Due tesi principali favorivano l’infibulazione: il contenimento del desiderio femminile e la motivazione estetica.
di Francesca Rossi
Il problema principale, in realtà, è un altro: i “detti” del Profeta non precisano in cosa consista esattamente la circoncisione femminile e i giurisperiti musulmani nel tempo hanno dato solo descrizioni vaghe.
Ciò ha contribuito alla sopravvivenza della pratica secondo modalità preislamiche e molto diverse tra loro, anche se il diritto islamico riconosce formalmente solo la pratica “sunna” .
Per esempio in Egitto si continua a praticare l’ablazione del clitoride e delle piccole labbra, mentre l’infibulazione o circoncisione faraonica prevale in Somalia, Sudan, Gibuti, Mali ed Etiopia.
Storicamente le opinioni favorevoli alla mutilazione si basavano su due tesi principali: il contenimento del desiderio femminile e la motivazione estetica. Le donne non circoncise diventavano inevitabilmente vittime della libidine, della perversione e della lussuria, che le portavano all’adulterio o alla prostituzione.
Ancora oggi queste motivazioni non sono state completamente abbandonate e sopravvivono soprattutto in ambienti rurali o fondamentalisti.
Nonostante ciò si sono aggiunte ad esse delle ragioni mediche e razionali, che portano alla tolleranza o all’accettazione di alcune forme di mutilazione genitale femminile.
E’ interessante menzionare quali sono i “benefici” che, secondo alcuni religiosi contemporanei, questa pratica “garantisce”:
1. l’eliminazione dei cattivi odori e quindi l’igiene si può ottenere solo tagliando il clitoride e le piccole labbra;
2. la pratica consente la conservazione della sensibilità sessuale e la riduzione dell’istinto sessuale femminile, soprattutto in rapporto al calo dell’istinto del marito a causa dell’età;
3. Tutela l’onore e la moralità delle donne, dissuadendole dal compiere atti proibiti.
Non si deve mai dimenticare che queste opinioni sono sorrette dalle usanze locali e attraverso queste trovano giustificazione e nuova linfa vitale.
Nel 1949 il Comitato egiziano delle Fatawa giudicava il rifiuto alla circoncisione un “non peccato”.
Nel 1951, invece, lo stesso Comitato la riteneva raccomandata, poiché frenava gli istinti delle donne e, inoltre, considerava irrilevanti le opinioni dei medici sui danni provocati da questa pratica, poiché le teorie mediche possono mutare nel tempo e quindi risulta impossibile contestare ciò che ha detto il Profeta.
Secondo altri religiosi la mutilazione non è mai stata vietata apertamente dalla Shari’a ed è praticata da lungo tempo. Se fosse stata dannosa lo stesso Profeta l’avrebbe proibita e di certo Dio non imporrebbe mai nulla di nocivo all’uomo. E poi perché vietare qualcosa che di
fatto è un ottimo rimedio contro il vizio e la promiscuità?
C’è anche chi lascia ai medici la facoltà di decidere per quali ragazze possa essere utile, ma in questo modo i giurisperiti riescono ad evitare qualunque responsabilità.
Esistono anche degli oppositori della circoncisione femminile, che non arrivano mai a definirla esplicitamente proibita in ogni situazione, poiché per costoro risulta difficile rinunciare completamente ad una consuetudine ormai ancorata saldamente alla mentalità collettiva.
Le motivazioni che li portano ad opporsi sono di particolare interesse:
1. la pratica deriva dalla consuetudine locale preislamica, quindi è stata solo ereditata dall’Islam;
2. i “detti” del Profeta che si riferiscono alla circoncisione sono considerati “non autentici”;
3. è illecito manipolare la creazione divina, secondo quanto afferma il Corano (es.4,119 e 32,7).L’integrità fisica può essere violata solo per scopi terapeutici (interventi sanitari). E’ importante ricordare, però, che le persone favorevoli alla circoncisione femminile la considerano una azione benefica se realizzata secondo i criteri “sunna” ;
4. è impensabile che Dio obblighi la donna a mutilare e deturpare un organo sano che Egli stesso ha creato.
Molti religiosi hanno fatto notare che un’azione è obbligatoria solo se prescritta nel Corano, da un “detto” autentico del Profeta, oppure dal consenso della comunità islamica. Ciò non vale in questo caso; non viene implicato l’ obbligo, è vero, ma neanche un divieto…
Finora si è parlato di pareri favorevoli e contrari, di definizioni, ma cosa rischiano davvero le donne che si sottopongono a questo intervento?
1. conseguenze immediate come: emorragia dovuta a lesione dei vasi sanguigni, shock soprattutto a causa del dolore, perché la circoncisione è praticata senza anestesia, infezioni, lacerazioni di organi come vescica e uretra, ritenzione di urina (che si verifica sempre subito dopo l’intervento a causa del rigonfiamento dei tessuti e del dolore e può aumentare la possibilità di infezioni).
