Non è necessario che le donne si affannino a studiare e migliorarsi, se il sistema non le premia.
Partendo da una ricerca e da dati statisti che rivelano che i numeri sono a sfavore delle donne Rossella Palomba giunge a questa considerazione perche’ far studiare le donne se poi il mondo del lavoro viene a queste inibito?
E’ la provocatoria di conclusione con la quale Rossella Palomba incorona la sua intervista fattale da dol’s. Demografa sociale, è impegnata in studi e ricerche sul tema della parità e pari opportunità di genere, su cui ha coordinato progetti di ricerca nazionali e internazionali, Rossella lancia questa sfida.
Sessantenne romana si occupa da 20 anni di pari opportunità. Ma anche su queste avrebbe qualcosa da dire: se ne parla tanto ma poi alla fine si fa poco. Ventilarne l’esistenza serve solo a riempire lo scranno in parlamento e a riempire la bocca degli uomini che sembrano così dare il contentino all’altra metà del cielo.
Ma in realtà le donne stanno facendo passi in avanti sia nel top management che nella pubblica amministrazione..perchè lei afferma , numeri alla mano che la parità tra i sessi si raggiungerà solo nel 2601?
Perché dati alla mano, con calcoli statistici si arriva a quella data. Il che vuol dire che non vedremo la parità dei sessi, ne noi né i nostri figli, e più probabilmente mai.
Ma come nei paesi del nord Europa, la parità sembrano essere stata raggiunte…
Una cosa è dire che metà o più delle donne lavorano, un’altra è affermare che abbiano raggiunto la parità, meb che mai ai vertici. Anche nei paesi scandinavi non sono messi molto meglio di noi, ci arriveranno prima, ma la strada da fare è ancora lunga. Ho fatto delle ricerche sulla magistratura, il pubblico impiego etc in alcuni paesi (incluse anche Germania e Francia) e i dati sono solo più confortanti. Ma non eclatanti.
Le donne quindi che ruolo hanno?
Che ruolo avrebbero. Sono stati fatti calcoli e ricerche che dimostrano quanto costa alla società la mancata parificazione dei ruoli. Inoltre le donne studiano quanto e come gli uomini e si laureano meglio e prima, ma quando si tratta di lavorare, le donne restano indietro.
L’ostracismo portato avanti dagli uomini causa l’esclusione di cervelli che potrebbero anche portare nuove linfe e miglioramento.
Questo è quanto affermano in molti. Ma torniamo alla sua indagine statistica che oserei dire provocatoria..
C’è una differenza fondamentale tra donne che lavorano nella pubblica amministrazione e quelle in società private. Le prima in realtà dovrebbero essere avvantaggiate da un sistema concursale, in cui i più bravi vincono e vanno avanti, Ma non è così., giochi di corridoio, lobbying maschile frenano la loro ascesa. Nel privato invece le società italiane con top management al femminile almeno per il 20% possono vantare risultati migliori. Ma anche qui la legge che e’ passata in parlamento e’ stata modificata piu’ volte ed ha trovato grandi difficolta’.
Se le donne e gli uomini continuassero a crescere nei posti al vertice ai ritmi attuali la parità non verrebbe mai raggiunta poiché si manterrebbe sempre lo stesso divario
Le ultime ad arrivare saranno le magistrate, perché sono partite in ritardo rispetto alle altre.
Dicono alle donne di aspettare, che è solo questione di tempo…
Ma non e’ cosi’, purtoppo. Doppiamo continuare a lottare, ma verrebbe la pena di dire ” cui prodest”
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Rossella Palomba, demografa sociale, è impegnata in studi e ricerche sul tema della parità e pari opportunità di genere, su cui ha coordinato progetti di ricerca nazionali e internazionali; è stata ambasciatrice per le pari opportunità nella scienza per la Commissione Europea. Autrice del Rapporto ETAN “Donne nella scienza, è dirigente di ricerca del CNR. Trai i suoi saggi: Vita di coppia e figli (1987), Crescita zero (1991) per Nuova Italia; Figlie di Minerva. Primo rapporto sulle carriere femminili (Franco Angeli, 2000).
