Un osservatorio per misurare il pluralismo della TV italiana e confontarla con quelle europee.
Nasce l’Osservatorio europeo sulle rappresentazioni di genere, femminile e maschile, in TV
Il 17 gennaio 2011 l’Osservatorio di Pavia ha avviato l’Osservatorio europeo sulle rappresentazioni di genere: un monitoraggio permanente sulla visibilità delle donne e degli uomini in 15 testate giornalistiche televisive, di Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna.
Nato sul modello del Global Media Monitoring Project (Osservatorio di Pavia – Dossier GMMP), il più ampio e longevo monitoraggio internazionale sulla rappresentazione delle donne e degli uomini nei mezzi di informazione, questo monitoraggio rileverà la quota di donne presenti nell’informazione dei telegiornali, come persone capaci di fare notizia e come giornaliste, nonchè il loro ruolo e le loro caratteristiche socio-demografiche. Dentro le notizie cercherà di cogliere eventuali stereotipi, così come la capacità di sfidarli o di portare nell’informazione quotidiana questioni e prospettive di genere. La dimensione del campione consentirà di confrontare il “gender setting” dei notiziari italiani con quello dei principali telegiornali europei, pubblici e privati, in una prospettiva più ampia e anche più efficace, dal punto di vista euristico, rispetto alle ricerche e ai monitoraggi realizzati finora in Italia.
Abbiamo deciso di intervistare una dele principali artefici, Monia Azzalini
Ci puoi dire brevemente cos’è l’Osservatorio di Pavia e come è nato?
L’Osservatorio di Pavia è un istituto di ricerca sui media (TV, radio, carta stampata e internet). È nato nel 1994, presso la C.A.R.E.S., Cooperativa di Analisi e Rilevazioni Economiche e Sociali, dall’iniziativa di alcuni docenti dell’Università di Pavia e volenterosi neolaureati e neolaureate (per questo può considerarsi una sorta di spin off dell’accademia, ante litteram), che condivisero “l’opportunità” di mettere sotto osservazione il grado di pluralismo politico nella TV italiana. Era l’anno, ricordo, in cui Berlusconi – proprietario del più importante network televisivo nazionale privato – entrava in politica, come leader di Forza Italia.
Di cosa si è occupato e si occupa?
Da sempre, l’Osservatorio di Pavia si occupa di pluralismo politico, ma anche sociale e culturale, nei mezzi di comunicazione di massa. I dati sul pluralismo politico in TV vengono forniti dal 1994 alla Rai e anche alla Commissione parlamentare di vigilanza. Durante alcune campagne elettorali anche a Mediaset e La 7. Negli anni più recenti ai Comitati Regionali per le Comunicazioni (Co.Re.Com.) istituiti nel 1998 con la funzione di Autorità locali per le comunicazioni, con delega al monitoraggio delle TV private locali. Per i Co.Re.Com. svolgiamo diversi lavori di monitoraggio sulle TV locali, uno scenario spesso dimenticato della TV italiana che comprende però più di 700 micro-realtà televisive, alcune con un pubblico vasto e altamente fidelizzato. A livello internazionale prestiamo e abbiamo prestato consulenza all’OSCE/ODHIR, all’Unione Europea, al Council of Europe, a ONG italiane e straniere che operano all’estero, nonché al Ministero degli Affari Esteri Italiani, in materia di analisi, ricerca e monitoraggio sui media, in particolare nel corso o in preparazione di campagne elettorali o di processi di “democratizzazione”.
Con il tempo abbiamo sviluppato competenze in diverse materie attinenti ai media: dall’educazione ai media alla tutela dei minori davanti alla TV, dalle analisi longitudinali sull’agenda setting fino ai profili di immagini aziendali, in attività di consulenza alle imprese.
Uno dei temi a cui ci siamo dedicati, sin dall’inizio, riguarda la questione di genere in TV: dapprima come questione di rappresentanza politica (delle donne politiche), poi come questione di rappresentazione in senso più lato, realizzando numerose ricerche sulla TV nazionale e locale (per il CNEL, la Rai, i Co.re.com. di diverse regioni) e, dal 2005, anche su altri mezzi d’informazione come la radio e la stampa.
Da quando è nato l’osservatorio di genere? Perchè avete deciso di limitarlo alle testate giornalistiche TV?
