Ha lasciato Napoli per Milano, ma porta la sua città sempre nel cuore, in attesa di tornarvi. E, per sentirla più vicina, la rende protagonista dei suoi romanzi. Dopo Volevo fare la segretaria e Vado a Napoli e poi… Muoio, Daniela Carelli, vocal coach, compositrice e cantante oltre che scrittrice, ritorna ad ambientare nei luoghi delle sue origini Mosaico napoletano, coinvolgente e appassionante come lei.
Sì, perché Daniela, come la sua città, è un mosaico di passionalità, emozioni, esuberanza e verve partenopea, cui si aggiunge un bel po’ di organizzazione milanese. E, mentre è appena partito il suo book tour (prime tappe i Book Festival Bar di Cernusco, il 15 aprile, e di Monza, il 5 maggio, seguite a ruota dalle presentazioni alle Mondadori di Napoli il 10 e l’11 e dall’AperiLibro a Portici il 12), ci spiega com’è nato il suo ultimo romanzo.
Lo scrittore francese Jean-Noël Schifano, che sin dall’inizio ha creduto in Mosaico Napoletano, incitandoti a scriverlo e ‘battezzando’ con l’attuale titolo il tuo libro, ha definito i tuoi personaggi “neorealisticamente vivi”. In loro il lettore si identifica, arrivando a provarne tutte le emozioni; soprattutto quelle di Giuseppe, il protagonista. Sei riuscita a rendere straordinariamente credibile un personaggio maschile in apparenza lontano da te. Ci racconti com’è nato il processo di scrittura del libro, e Giuseppe?
In realtà fu proprio Schifano, durante una telefonata Parigi-Milano, a suggerirmi il titolo per un eventuale futuro romanzo. Una strana circostanza che non poteva essere ignorata, tenendo conto che non ci sentivamo da circa vent’anni. Il fatto che il protagonista sia uomo non è una novità per me: anche nel mio precedente romanzo Vado a Napoli e poi… MUOIO! il protagonista, Fabrizio, era addirittura leghista. Niente di più distante da me. Scrivere mi offre la possibilità di indossare vite diverse dalla mia. Una tentazione a cui non so resistere.
Ogni capitolo del tuo Mosaico Napoletano (Segmenti, 2018)è dedicato a un colore: si comincia con il rosso (passione) dei ricordi di infanzia di Giuseppe; si continua con il giallo dell’adolescenza, con il blu del cielo e del mare, con il verde dell’amore, con il grigio del dolore e dell’assenza, per poi arrivare al bianco, somma di tutti i colori, nell’epilogo inaspettato. Ci riveli il motivo di questa scelta letteraria? Qual è il tuo colore preferito, e cosa rappresenta per te?
Quando Schifano mi suggerì il titolo del romanzo, mi chiesi di cosa avrebbe potuto parlare. L’idea di un mosaico composto da tessere colorate mi sembrò indovinata; all’inizio pensai a una serie di racconti, poi ebbi l’idea di suddividerlo in ricordi che, raccontati dal protagonista stesso, avrebbero composto il mosaico della sua vita.
Non saprei scegliere un colore; li amo tutti perché hanno la capacità di farmi vibrare. Questo è il motivo per cui ho una casa coloratissima.
Mosaico Napoletano è un libro che suscita molte emozioni nel lettore: si sorride, si piange, ci si arrabbia o ci si rilassa insieme al protagonista. Come avviene il tuo processo creativo, nella letteratura e nella musica (non dimentichiamo che sei anche compositrice), e quanta parte hanno le emozioni nella tua scrittura?
Credo che la vita sia imprescindibile dalle emozioni. Come l’arte, che non è altro che un veicolo per liberare ciò che sentiamo nel profondo. Io sono molto connessa con le mie emozioni, sempre. A maggior ragione quando scrivo o compongo.
Fabrizio, il protagonista di Vado a Napoli e poi… Muoio (Sensoinverso, 2013), varesino di nascita, milanese d’adozione e leghista per retaggio familiare, si innamora di Linda, esuberante napoletana. E accetta di attraversare il ‘confine’ tra le due Italie per conoscere la città della sua ragazza. Cosa diresti a un convinto abitante della Padania per farlo innamorare di Napoli e del Sud?
