Per noi donne dei media italiane, persino per le più impegnate ed indignate dai recenti avvenimenti politici e socio-economici, è difficile immaginare cosa significhi rischiare la vita scrivendo un articolo.
Per quelle qui citate e per molte altre, invece, è la regola. Minacciate, picchiate, imprigionate, tante giornaliste in diverse parti del mondo si impegnano per portare le loro testimonianze di profonde ingiustizie e violenze perpetrate da chi è al potere o da una comune morale che lascia all’uomo persino il diritto di vita e di morte sulle donne della sua famiglia.
Da’ gioia quindi leggere che vi sono iniziative che le sostengono, promuovendo il loro coraggio in tutto il mondo. E’ il caso di IWMF (International Women Media Foundation) che anche quest’anno ha designato per il premio Coraggio nel Giornalismo, tre donne di grande spessore:
Adela Navarro Bello – direttore generale ed editorialista per la rivista Zeta in Messico, premiata per i suoi rapporti sulla escalation di violenza e la corruzione nella città di confine di Tijuana. La Navarro, 43 anni, ha rifiutato di rimanere in silenzio, nonostante i ripetuti avvertimenti che lei è nel mirino dei cartelli della droga.
Parisa Hafezi – capo dell’ufficio di Reuters in Iran, è stato picchiata, molestata ed arrestata per la sua pubblica opposizione al governo. Parisa, 41 anni, è sotto costante sorveglianza e viene periodicamente minacciata dopo che i funzionari governativi hanno fatto irruzione nel suo ufficio e nella sua casa.
Chiranuch Premchaiporn – 43 anni, direttore e webmaster di Prachatai giornale on line in Thailandia, rischia fino a 20 anni di carcere per i contenuti anti-governo pubblicati sul suo sito web. E’ stata più volte arrestata, i suoi uffici sono stati perquisiti e il suo sito web è stato bloccato più volte dal governo tailandese.