Appello lanciato da Pari o Dispare con:
Lella Costa, Luciana Littizzetto, Mimosa Martini, Lorella Zanardo e Il Corpo delle Donne, Marina Suma, Maria Rosaria Omaggio, Franca Valeri, Eleonora Corbucci, Franca Rame, Dario Fo, Marisa Laurito, Erminia Manfredi, Nancy Brilli, Anna Fendi, Maria Silvia Venturini Fendi, Maria Teresa Venturini Fendi, Maria Ilaria Fendi, Lea Pericoli, Barbara Alberti, Francesca Comencini
In un periodo tanto difficile per il paese e per le donne, che dalle ultime manovre finanziarie escono piuttosto malconce, arrivano altre sorprese guardando programmi rai e sondaggi sulle speranze e le attese degli italiani e le italiane per eventuali nuovi corsi nella vita politica del paese.
Altro che quote rosa! Che fine fanno le donne nei sondaggi elettorali? Nella puntata del 20 settembre di Ballarò, a parte osservare durante il programma il nutrito parterre di uomini politici presenti con la sola esclusione di una professoressa battagliera dell’Università di Parigi, è stato trasmesso come di consueto il sondaggio IPSOS di cui ha dato lettura Nando Pagnoncelli.
Oggetto, “la fiducia nei leader”. L’ultimo sondaggio commissionato e reso noto dal programma, risale a maggio del 2011. Allora figuravano solo due donne su 13 nomi in lista. Nei primi sei posti comparivano sia Emma Marcegaglia che Emma Bonino, molto vicine tra loro, insieme a Tremonti, Montezemolo, Bersani. Di altre donne, apprezzate e presenti in tv come ad esempio la Bindi, nemmeno l’ombra.
Nella top 13, a maggio 2011 in testa vi era il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dopo la pausa estiva, il campione di Pagnoncelli deve aver preso un brutto colpo di calore. Infatti al 20 settembre non si ricordavano più nè di chi fosse Giorgio Napolitano (prima dato all’85%), nè di Emma Bonino (al 46%).
Una improvvisa amnesia.
Aveva nel frattempo scalzato il presidente della Repubblica la sola donna presente, la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Della Bonino e del nostro Presidente si sono perse le tracce.
Ma al di là di facili deduzioni intuitive e tesi complottistiche, in cui pure potremmo dilettarci, ci chiediamo come sia statisticamente possibile passare da un gradimento dell’85% a meno del 20% in pochi mesi, e non comparire nella lista dei 13, quando stabilmente per mesi nomi come quelli di Emma Bonino hanno tenuto bene e senza scossoni.
Con che criterio si selezionano i nomi da somministrare al campione? Perché alcuni nomi strumentalmente appaiono e scompaiono?
Perché a parte Emma Marcegaglia, non vi è traccia di donne politiche in lista?
Prendiamo spunto dall’ultimo fatto di “cronaca” sondaggistica che si è palesato nelle ultime ore, ma potremmo rivolgere le stesse considerazioni e interrogativi a persone come Renato Mannheimer, o ai sondaggisti incaricati da Repubblica: apparizioni e sparizioni sono sempre della stessa natura.
Il punto vero è la trasparenza nei criteri che si adottano nel decidere di includere o escludere alcune personalità politiche, come perfino interi partiti.
Ci aspettiamo qualche delucidazione almeno su ciò che dovrebbe essere scientifico e non influenzato da convenienze politiche o opportunismi di sorta. Ci guardiamo bene dal chiedere che più donne vengano invitate nei talk show politici o che su esse anche i sondaggi si concentrino, perché ci rendiamo conto che ciò potrebbe creare troppo imbarazzo. Del resto, imbarazzi a parte, diversi anni fa quando un nome come quello di Emma Bonino fu fatto per la Presidenza della Repubblica, in mezzo a una sfilza di illustri personalità, gli italiani e le italiane non ebbero alcun dubbio. Con buona pace di sondaggisti, opinionisti, presentatori di talk e partiti politici.
2 commenti
Mi piacerebbe essere nella Lista di Pari e Dispari, sono una giornalista in pensione, ma molto attiva, ho un’associazione culturale, vivo nelle Marche. Buon Lavoro! andreina
Un’analisi che certamente vale la pena di diffondere. È strano comunque rilevare come in questo paese che sembra essere ossessionato dalle opinioni bipartisan e dalla par condicio televisiva, quando di tratta di eguale dignità nella rappresentanza di genere se ne freghi bellamente. In tutte le reti. Io scriverei, per esempio, anche una lettera a Fabio Fazio che sembra non trovare mai una donna da far sedere nelle sue bianche poltrone (l’ultima Cecilia Strada era, suo malgrado, lì in quanto “figlia di”, e infatti non è mancato il collegamento con il papà lontano). Che non ci siano donne intelligenti da presentare? Ne dubito. Quando ci sono, in ogni caso, io darei loro nome e cognome: la battagliera professoressa dell’Università di Parigi era, per esempio, Michela Marzano.