Gli abitanti della Padania, che per fortuna non esiste, sono solo in piccola parte leghisti; altrimenti non potrei sopportare di vivere a Milano. Ma se proprio dovessi decidere di perdere il mio tempo provando a convincere un leghista a visitare Napoli, gli direi che non si può giudicare ciò che non si conosce. Ma dubito che una persona con la mente chiusa possa comprendere un discorso del genere. In fondo Fabrizio, il protagonista del mio romanzo, si è fatto convincere dall’amore per Linda. E l’amore, si sa, vince su tutto.
Il tuo primo libro Volevo fare la segretaria (Sassoscritto, 2012), dichiaratamente autobiografico e anch’esso ambientato a Napoli, racconta il tuo percorso da aspirante impiegata a realizzata cantante, che arriva a esibirsi con star internazionali davanti a centinaia di migliaia di spettatori. Ma pure la tua disillusione. Come si è realizzato il tuo incontro con la musica, e cosa ti resta oggi di quelle esperienze?
Cantare è stato il mio primo grande amore e alla musica devo centinaia di esperienze bellissime. Oggi, considerato il periodo di appiattimento culturale in cui viviamo, ho scelto di fare un passo indietro smettendo di dare concerti. Preferisco dedicarmi all’insegnamento che mi dà grandi soddisfazioni. Ma non ho chiuso le porte. Oggi preferisco fare cantare gli altri… Domani, chissà.
A proposito di musica: come vocal coach individuale, hai sviluppato il metodo originale VoicEmotion®, che i cantanti possono utilizzare per imparare a trasmettere le proprie emozioni sul palcoscenico. Ci spieghi come funziona? Pensi che lavorare sull’emotività, al di là del risultato ‘tecnico’, possa attuare cambiamenti nei tuoi allievi? Questo lavoro è stato utile anche a te?
Come ho accennato prima, ritengo che l’arte, in ogni sua forma, necessiti di emozioni, diversamente si riduce a mera esecuzione o virtuosismo fine a se stesso. Il metodo che ho creato, e che continuo a perfezionare, richiede un grande studio principalmente su me stessa. Si basa sul riconoscimento delle proprie emozioni più nascoste e sulla capacità di comunicarle nel modo più efficace.
Nella tua pagina Instagram, ti diverti a giocare con le copertine dei libri, che reinterpreti in fotografia a modo tuo. Nella civiltà dell’immagine (e dei social), c’è ancora posto per la carta stampata e la letteratura?
Quelle copertine presenti su Instagram (corredate da recensioni in didascalia) fanno parte di un progetto più ampio: un blog letterario, danielacarelli-books.it, in cui consiglio i libri da leggere grazie a recensioni brevi. In fondo, come scrivo sul sito, “prima che scrittrice sono lettrice”… e libro-dipendente. Su tablet o stampati, poco importa: non potrei concepire un mondo senza libri. È grazie ai libri che riesco a espandermi, a viaggiare a esistere oltre me stessa… Ma tu sai di cosa parlo ;).
“Perché Napoli non si può lasciare. Ti vive dentro”, scrivi sulla tua pagina Facebook. Trasferirti nel Nord Italia è stata una scelta dettata dall’amore, dal lavoro, dal desiderio di cambiamento? Tornerai a vivere a Napoli?
A un certo punto della mia vita ho sentito l’esigenza di dare un taglio al passato per ricominciare da capo. Questa scelta ha comportato (ahimè) uno strappo dolorosissimo: andare via da Napoli e dalla mia famiglia. Ma è a Napoli che tornerò. Così la parte che vive a Milano potrà finalmente congiungersi con quella metà che non è mai andata via. E finalmente tornerò a essere intera.
Per seguire i libri e le attività di Daniela Carelli:
http://www.danielacarelli.it/
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Per informazioni sul libro
Daniela Carelli, Mosaico Napoletano, Segmenti Editore, 2018, pp. 234, € 14, ISBN 978-8899713195, u.stampa@mosaiconapoletano.it