L’Osservatorio europeo sulle rappresentazioni di genere è appena nato: abbiamo fissato la sua data di nascita il 17 gennaio 2011, in coincidenza con la prima giornata delle 12 che costituiranno, quest’anno, il campione di analisi. Abbiamo deciso di limitarlo alle testate giornalistiche televisive per una questione di risorse. Questo Osservatorio nasce, infatti, come progetto auto-finanziato dall’Osservatorio di Pavia, sfruttando al massimo una serie di economie di scala interne: lavorando in modo permanente sulle TV, in particolare di alcuni paesi europei, per altre attività di ricerca, possiamo contenere i costi e garantire una certa continuità a questa attività, basandoci su materiale audiovisivo che già disponiamo. Ovviamente ci stiamo muovendo, anche con una rete di istituti di ricerca universitari che condividono il nostro approccio all’analisi della rappresentazione di genere in TV, per cercare fondi che possano ampliare il progetto.
Come si articolerà? Anchorman, taglio notizie, presenze femminili nei talkshow etc?
Il progetto si limiterà per ora all’analisi dei notiziari trasmessi in prima serata da 15 emittenti: 7 italiane più 2 francesi (France 2 e TF1), 2 tedesche (Ard e RTL), 2 inglesi (BBC 1 e ITV) e 2 spagnole (TVE e Telecinco); in tutti i casi, la principale emtittente pubblica e la principale privata. Questi notiziari verranno analizzati con la metodologia del Global Media Monitoring Project 2010, il più lungo ed esteso progetto di analisi dei mezzi d’informazione nel mondo, che quest’anno, insieme a Claudia Padovani (Università di Padova) ho coordinato per l’Italia. Questa metodologia riguarda chi fa le notizie: donne e uomini di cui si parla o che vengono intervistate, loro ruoli, caratteristiche socio-demografiche rappresentate etc; chi dà le notizie, ovvero giornaliste e giornalisti “visibili, in conduzione, nei reportage, in redazione, etc; come vengono veicolate le notizie: dando centralità o meno alle donne, riservando spazio a tematiche e/o prospettive di genere, veicolando o sfidando stereotipi. A partire da questi indicatori cercheremo di analizzare la rappresentazione e la rappresentanza femminile nei Tg italiani a confronto con quelli stranieri, in modo da evidenziare carattersitiche comuni e/o distintive. Approfondiremo anche notizie e/o servizi utili come casi di studio per evidenziare pratiche giornalistiche che favoriscono oppure sfavoriscono rappresentazioni di donne, di uomini, di ruoli e relazioni femminili e maschili equilibrate, innovative, fuori dagli schemi stereotipati di certa informazione.
Prevedi molte differenze nei vari paesi?
Qualcuna. Si dice che l’informazione sia la finestra aperta sul mondo, dunque ci si attende sempre che dai telegiornali venga riflessa un’immagine della realtà (sociale, politica, culturale, economica, etc) che si muove e pensa fuori dalla schermo. Da questa prospettiva, dovremmo attenderci un’informazione italiana assai diversa da quella di tutti gli altri paesi europei monitorati, dato che l’Italia è fanalino di coda in tutte le statistiche sulle pari opportunità; penso al Rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, pubblicato qualche mese fa. Però, chi studia la televisione sa che la “finestra sul mondo” ha forme e lenti che delimitano e orientano uno sguardo mai neutro, al di là di ogni eventuale intenzione mistificatoria. Vi sono criteri molto trasversali a tutti i paesi del mondo che stabiliscono cosa fa o non fa notizia. Dico sempre, a titolo di esempio, che se io cadessi e mi rompessi una gamba, nessun telegiornale ne parlerebbe; se a rompersi la gamba fosse Obama, ne parlerebbero i tg di tutto il mondo, o quasi. Perciò mi attendo anche tendenze comuni.
Quando pubblicherete i primi risultati e dove?
L’idea è quella di pubblicare i primi dati, dopo un anno di monitoraggio, quindi a gennaio 2012. Non escludo però che daremo qualche anticipo a ottobre, sui primi nove mesi. Pubblicheremo i risultati sul sito dell’Osservatorio di Pavia (www.osservatorio.it) , dove creeremo una pagina dedicata all’Osservatorio europeo. Poi, in base, anche alle risorse che riusciremo ad avere a disposizione, organizzeremo un convegno o una conferenza stampa, magari congiuntamente alle amiche che in questo periodo si sono mobilitate per creare altri osservatori (come il GEMMA della professoressa Milly Buonanno, allla Sapienza di Roma) o laboratori di ricerca (come InChiaro, il laboratorio ideato dalla professoressa Elisabetta Ruspini, all’Università di Milano Bicocca).
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