Per una ”split family” servono fiducia reciproca e serenità. Lo dice Biagio Privitera, manager della P&G.
Biagio Privitera, ingegnere catanese over 50, è molto orgoglioso di essere siciliano, anche se…in realta’ ha trascorso in Sicilia solo 11 anni su 51… Infatti ha vissuto fino ad oggi in ben 12 citta’ (e 20 case) diverse. Sposato da 20 anni, dopo 11 anni di fidanzamento, ha un figlio 18enne, universitario alla Luiss di Roma.
Per aver viaggiato così tanto, che lavoro hai fatto, il pilota?
No, ma da ben 25 anni lavoro per la Procter & Gamble, i primi 12 anni in Italia e da 13 all’estero : 3.5 anni in Russia, 3.5 in Francia, 5 a Mosca e da uno a Ginevra. Attualmente sono responsabile Supply Chain per EMEA (Europe-Middle East-Africa) per due diverse Categorie di Prodotti.
Cosa fa moglie? Chi si occupa della famiglia?
Abbiamo avuto Francesco abbastanza presto nel nostro matrimonio e mia moglie Silvia, per sua scelta, ha deciso fin dall’inizio di dedicarsi a tempo pieno alla famiglia ed alla crescita di nostro figlio. E’ stata una scelta che ha fatto con molta naturalezza e che io ho rispettato e appoggiato in pieno, cosi’ come avrei fatto se lei avesse deciso di lavorare.
Per quanto riguarda la casa, la nostra situazione e’ abbastanza particolare : negli ultimi 13 anni, abbiamo abitato durante la settimana in due nazioni e case differenti, per cui ognuno pensava alla “sua casa, riunendo poi la famiglia nel fine settimana!
Hai viaggiato molto ed hai un ruolo di responsabilità. Tua moglie è riuscita ad integrarsi seguendoti o ha dovuto fare delle scelte convenienti per la famiglia? Cosa fa, lavora?
Mia moglie mi ha seguito in due delle quattro nazioni in cui sono stato, prima in Russia, dove lei abitava a Mosca con nostro figlio Francesco mentre io lavoravo nella provincia russa e li raggiungevo nel weekend. E poi in Inghilterra, nei famosi soli 3 anni degli ultimi 13 in cui abbiamo vissuto insieme tutta la settimana come famiglia. Mentre lei e’ rimasta in Italia durante la mia esperienza lavorativa in Francia ed attualmente a Ginevra ed io facevo e faccio il “pendolare europeo” nel weekend, raggiungendoli nella nostra casa a Roma.
Non sempre e’ stato facile per lei integrarsi all’estero e l’ammiro molto per le esperienze fatte e gli sforzi per superare le difficolta’ insite ad integrarsi in un nuovo ambiente, nuovo paese e differente cultura. Non tutte le mogli avrebbero abitato da sole a Mosca per due anni! E la bussola che ha guidato le nostre scelte e’ stato sempre nostro figlio, quello che era meglio per la sua educazione e per la famiglia. Avevamo il desiderio che seguisse la scuola italiana fino alla terza media e poi, possibilmente, una scuola internazionale in inglese per il Liceo; ed abbiamo scelto in base a questo dove far vivere la famiglia nei vari spostamenti (quando era a Mosca, Francesco ha frequentato la seconda e terza elementare nella scuola italiana della capitale russa!).
Quanto hai concorso alla valorizzazione dell’identità lavorativa di lei? E sociale?
Ogni nostra scelta e’ stata fatta insieme e lei ha sempre saputo di poter contare su di me, come io su di lei. Cosi’ come ognuno di noi ha sempre rispettato il carattere e indole dell’altro, senza mai forzare a fare cose che non facessero piacere all’altro.
In una ricerca fatta dalla Bicocca, anni fa, risultava che sia importante per la progressione sociale di un uomo o di una donna il compagno che le sta a fianco? Tu che ne pensi?
Sono assolutamente d’accordo!! Io sono una persona che ama le sfide anche difficili, vivendole sempre con serenita’ e con lo spirito di un “Grande Gioco” (non a caso sono stato nel movimento scout per 25 anni della mia vita!); allo stesso tempo amo la mia famiglia come l’elemento piu’ importante della mia vita e non la metterei mai a repentaglio per seguire ambizioni di lavoro. Mi reputo quindi fortunato aver trovato una compagna che mi ha consentito di vivere queste esperienze lavorative, assicurandomi sempre sostegno ed essendo un punto fermo nella mia vita di “girovago”. Allo stesso tempo ho detto no a trasferimenti fuori dall’Europa, perche’ sapevo che avrebbero creato grossi problemi a mia moglie, che e’ figlia unica con una mamma anziana.
Molti si meravigliano delle nostre scelte, di aver accettato per tanti anni di vivere in “split family”, ma cio’ e’ stato possibile per la grande fiducia reciproca e serenita’ che ognuno ha dato all’altro (o, perlomeno, che lei ha sicuramente dato a me!).
Pensi che una donna debba lavorare o è meglio che si occupi della famiglia? La causa della mutata situazione della donna incide secondo te sul numero ampio di divorzi?