2. Conseguenze a lungo termine: indurimento delle cicatrici che porta a problemi durante i rapporti sessuali ed il parto, cisti, ristagno di urina e mestruo con conseguente formazione di calcoli nella vagina. Per quanto riguarda l’ambito psicologico la situazione non è meno traumatica: si rischia depressione, frigidità e psicosi.
In genere prima la donna viene mutilata, maggiori sono i danni; la possibilità di provare piacere viene compromessa per sempre se c’è una ablazione totale. La clitoridectomia, comunque, riduce la sensibilità, ma non il desiderio sessuale, che fa parte, invece, della sfera psicologica.
Inoltre non si può dimenticare che questo tipo di interventi rappresentano, per la comunità che li pratica, dei veri e propri rituali a cui sono presenti familiari e vicini. Questo non fa che aumentare il senso di costrizione e di umiliazione della donna.
Secondo una delle più attive avversarie della pratica, la dottoressa egiziana Nawal El Saadawi, è il valore attribuito alla verginità nelle società arabe il fattore che influenza la diffusione della circoncisione femminile.
Negli ultimi anni si sta assistendo ad una parziale inversione di rotta, che riguarda, però, solo i ceti elevati delle città, ma di certo non basta e la strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa.
Non aiuta l’atteggiamento degli uomini che cercano moglie e preferiscono, senza ombra di dubbio, le donne escisse. Addirittura questi stessi uomini ritengono che una donna non mutilata possa essere talmente “vorace dal punto di vista sessuale, da consumare la loro energia!
Nonostante tutto non è strano che gli uomini abbiano un atteggiamento simile: non si può dimenticare, infatti, che si sta parlando di società che puniscono severamente i rapporti prematrimoniali ed extraconiugali e vedono nella verginità l’unica garanzia della perfezione fisica e morale della donna. Come se un uomo facesse un investimento sposandosi e volesse perciò essere sicuro dell’integrità di ciò che compra per non doversene pentire dopo.
Sicuramente la mentalità e l’ambiente non possono giustificare simili pensieri e simili atti, ma comunque li influenzano, ne sono parte.
Non sempre, poi, le donne sono creature passive pronte a subire; in molti casi si battono fieramente per difendere e portare avanti consuetudini come questa per motivi culturali, religiosi e di identità.
Può sembrare un paradosso il fatto che si intervenga su un organo sano, mutilandolo, per migliorare la vita sociale della donna. Di solito si agisce su un malato perché torni sano e quindi possa vivere normalmente. Questa è l’etica medica.
Invece in una certa parte del mondo islamico (e non solo) la stessa comunità esercita una pressione psicologica sulle bambine, affinché si convincano che i loro genitali sono “pericolosi” e “sporchi”.
Cosi facendo sarà la stessa bambina a voler essere uguale alle altre attraverso la mutilazione.
A questo proposito è notevole anche il fatto che la maggioranza delle escisse ignori completamente la funzione del clitoride.
Per loro non essere circoncise vuol dire solo essere umiliate, derise, escluse dalla società e quindi dalla possibilità di trovare marito e avere figli. Insomma la loro vita non vale nulla al di fuori del matrimonio e le uniche due cose che possono garantirlo e quindi assicurare anche felicità e soddisfazione sono la verginità e la mutilazione. Prova ne è il fatto che le donne circoncise godono di un alto prestigio sociale.
Molte donne negano i problemi che comporta una circoncisione e manifestano apertamente il loro orgoglio di averla effettuata tramite delle feste. Al contrario in alcune zone si preferisce intervenire in presenza di sole donne e segretamente.
Coloro che praticano la mutilazione ne hanno fatto una professione che si tramanda di madre in figlia e assicura guadagni (e questo alimenta un circolo vizioso che contribuisce a perpetuare la consuetudine).
In conclusione ci si trova di fronte ad un atto che non solo danneggia fisicamente e psicologicamente la donna, ma la riduce ad un oggetto di scambio nelle mani di altri; un pegno della dignità personale e familiare. Alla base di tutto ciò non c’è solo la scarsa considerazione in cui è tenuta la donna ancora oggi in alcuni Paesi, ma anche il timore che suscitano il mondo ed il corpo femminili.
Forse questo è uno dei più grandi problemi insoluti della Storia (islamica, ma anche occidentale, seppur in modi e tempi diversi): l’incapacità di comprendere la donna dal punto di vista fisico e psicologico come individuo che ha diritti e doveri pari a quelli di un uomo e quindi di liberarsi una volta per tutte dal ridicolo binomio donna = strega e dal timore ancestrale che questo cliché suscita.
1 commento
Terribile realtà raccontata con completezza e sintesi. Per quanto si possa sintetizzare una tale nefandezza. Una delle tante riservate a noi donne quando non possiamo difenderci.