3 commenti
Mi sembra che le donne crescano in fretta laddove crescendo non “rubano” il posto agli uomini. Per esempio, negli studi, in meno di quarant’anni le ragazze hanno non solo raggiunto i livelli dei ragazzi, sia numericamente che nel profitto, ma li hanno doppiati. Il diploma, la laurea, lo si prende in dieci o lo si prende in cento iscritti, è normale arrivarci, non c’è una alternativa. Poi però,inizia la competizione nel lavoro: i ragazzi vanno avanti più in fretta, anche se hanno meno “punti” Se c’è un posto di comando, si piazzano prima. Un uomo, “deve” lavorare. Un uomo deve pretendere, un uomo deve “mantenere” se stesso e la famiglia. Ci sono dei lavori da uomini, dei lavori da uomini e donne, e dei lavori che un uomo non dovrebbe o potrebbe mai fare, perchè “non sono lavori da uomini”. Chi stabilisce queste cose? Incredibile…io le ho sentite dire per lo più da donne. Caso mai gli uomini le pensano, ma si guardano bene da esprimersi apertamente. Mi sembra quasi che siano proprio le donne a scegliere, spingere e sollevare e sostenere gli uomini nei loro ruoli, e di conseguenza invitare le ragazze ad essere comprensive,competere si, ma in fin dei conti essere già grate alla propria buona sorte di poter lavorare, non pretendere di arrivare a “comandare” Oddio, succede…bisogna essere eccezionali! O donne che decidono di non farsi una famiglia e allora il lavoroètuttoperloro, non sono propriodonne… Un uomo che ha come capo una donna ha la vita grama. Le donne sono lunatiche! Una mamma diceva di suo figlio, un impiegato normale normalissimo, e neanche proprio un’aquila culturalmente parlando, che “poverino” aveva una “capa” e doveva sottostare… era difficile che avesse una promozione! No, le ho detto, perchè se aveva un “capo” non doveva sottostare? E lei si è stretta nelle spalle come per dire “No…eh! Non è la stessa cosa!”.
Secondo me, se le donne veramente volessero, non dico sorpasserebbero, ma almeno eguaglierebbero molto più in fretta nel lavoro gli uomini, di quanto già non abbiano fatto negli studi. E’ che bisognerebbe volerlo davvero. La Parità dovremmo viverla tutti non come una specie di elargizione della sorte o come un sopruso o come un male necessario, ma con semplicità. Iniziando dalle piccole cose, man mano che la vita di ogni giorno ce le propone. E soprattutto…se davvero si riesce ad educare dei figli in tal senso…non avere poi dei rimorsi e dei ripensamenti quando li si vedrà prendere “legnate”…CREDERCI davvero, non rifugiarsi nelle “sane” tradizioni mentali dei “bei tempi passati quando…” e sostenere piuttosto questi ragazzi nuovi nelle loro scelte non tradizionali, perchè sono in tanti ormai, e per fortuna la vita va avanti!
In parte hai ragione quando sostieni che spesso sono le donne stesse a mantenere in vita le discriminazioni.
Soprattutto se consideri che le donne sono le mamme, le maestre, le professoresse dei figli del paese Italia.
Ma sottovaluti una cosa ENORME: il condizionamento sociale che ingabbia tutti, uomini e donne.
Se qualcosa o qualcuno non ti costringe a pensare in modo diverso ad un certo punto della tua vita, tu vai avanti a modelli: il modello di tua madre se sei una donna, quello di tuo padre se sei un uomo. Con poche differenze.
Sembra essere la stessa situazione del bimbo che ha un padre violento: suo malgrado, se non lavorerà su sè stesso, diventerà violento pure lui.
I media poi non aiutano di certo, anzi, in realtà ostacolano il raggiungimento di una effettiva parità tra uomini e donne.
La televisione in Italia negli ultimi 30 anni ha combinato dei tali disastri!
Ma anche la pubblicità continua a veicolare stereotipi che ingessano la donna solo in determinati ruoli.
Ma ti sembra che le donne siano così?
Fintanto che l’immagine della donna viene così screditata, è difficile che le donne e gli uomini vadano avanti sulla strada della parità.
Leggi la Risoluzione del Parlamento europeo del 3 settembre del 2008, sull’impatto del marketing e della pubblicità.
O il Rapporto Ombra del Cedaw, la Convenzione ONU per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne.
Non a caso da queste parti stiamo provando a ragionare (ed a agire) per un mondo del lavoro a misura di Donna. Sarà utopico invero..
Ma bisogna pur credere che si può migliorare :).