Chiara Raganelli e Nilde Iotti
“Non si può partire solo dalla ragione, quando si fa una scelta”
Capita oggi sempre più spesso di incontrare giovani, e giovani donne in particolare, che esprimono l’esigenza di richiamarsi a modelli, a personaggi che per le scelte operate durante la propria vita possano rappresentare punti di riferimento: icone affermate ma anche persone comuni, uomini e donne semplici la cui azione però è stata determinante, nel passato, per costruire un mondo migliore. C’è una volontà diffusa (che emerge anche attraverso le opportunità offerte dalla rete) di riportare alla luce testimonianze e storie famigliari, in modo che non se ne perda la memoria e il valore. Spesso sono donne, più o meno giovani, che rintracciano le vicende di madri, nonne, bisnonne, alla ricerca di storie significative alla luce delle quali comprendere fino in fondo le proprie scelte passate oppure operare quelle future.
Questa esigenza mi sembra emergere nettamente anche nel bel saggio di Chiara Raganelli Amore e politica nella vita di Nilde Iotti, uscito con Albatros Il Filo nel maggio del 2017 e presentato il 15 novembre scorso nella sala Aldo Moro del palazzo di Montecitorio. L’autrice è una giovane romana con una laurea in lettere in tasca e una carriera giornalistica in mente.
Il libro, originale e interessante, accosta l’esperienza di vita di due donne. Da una parte Nilde Iotti, nata a Reggio Emilia, antifascista, costituente, deputata comunista, presidente della Camera per tre legislature, compagna di Togliatti; dall’altra Cliseide Delle Fratte, nata a Zagarolo, vicino a Roma, quinta elementare, partigiana combattente nel gruppo guidato dal comunista Sesto Rolli e bisnonna dell’autrice.
La vicenda privata e politica di Nilde Iotti è stata ricostruita – lo ricorda Raganelli nell’introduzione – ricorrendo sia agli studi condotti su di lei, sia alle “testimonianze di chi l’ha conosciuta, di chi ci ha parlato, lavorato a stretto contatto, insieme alle parole prese dalla sua viva voce”. Particolarmente interessante la lunga intervista che Iotti concesse a Oriana Fallaci e comparve su “L’Europeo” nel 1962, citata nel testo e riportata integralmente tra i documenti raccolti in coda alla prima parte del libro. L’intervista rivela che la donna e la donna politica erano due realtà inscindibili in Nilde. Ricordando come era nata la sua scelta politica (dopo l’otto settembre, quando aveva visto i primi morti comunisti per le strade) fu capace di rispondere alla giornalista con una frase impegnativa come questa: “Gliel’ho già detto che la mia fu una decisione sentimentale: i sentimenti per me sono di estrema importanza. Estrema, estrema importanza. Vede, non è quasi mai la ragione che incide sui sentimenti. Sono piuttosto i sentimenti che incidono sulla ragione. Non si può partire solo dalla ragione, o dalla conoscenza, quando si fa una scelta”. I soloni del PCI ebbero da ridire sul tono dell’intervista, ma d’altra parte avevano sempre criticato le scelte di Nilde mettendole il bastone fra le ruote, come emerge chiaramente dalla ricerca.
Per la storia famigliare, quella della bisnonna Cliseide (ma per chiunque a Zagarolo era Alessandra), le fonti sono i ricordi personali dell’autrice che l’ha conosciuta da bambina (era “una grande nonna dai molti capelli bianchi, sempre sorridente, che raccontava storie e cantava vecchie canzoni”), ma soprattutto le informazioni fornite dalla parentela, gli aneddoti del nonno Mimmo, i documenti e le fotografie che commentano una narrazione affettuosa e nello stesso tempo attenta al valore dei fatti. Quello di Cliseide è “un esempio”, “un’eredità storica che non dobbiamo dimenticare. La sua storia è importante proprio perché era una persona semplice, una donna come tante che, nonostante i limiti che ciò comportava, non si è lasciata abbattere dalle avversità che l’hanno fortificata”.
Sullo sfondo di entrambe le biografie, la storia, quella nazionale che scandisce la vicenda politica e umana di Nilde, strettamente intrecciata a quella del suo partito e alle conquiste civili per cui combatté; ma anche la storia del piccolo centro del Lazio in cui vive la famiglia della narratrice: la guerra, le bombe, lo sfollamento, la Resistenza romana, l’attentato di via Rasella, le Fosse Ardeatine, e poi la Liberazione e il dopoguerra, in “un continuo intreccio tra pubblico e privato – come osserva Daniela Carlà nella prefazione – che è il maggior punto di forza del testo”.
Ma il libro ha più di un pregio, e non è certo secondario che le vicende siano non solo ricostruite con un’indagine intelligente, ma anche rese attraverso una scrittura pulita e scorrevole, che lascia spazio, giovanilmente, all’entusiasmo e alla fiducia, ma nulla concede al compiacimento retorico, così che leggerlo è un piacere, e non succede spesso con un saggio.
L’autrice, ne siamo sicure, ha buone carte in mano per realizzare gli obiettivi che si prefigge.
Loretta Junck, torinese, già docente di lettere nei licei, dal 2011 fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino e dal 2012 è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte.
Nel 2014 ha organizzato, a Torino, il III Convegno di Toponomastica femminile e Fnism.
Con Maria Pia Ercolini ha curato gli Atti del II e III Convegno di Toponomastica femminile “Strade Maestre. Un cammino di parità” (Universitalia 2015). Ha collaborato a “Le Millle. I primati delle donne”, a cura di Ester Rizzo (Navarra 2016). Suoi articoli sono comparsi su diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Leggendaria, Noi Donne, Dol’s ecc.) oltre che negli Atti dei Convegni di Toponomastica femminile e nella sezione Memorie del sito www.toponomasticafemminile.com .
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