fece ordine e chiarezza fra tutte le visioni del Buddismo che intanto si erano diffuse, stabilendo alcuni principi su cui si basa il corretto insegnamento: la prevalenza del messaggio contenuto nel Sutra del loto su tutti gli altri sutra, come detto, e la recitazione della frase Nam Myoho Renge Kyo, tratta dal titolo del Sutra, dinanzi a una pergamena che reca inscritti, in caratteri cinesi e sanscriti, questa stessa frase, insieme a molte figure e personaggi del Sutra, oltre alla sua stessa firma, a rappresentare lo stato di illuminazione, meta del nostro cammino. Questo oggetto, detto in giapponese Gohonzon, è consegnato, in una semplice e commovente cerimonia, a tutti coloro che lo desiderano, perché possano sperimentare, dedicandosi tutti i giorni per il tempo che ritengano necessario, tutte le potenzialità trasformative del proprio mondo interiore e del proprio stile di vita, date da questa pratica mistica.
A Nichiren, discendente da una povera famiglia di pescatori e poi monaco, fa capo, quindi, un’importante tradizione buddista, diffusa in molte scuole e diverse osservanze ancora oggi. Fra di esse il movimento laico della Soka Gakkai, inizialmente legata alla Nichiren Shoshu, diffonde in tutto il mondo la conoscenza di questa pratica e di questo insegnamento.
Nata negli anni Trenta in Giappone ad opera del pedagogo Makiguchi e del suo discepolo Toda, grazie all’attuale presidente Daisaku Ikeda, si è diffusa in tutto il mondo, distinguendosi nell’azione spirituale, culturale ed educativa. A titolo di esempio la mostra e la campagna civile Senzatomica – rivolta alla messa al bando delle armi più distruttive che gli esseri umani abbiano creato – il 10 e 11 novembre è stata allestita anche in Vaticano, in occasione del convegno “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale” organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede – sta portando ovunque un messaggio di pace, fraternità e felicità universali. Messaggio diffuso con le lezioni e gli scritti di Ikeda, attraverso i giornali e le testimonianze dei numerosi praticanti, caratterizzato da una straordinaria forza vitale e da profondi valori umani, sperimentati e vissuti attraverso la recitazione di Nam Myoho Renge Kyo davanti al Gohonzon e nella vita dei gruppi della Soka Gakkai, in cui si condivide con semplicità e profondità un percorso, fatto di difficoltà e gioie, e di cambiamenti che, a piccoli passi, portano le persone, con grandi sforzi e determinazione, verso la realizzazione personale e l’evoluzione spirituale.
In Italia è possibile visitare numerosi centri culturali nati nelle principali città italiane, che sono le sedi da cui si dirama la diffusione dell’amore per il Sutra del Loto e per la pratica stabilita dal Buddha Nichiren Daishonin, oltre ai suoi straordinari scritti. Per informazioni, lezioni e video spiegazioni dei numerosi principi del buddismo di Nichiren, vi rinvio al sito della Soka Gakkai italiana.
Vi lascio con un pensiero di Daisaku Ikeda, tratto da un commentario al Sutra del loto intitolato La saggezza del Sutra del Loto (Esperia Edizioni, vol. III, p. 289) . Si tratta di una riflessione sull’emancipazione, uno degli scopi della pratica del buddismo di Nichiren Daishonin:
È sviluppare la grande forza vitale che consente di spezzare le catene della sofferenza e che include compassione, saggezza e fortuna. È essere infinitamente sereni e buoni. È vivere con infinita saggezza. Quando il nostro intero essere è pervaso di vitalità, questo doloroso mondo di Saha [il nostro mondo, n.d.a] si trasforma in un mondo di gioia (…).
Loredana Metta