Una settimana che comincia lunedì, a mezzogiorno, quando in un piccolo maglificio fatiscente muoiono in cinque, Antonia Zaza, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Concetta Tina, Maria Cinquepalmi, la più grande 38 anni, la più piccola 14. Pagate in nero 4 euro all’ora, contente di avere un lavoro.
Nella sera si adombra il sorriso di Meredith, che di giustizia non ne ha ancora avuta, ma forse questo poco importa a chi si è occupato dello share dei talk show.
Martedì si apre con lo spettro della legge bavaglio, che vuole calare sull’informazione, sia cartacea che on-line, un velo che ha un solo nome, dittatura.
Mercoledì mattina si scopre che Allison Owens, 23 anni, stava in un fosso da domenica pomeriggio perché il ragazzo che l’ha investita l’ha lasciata lì, a morire da sola.
Giovedì se n’è andato Steve Jobs perché il cancro è una brutta bestia ma si continua ad investire di più nelle armi che nella ricerca.
E sempre ieri le bare di Barletta ci hanno ricordato che il 6 ottobre di un anno fa veniva trasportato all’obitorio il corpo di Sarah Scazzi, sepolta in seguito con la decenza del diritto di cronaca, in questa sempre più confusa e lugubre fiera della partecipazione.
Oggi è venerdì, e sappiamo che di Anna Politkoskaia, assassinata 5 anni fa, non si sono individuati ancora i mandanti e il killer è soltanto presunto. Ai parenti, come a quelli di Meredith, il fantasma della rassegnazione deve dare il vomito, deve fare più male della rabbia e del dolore. Ma in Russia oggi sta portando un po’ di ilarità il nostro presidente del consiglio, pronto a festeggiare il compleanno del suo amico Putin.
Poco importa a lui se sulle testate internazionali ci si chieda cosa siamo diventati noi italiani che accettiamo derisi e umiliati il tracollo delle nostre vite e del nostro paese. Lui sorride, sorride sempre, l’articolo 54 della Costituzione, come tutta la Costituzione, gli fa un baffo.
E mentre quelli che si è comprato minimizzano la gravità della sua ultima battuta spetta a Famiglia Cristina, con un articolo di Alberto Bobbio, scusarsi a nome suo “con tutto il mondo e soprattutto con tutte le donne del mondo”.
Oggi è venerdì e a Napoli è morto ammazzato Ciro Elia, incensurato, figlio di un capoclan. Chissà cos’ha pensato Ciro, 18 anni, agonizzante a terra, con delle pallottole in testa.
Domani, sabato, vado a Milano, alla manifestazione di Libertà e giustizia.
Che belle parole.
Tratto da: Una settimana di merda. | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/10/07/una-settimana-di-merda/#ixzz1aHOFlw8G