Io penso che una donna debba vivere con serenita’ la vita che LEI ritiene giusto per lei e che il suo compagno debba assicurarle sostegno in qualunque sia la sua scelta. Purtroppo al giorno d’oggi la scelta talvolta e’ condizionata dal fattore economico che “obbliga la donna a cercare comunque un lavoro. Nel nostro caso, quando mia moglie ha fatto la scelta di non lavorare, abbiamo insieme accettato che avremmo dovuto vivere con un solo stipendio (ed io ero appena all’inizio della mia carriera, con uno stipendio bassino) e eravamo consapevoli che lo standard di vita avrebbe sempre dovuto adeguarsi alle entrate familiari. Non ci siamo mai pentiti di questa scelta.
Onestamente non ritengo che ci sia un legame diretto con l’aumentato numero di divorzi, anche se forse e’ vero che nelle passate generazioni, una donna senza alcuna autonomia finanziaria rischiava di essere “prigioniera” di un matrimonio anche quando questo andava male. Ma forse in passato c’era anche piu’ disponibilita’ a cercare di far funzionare un matrimonio, senza arrendersi troppo facilmente alle prime difficolta’, come talvolta mi sembra di vedere oggi.
Pensi che la maternitàò della donna veramente costi per l’azienda o da come recentemente dimostrato, il costo in realtà non è così alto da non giustificare l’assunzione di donne?
Assolutamente no, l’assunzione di donne e’ SEMPRE giustificato per il grande valore aggiunto che portano.
In Procter&Gamble lavorano molte donne? In che percentuale manager?
La Procter&Gamble e’ una delle aziende con piu’ attenzione alla diversita’ nel luogo di lavoro (gender, race, etc) nella sincera convinzione che la diversita’ aggiunge valore. E, nella convinzione che “tu ottieni quello che misuri”, abbiamo posto in essere misure (per esempio, % di donne ad ogni livello di mgmt) che ci permettono costantemente di vedere se siamo in linea con gli obiettivi che ci siamo posti : creare un luogo di lavoro dove tutti abbiano le stesse opportunita’, a prescindere dall’essere uomo o donna. E questo attenzione inizia dal sistema di assunzione, dove puntiamo ad assumere il 50% di uomini o donne (o, nelle discipline tecniche, la stessa % di uomini e donne iscritte a Ingegneria).
Credi che le pari opportunuità debbano essere supportate solo dalle donne che ne sono protagoniste o anche dagli uomini?
Credo fermamente che le pari opportunita’ devono essere supportate da TUTTI coloro che lavorano in una azienda, siano essi uomini o donne.
Cosa ne pensi delle donne al giorno d’oggi? Pensi che abbiano raggiunto già le pari opportunità o che ci sia molta strada da fare?
Penso che purtroppo ci sia molta strada da fare nella maggior parte delle aziende, soprattutto italiane, e mi ritengo fortunato a lavorare in una azienda come la P&G, che dedica tanta attenzione a questo aspetto.
Personalmente ho tantissime colleghe donne, e come dico sempre loro, ho un rispetto enorme per tutte loro. Ognuna di loro, per quanto collaborativo possa essere il marito, ha un carico complessivo (lavoro + famiglia) sicuramente superiore al mio, che mi sono potuto permettere di dedicarmi “anima e corpo” al lavoro con la serenita’ che mia moglie avrebbe pensato al figlio ed alla esigenze della casa. Spesso penso che non sarei stato capace di fare quello che fanno loro. Ho conosciuto colleghe con tre-quattro figli che hanno raggiunto posizioni altissime nell’azienda. Una mia cara amica e collega statunitense, che ha fatto una bellissima carriera, ha addirittura cinque figli che ha gestito brillantemente conciliandolo con il lavoro. Io non ne sarei stato capace, per cui penso che le donne abbiano capacita’ superiori agli uomini sotto questo punto di vista!
Donne e marketing, ce ne sono sempre di più. Ma perchè è così’ difficie trovarle ai vertici?
E’ questione di tempo, ed il numero continuera’ a crescere. C’e’ anche il fatto, ritengo, che mentre la grande maggioranza degli uomini dedica al lavoro gran parte delle proprie energie ed ambizioni, una parte delle donne, in maniera assolutamente rispettabile (ed io l’ho visto con mia moglie) fanno, a un certo punto della loro vita, una scelta differente nel bilancio lavoro-famiglia, “sacrificando” un possibile sviluppo di carriera per poter dedicare piu’ tempo ed energie alla famiglia. Penso che bisogna rispettare queste scelte, senza rischiare di cadere nell’errore di creare un modello per cui le uniche donne che valgono sono quelle che pongono carriera e crescita nel lavoro avanti a tutto. Ogni donna trova un diverso punto di equilibrio personale, e la scelta va sempre rispettata.
Anche se hai viaggiato molto, provieni da un’area geografica in cui impera ancora il maschilismo più profondo. Credi cha qualcosa stia cambiando? O sono le donne che non cambiano abbastanza?
La situazione sta cambiando anche al Sud e penso che la prossima generazione continuera’ a vedere piu’ cambiamenti in questo campo di quante ne abbiano visto le precedenti quattro-cinque generazioni.