L’altra metà dell’agricoltura. Quella femminile
Un rapporto presentato di recente da Coldiretti sottolinea l’alta percentuale delle manager in rosa nel settore del lavoro dei campi. Sul totale di 1,2 milioni di donne imprenditrici – si legge infatti- ben il 32,5% si trova nel commercio, il 21% è in agricoltura e solo l’11% nelle attività manifatturiere
Quindi donne intraprendenti anche in un mestiere, fin troppo ”maschile”.
Il 10 settembre 2010 si è tenuto a Matera ”Donne in Agricoltura: ruolo sociale e sicurezza alimentare” focalizzato sulla modernizzazione dell’agricoltura e la sua sostenibilità economica e sociale delle aziende agricole femminili che producono tanti dei prodotti di eccellenza orgoglio del made in Italy che si distinguono per una particolare sensibilità ambientale. Ma perchè e come ci sono arrivate? Per scelta, per eredità, per mancanza di altre opportunità?
Abbiamo voluto intervistare una di loro Maria Gabriella Vitelli, classe ’54. nata a Pisticci, un paese della Basilicata nella provincia di Matera,
Da sempre ha vissuto a Bari dove si è sposata nel 1984 ed ha avuto due figli ora 23 e 20 anni. Ha frequentato il liceo classico, ma all’università, ha optato per studi scientifici laureandosi in scienze agrarie con il massimo dei voti.
Ti si può definire imprenditrice agricola?
Sono a pieno titolo un’imprenditrice agricola perché è questa l’unica attività che ormai svolgo da 29 anni. Alzandomi ogni mattina presto per essere in azienda a Metaponto.
Cosa fai? Come sei arrivata a questa scelta lavorativa?
Dall’esterno si potrebbe pensare alla mia come una “scelta obbligata”, in quanto prima di laurearmi, ho perso il padre che ha lasciato a me ed alle mie sorelle (già avviate in altre attività) una bella proprietà agricola; posso però dire che la mia decisione è stata liberamente presa perché allora le mie opportunità lavorative erano numerose. Ho fatto la mia scelta, naturalmente la più scomoda, ma anche quella che emotivamente mi coinvolgeva in maggior misura e che mi consentiva autonomia e libertà d’azione, peculiarità queste, impresse nel mio genoma.
Ovviamente non sapevo cosa ci fosse dietro l’angolo ! Ma è stata una scelta che ancora oggi rifarei.
In quale settore agricolo lavori? Ci sono molte imprenditrici agricole in Italia? E nel sud?
Il “campo” in cui lavoro è principalmente quello orto-frutticolo, ma continuo anche a produrre cereali.
Non ho dati statistici che mi forniscano i numeri sulla presenza femminile in questo settore, ma so con certezza che nella mia regione c’è una presenza abbastanza significativa , nonostante gran parte di questa presenza sia da ritenere solo nominale. Posso dire che ho conosciuto donne determinate e tenaci che hanno realizzato progetti bellissimi.
E’ fuori discussione che per intraprendere un cammino del genere , qualsiasi sia il punto di partenza, è indispensabile un forte attaccamento alla terra che personalmente sento in maniera viscerale.
Avete anche scambi con l’estero? E quali paesi?
I prodotti che produco nella mia azienda entrano nei mercati attraverso commercianti od organizzazioni di produttori che , oltre al mercato interno, esportano in Europa (Inghilterra, Germania, Olanda) ed anche negli Emirati Arabi.
E’ ovvio che competere con tutto il bacino del Mediterraneo, che ha produzioni simili alle mie, comporta un impegno particolare soprattutto nei controlli di qualità da parte dei clienti.
Un tempo l’agricoltura era solo maschile. Cosa è cambiato?
Anche se questo lavoro è sempre stato appannaggio maschile, devo dire di non aver incontrato particolari difficoltà se non quelle di cui tutte le donne con un lavoro “senza orario” possono lamentare, anzi alle volte alcuni errori mi sono stati perdonati più facilmente (… è solo una donna !). Tutto sommato sul mio percorso ho incontrato più atteggiamenti curiosi che ottuse resistenze.
L’approccio al lavoro per le donne e delle donne è cambiato proprio con la mia generazione. Non più compartecipanti, ma imprenditrici delle proprie scelte.
Vorresti che tua figlia seguisse le tue orme?
Io ho una figlia ed a lei però non consiglierei di continuare il mio percorso perché non la vedo giustamente motivata ed anche perché oggi è assai difficile “fare bilancio” in agricoltura e penso quindi che in altri settori potrebbe avere una vita più facile.
Uno dei vostri prodotti di cui vai fiera?
Le angurie senza semi sono stata una primizia quest’estate…purtroppo in agricoltura, l’uomo (la donna) propone e dio dispone. Acqua e freddo mi hanno rovinato la produzione… Ecco perchè imprendere in agricoltura deve prevedere delle variabili anche ”metereologiche”.
Chi coltiverà la nostra terra?
La domanda sorge spontanea : chi coltiverà ? Non lo so ma penso che in un mondo tutto teso verso la globalizzazione, l’agricoltura (intesa come grande produzione) sarà appannaggio dei paesi “emergenti, a noi europei rimarrà la salvaguardia della tipicità di alcune produzioni ed un nuovo compito di tutela del territorio.
Dicono che le donne sono più vicine alla madre terra. E’ vero secondo te? Consiglieresti ad una ragazza di entrare in questa attività?
E quale figura , se non quella femminile, può essere più idonea alla salvaguardia della salute e dell’ambiente? 🙂