di Nadia Cario
Padova è anche la città delle due gatte di pietra: la Gatta di Sant’Andrea posta su una colonna nel punto più alto del centro cittadino. Originariamente era un Leone di San Marco abbattuto all’indomani della caduta della Serenissima. L’altra si trova in un bastione detto della Gatta a ricordo dell’assedio di Padova da parte degli imperiali di Massimiliano I d’Asburgo, avvenuto nel 1509. Questi si giovavano di una macchina d’assedio denominata gatto, ed erano quasi riusciti a penetrare nella cinta delle mura, ma furono arrestati dall’ingegno di un capitano di ventura. Per dileggio, i difensori issarono una gatta su una picca, sfidando i nemici a venirsela a prendere.
In questo periodo moriva Isabella Ravignana, a cui è intitolata una strada, contadina che per sottrarsi alla soldatesca straniera di Massimiliano che “insidiava il di lei onore, gittossi nel fiume e volentieri annega vasi.” Tratta cadavere, dice lo Scardeone che sine funebri officio sepelitur, non le fu officiato il funerale in quanto suicida.
L’illustre Elena Lucrezia Corner Piscopia (1646-1684) ci guarda da dietro la porta della scala nel cortile antico del Bò, l’Università di Padova dove è riposta una bella statua voluta da Caterina Dolfin che la raffigura. Prima donna laureata al mondo, il 25 giugno 1678 conseguì il Dottorato in filosofia. A lei è dedicato un passaggio. Sigillò la sua consacrazione agli studi e a una vita aliena dalla mondanità, dedita al sapere e alle opere di carità, divenendo oblata benedettina: fece voto di castità, aggiunse ai suoi nomi quello di Scolastica poiché solo in questo modo poteva sottrarsi dal matrimonio e dedicarsi alla conoscenza.
Una via periferica è dedicata alla filantropa De Cetto Sibilla, fondatrice nel 1414 dell’Ospedale di San Francesco Grande la quale, non solo mise a disposizione il proprio patrimonio, ma progettò ed organizzò tutta l’opera, dando anche direttive per il futuro dell’Ospedale nel suo testamento. Importanti furono tra il ‘500 e il ‘700 i rapporti tra l’Ospedale di San Francesco e l’Università di Padova; in particolare, fatto unico al mondo per quell’epoca, l’Ospedale divenne la prima sede d’insegnamento clinico.
A Gaspara Stampa (1523-1554) è dedicata una via vicino alle riviere. Poetessa, cantante e suonatrice di liuto era molto ammirata. Di origini padovane, visse a Venezia dove la sua casa divenne un salotto letterario tra i più frequentati dai maggiori musicisti, pittori e letterati. Tutte le opere, le Rime, i sonetti, le canzoni e le sestine, da lei composte furono pubblicate postume e dedicate a Giovanni della Casa. Riscoperta in epoca romantica viene definita “la voce più autentica e spontanea della poesia erotica italiana del sedicesimo secolo”. Un suo versetto venne molto diffuso ai primi del ‘900: vivere ardendo e non sentire il male, tratto dal sonetto Amor m’ha fatto ch’io vivo in foco.
Si ricordano altre poetesse e letterate quali Aganoor Vittoria, Grazia Deledda, Ada Negri, Matilde Serao, Usuelli Ruzza Enrichetta, Vivanti Annie, le scienziate Agnesi Maria Gaetana (1718-1799) soprannominata oracolo settelingue per la conoscenza delle lingue, nonché illustre matematica, studiosa di logica, filosofia, fisica e metafisica, scrisse un trattato di analisi algebrica e calcolo infinitesimale che all’età di 34 anni rese la sua casa un rifugio per le donne inferme da lei stessa accudite, e Maria Curie, le filantrope Fornasari Filomena, Omboni Stefania, Elena Valmarana, Cristina Moschini.
Si aggiungono Andreini Isabella, letterata, scrittrice, sceneggiatrice e le rappresentanti del mondo dello spettacolo quali Malibran Maria (1808 – 1836) Marchionni Carlotta (1796 – 1861) attrice, Pasta Giuditta (1798 – 1865) cantante, Ristori Adelaide (1822 – 1906) grande attrice tragica. Lucia Valentini Terrani (1946 – 1998) cantante, e le pittrici Benato Elisa (1812 – 1888) e Carriera Rosalba (1673 – 1757).
