Imprenditori spesso non si nasce, ma lo si può imparare. Intervista a Valeria Severini
Dopo una vita in costante ricerca di un equilibrio tra fare, apprendere, innovare e conciliare lavoro e famiglia, Valeria fonda una sua società. Che ascolta il web.
Valeria Severini, nata a Milano nel 1960. Sposata dal 1986 con un medico specializzato in Psichiatria, si accinge a festeggiare i suoi 25 anni di matrimonio.Ha un figlio di 13 anni che frequesta l’American School a Milano
Che lavori hai fatto? Puoi parlare del tuo percorso professionale?
Appena laureata ho lavorato per 5 anni in Ac Nielsen, una azienda multinazionale leader in ricerche di mercato e panel retail e famiglie sulle vendite/consumi di prodotti di largo consumo.
Poi mi sono licenziata non volevo fare carriera in una multinazionale e colpo di scena sono tornata in università Bocconi con una borsa di studio. Ho iniziato a lavorare anche all’università di Bologna . Ho incontrato una Prof starordinaria Irene Poli che insegnava in Bocconi e a Bologna e abbiamo lavorato insieme. Ho fatto consulenze a Nomisma e a Prometeia (88-92) e al Politecnico di Milano. Intanto continuavo ad essere consulente di molte aziende fra cui Nielsen. Nel ’93 la scelta fra carriera universitaria e proseguire con le mie consulenze e docenze a contratto in Bocconi e a Bologna. Decido di abbandonare la carriera universitaria e fondare Freedata mantenendo l’insegnamento a contratto solo in Bocconi
Ti sei laureata alla Bocconi in Economia. Non credi che laurearsi in questa prestigiosa facoltà dia un atout eccezionale allo studente? O credi che molto dipenda dalle sue inclinazioni e dalla spinta parentale?
In quegli anni l’università Bocconi era davvero all’avanguardia ed è stata una esperienza importante così come gli anni passati in Nielsen in un momento di grande crescita e di nascita della informatica moderna . Sono state per me delle vere scuole di vita e di lavoro. Devo dirti tuttavia che avere alle spalle due genitori entrambi appassionati del loro lavoro è stato un imprinting molto importante per me. Mio padre e mia madre erano due professori universitari di Chimica. Mia mamma lavorava part time quando io e mio fratello eravamo piccoli e quando siamo cresciuti ha ripreso l’attività a tempo pieno. Non ho mai vissuto il problema di conciliare famiglia e lavoro. In mia mamma ho avuto l’esempio migliore e con estrema naturalezza ho vissuto il mio impegno ed il mio lavoro come lei mi ha insegnato a fare.
E Freedata come è nata?
Freedata è nata quando nel 93 ho deciso di non fare la carriera universitaria e di provare a fare un’ impresa mia. Non avendo alcuna cultura imprenditoriale l’inizio è stato drammatico fallimentare. Poi piano piano le cose sono migliorate.
Quali sono le iniziative in corso?
Freedata è impegnata nella proposizione di soluzioni innovative per il Social media marketing. Ha costruito in tre anni di laboratori una piattaforma di ascolto del web ed ha sviluppato un approccio strategico alla comunicazione digitale ed al social media marketing . Ha investito e sta perseguendo la via della vera innovazione tecnologica di marketing e comunicazione . Ha obbiettivi molto ambiziosi , posizionarsi come player Europeo in quest’ambito.
Donne con figli…Cosa credi si possa fare per stimolare le aziende a non lasciare a casa le donne solo perchè madri?
Penso che tutta l’ Europa fornisce modelli interessanti. Non c’e’ molto da inventare ma occorre una volontà politica in questa direzione. L’italia politica non sembra affatto interessata a questo tema. Anche i valori tradizionali italiani allontanano da modelli femminili diversi.
E’ vero alla fine che la maternità costi tanto alle aziende?
La maternità non costa molto alle aziende sono le aziende che tagliano la carriera e la possibilità di fare lavori interessanti alle donne madri . Le isolano e lavorare diventa solo una necessità economica ma non una realizzazione personale e professionale. Le madri d’altro canto nei primi tre anni di vita del bambino hanno bisogno di orari flessibili, servizi adeguati. Tutto questo in Italia manca. Penso che la ricchezza di pensiero, la maturità manageriale, la praticità ed efficienza con cui una giovane madre è in grado di svolgere compiti manageriali o di ricerca e sviluppo in un azienda sia impareggiabile, se messa nelle condizioni di farlo.
Infine: donne e tecnologia: padrone degli strumenti informatici o schiave?
Padrone…..la lavatrice e gli elettrodomestici prima la tecnologia IT adesso abilitano nuove strade e potenzialità rendono possibili soluzioni e strade non percorribili precedentemente. Io dico che l’accesso alla tecnologia e alla rete sono un diritto dell’uomo e della donna . La donna ha il diritto dovere di conoscere e sapere e dovrebbe pretendere l’accesso alla tecnologia autonomo ed indipendente.