Com’è difficile comunicare con i teenagers. Parola di mamma.
D.
Gentile Maria Cristina,
sono la mamma di una bambina di 12 anni che si rifiuta di crescere. Visto l’approssimarsi penso imminente del pubarca, ho cercato di parlarle per spiegare…Non mi fatto nemmeno aprire bocca.
Non ho capito se perchè pensa di sapere, o se non vuole discutere perche’ e’ un argomento troppo femminile .
Lei infatti si veste come un maschiaccio ed addirittura alle giostre ha voluto una pistola finta come premio (era col padre, io non gliela avrei fatta comprare).
Temo di aver condizionato al sua vita perche’ in effetti sono una femminista convinta e poco incline alle civetterie.
Cosa ho sbagliato?
Vittoria
R.
Cara Vittoria,
tra le righe della mail appare quanto sia dolce e premurosa la vicinanza che, con amore, dedichi alla tua ragazzina che sicuramente trarrà grande sicurezza e forza da queste cure ed affezioni.
Dici che rifiuta la crescita, ma non è certamente così anche se ti invito a riflettere su quanto sia tranquillizzante e rassicurante rimanere il più a lungo possibile tra le braccia protettive della madre, del padre, della propria famiglia, maturando ugualmente comportamenti e relazioni sociali incentivanti per la crescita.
Con uno zelo che ti onora cerchi, con il linguaggio adatto alla sua giovane età, di informarla dei cambiamenti che la trasformeranno in una donna, aiutandola a vivere la transizione verso l’età adulta, ma ti sembra che sfugga, perché?
Una cosa dobbiamo sapere prima di tutto, come parlare e relazionarci con i nostri ragazzi.
Scambiare con loro opinioni per valutare comportamenti ed esperienze, offrendo criteri di processo del mondo, aiutandoli a sviluppare il senso di identità individuale è preciso compito di ogni genitore, madre o padre che sia.
Importante è come si parla, evitiamo i toni di predica, i dogmi, le enunciazioni scientifiche, ma comunichiamo con calma, ragionevolezza soprattutto nel momento giusto vale a dire quando se ne presenta l’occasione propizia, quando si crea un feeling di complice intimità o sono gli stessi figli a chiederlo, a farci domande precise magari velate da imbarazzanti rossori, occhi abbassati e mezze parole pronunciate con timidi quanto incerti approcci.
Se è il genitore che pone domande ai figli dovrebbe il più delle volte, prendere la direzione della stimolazione del pensiero, sempre successivamente al tanto ascolto perché è di quello che i ragazzi hanno più bisogno.
In questo modo il genitore può riuscire a svelare pensieri, problemi, incertezze, paure e sogni del proprio figlio.
Una conversazione positiva apre sempre la strada al dialogo, porta alla condivisione dei pensieri anche se divergenti, dei sentimenti e non condanna mai a priori, emettendo sentenze che sembrano pesantemente definitive, lascia invece sempre una porta aperta, una via d’uscita che non stringe i ragazzi all’angolo.
Esiste, soprattutto nelle adolescenti, un certo riserbo a parlare di argomenti delicati riguardanti la sessualità o i cambiamenti fisici legati alla pubertà.
Per cercare di superare alcune di queste barriere occorre che il genitore incoraggi le richieste senza farsi insistente o pressante senza far trapelare la sua volontà di informare.
Occorre vincere il disagio che si può manifestare con i silenzi e trovare il linguaggio più semplice e positivo per affrontare il vissuto del corpo che molti adolescenti soffrono indipendentemente dalle stimolazioni e dai supporti del contesto familiare e sociale.
Anche la diffficoltà ad accettarsi è situazione critica, ma di passaggio e nasce dal grande disorientamento che i ragazzi provano di fronte ai notevoli mutamenti fisici legati alla comparsa dei caratteri sessuali secondari coincidenti con la pubertà , momento in cui si registra il più elevato dei range ormonali di tutta la vita.
In questo periodo si assiste ad un vero e proprio disorientamento ed anche ad una rimozione per non portare a livello cosciente, accettandola, la totale rivoluzione che si compie all’interno ed all’esterno di corpo e di mente, del tutto simile allo sgomento che gli adulti provano quando, allo specchio, si vedono cambiare sembianze a causa dell’età che incalza .
In questo periodo gli adolescenti tendono a tenere lontane tutte le relazioni anche quelle più vicine e rassicuranti dei genitori per far posto alla complice vicinanza degli amici o dei compagni di scuola.
Occorre quindi cercare il dialogo che rafforza il positivo, facendoci sentire presenti e pronti, non drammatici, ma consapevoli con discrezione soprattutto accettando nei figli gli sbalzi di umore, gli atteggiamenti antitetici ( …si veste come un maschiaccio…), le prese di posizione utopistiche, le autocritiche distruttive.
Sono sicura che la tua ragazzina presto si avvicinerà a te facendoti capire con chiarezza di quale supporto abbisogna.