In zona periferica nel quartiere 6 ovest si trova la via intitolata alla giornalista protagonista della nascita del movimento emancipazionista italiano Gualberta Alaide Beccari (1842 – 1906), mentre Bianchi Lidia (1919 – 1945) partigiana dal nome di battaglia Franca medaglia d’oro al V.M. è collocata nel quartiere 3 est.
Nel quartiere 2 nord troviamo Solera Mantegazza Laura (1813 – 1873) patriota fondatrice di istituti di beneficienza.
Nei comuni più lontani dalla città dove prevale la campagna aumentano i toponimi che rimandano ai nomi dei luoghi: Piovega, Fiumicello, Bosco, Stroppari, Conche, Capitello, Ronchi, Argine, Giare pur mantenendo la presenza di vie dedicate a esponenti religiose che talvolta rappresentano l’unica intitolazione al femminile.
Sono 29 i comuni totalmente privi di intitolazioni al femminile: né sante né laiche.
Due levatrici di paese sono state onorate dell’intitolazione di una via: Maria Artusi a Sant’Angelo di Piove di Sacco e Onorina Scanferla a Bagnoli di Sopra. Sono stati riconosciuti i loro meriti per aver fatto nascere tante bambine e bambini per lungo tempo.
Altre personaggie meritevoli le troviamo concentrate a Cadoneghe dove pur appartenendo a epoche diverse convivono Elsa Morante, Margherita Zoebeli, pedagogista ed educatrice che lottò per l’integrazione dei bambini handicappati, medaglia d’oro per l’opera zelante ed efficace a favore dell’istruzione elementare e dell’educazione infantile, Elena Lucrezia Corner Piscopia e Ilaria Alpi con Suor Isabella De Rosis, fondatrice dell’Istituto Suore Riparatrici del Sacro Cuore.
Mentre a Grantorto sono state privilegiate le intitolazioni alle componenti di famiglie reali come le Principesse Jolanda e Mafalda, e alle Regine Elena e Margherita, il non lontano comune di Galliera Veneta dedica l’unica via al femminile a Marianna di Savoia chiamata la Principessa scoiattolo. Benvoluta Regina Italiana del Regno Lombardo Veneto per la sua capacità di calarsi tra la gente non fu felice della vita matrimoniale ma con la segreta approvazione del Re, suo padre, Vittorio Emanuele I ritrovò la felicità con Bernardino Pio, suo giovanissimo precettore amato, diventando la nobildonna più patriottica d’Italia.
San Martino di Lupari è l’esempio di come persistano due stereotipi di donna: accanto a S. Rita, S. Chiara e S. Caterina c’è via delle Streghe. Nessuna via di mezzo.
Berengaria, principessa di Navarra e regina consorte di Riccardo Cuor di Leone è circondata da quattro Sante, una Beata e una Madonna a Vigonza.
Le copiose intitolazioni a figure religiose sono anche espressione di un mondo cattolico che in questa regione è molto radicato perché intersecato con la solidarietà e l’associazionismo di sostegno come quello della “cassa peota” (piccoli prestiti) gestita dai parroci che si sviluppò maggiormente quando, durante l’800, si avvertì la forte crisi agraria dovuta alle massicce importazioni di cereali dalle pianure americane.
Scarse intitolazioni a figure femminili non religiose sono anche dovute all’effettiva scarsità di possibilità di manifestazione del genio femminile dovuto in particolar modo al ruolo assegnato socialmente alla donna e alla preclusione allo studio. Nel ‘500 era comune pensare che le donne fossero inferiori agli uomini create per servirli.
E per le dotte quali Elena Lucrezia Corner Piscopia prima e Maria Gaetana Agnesi poi che hanno potuto accedere allo studio perché i relativi padri si interessarono volutamente, direttamente e non senza biasimo sociale. Salvo poi risplendere di luce riflessa emanata dalle illustri figlie.
Concludendo Grazia Deledda, Maria Montessori, Vittoria Aganoor, Elena Lucrezia Corner Piscopia, Ilaria Alpi, Gaspara Stampa e Ada Negri sono le intitolazioni presenti in più comuni della provincia di Padova.
Si può tentare a questo punto di tracciare il profilo di donna che emerge dalla ricerca: letterata da premio Nobel, pedagoga scianziata, incline alla creazione poetica, filosofa e giornalista.
Una donna che dialoga con il mondo attraverso la parola in ogni sua forma amata.