L’aspetto sociale di Internet delle origini

Internet di una vita, dalle origini al 1997…Parla Daniela Dell’Aquila

Appartengo alla generazione che ha imparato a scrivere su una Olivetti, ma la mia tesi di laurea l’ho scritta – cosa poco diffusa all’epoca, era il 1987- usando uno dei primi personal computer che ebbero larga diffusione in Italia: il Commodore 64.
Da allora e per molti anni a seguire, il computer per me era poco più che una macchina da scrivere evoluta, da usare all’occorrenza.
Fu solo qualche anno dopo che divenne invece un potente e raffinato mezzo di socializzazione.
La potenzialità comunicativa e sociale del computer, o meglio della CMC’‘ (comunicazione mediata dal computer) era stata messa in luce per la prima volta dal Videotel, sistema che vide la luce sul finire degli anni ’80, e che io vidi usare agli inizi degli anni ’90 a casa di un amico; confesso però che però mi lasciò alquanto indifferente (in Italia ebbe poco successo, al contrario della Francia, dove si chiamava Minitel).
Poco tempo dopo, a casa dello stesso amico pioniere e sperimentatore, vidi invece le potenzialità comunicative della Rete in un network di BBS: fu amore a prima vista! Decisi di comprarmi il primo computer tutto mio (era ormai il 95 e vivevo per conto mio): un 486 con Windows 95, dotato di modem 14.400.
I BBS (Bullettin Board System, alla lettera Sistema di bacheche) ebbero invece una relativamente ampia diffusione anche in Italia. Il sistema che ho sperimentato io (One Net Italia, che girava su First Class) funzionava così: era composta da nodi”, disseminati in varie parti d’Italia, l’utente si registrava al nodo della propria città, si collegava al nodo tramite modem al costo di una telefonata (c’era già la TUT, la tariffa urbana a tempo, quindi era consigliabile non passarci le ore), e scambiava messaggi. I messaggi potevano essere privati (esattamente come le e-mail) oppure finire in una conferenza, l’equivalente di un forum, con moderatore, iscritti, regole, ecc.
Ciascun nodo (BBS) raccoglieva così i messaggi inviati dai propri utenti, e ogni notte, poi, si collegava col nodo principale (Hub) per sincronizzare e scambiare i messaggi. In pratica il funzionamento non differiva molto da quello che è oggi Internet, salvo per il dettaglio non trascurabile che le sincronizzazioni oggi avvengono in tempo reale, e non una volta al giorno!
Questo scambio era chiamato gateway”, e gli utenti più assidui conoscevano bene l’orario del gateway del proprio BBS; collegarsi poco prima del gateway per inviare i propri messaggi e poco dopo per scaricare i nuovi era per molti un appuntamento fisso (anche se avveniva nel cuore della notte!), anche se chiaramente per ricevere le risposte alle proprie e-mail bisognava aspettare il giorno dopo. A pensarci adesso sembra un tempo infinito, ma per chi era abituato ai tempi dello scambio epistolare cartaceo, quello affidato a Poste Italiane, ricevere una risposta nel giro di 24 ore o poco più era fantastico!
Poi i BBS più ricchi iniziarono a fare i gateway due o tre volte al giorno, e gli utenti più impazienti presero a far lievitare le proprie bollette telefoniche collegandosi in interurbana direttamente all’Hub, che allora era RCM, Rete Civica Milano.
In quegli stessi mesi uno dei primi Internet Provider italiani Video On Line lanciò una massiccia campagna pubblicitaria distribuendo dischetti (floppy disk) in allegato a Panorama ed altri settimanali. Tramite il floppy era possibile collegarsi ad Internet: si accedeva alla pagina principale di Video On Line, una sorta di portale generalista ante litteram.
Ma c’erano pochi siti (anzi: pagine), la maggior parte di istituzioni accademiche e professori universitari, con la grafica semplice e lineare di un foglio dattiloscritto.
I monitor dei personal computer allora avevano risoluzioni piuttosto basse (640×480 o 800×600) e le macchine da scrivere non erano ancora scomparse dai nostri uffici, quindi nessuno si aspettava di emozionarsi” davanti a una pagina web: era un modo fantastico di accedere a informazioni diversamente non accessibili, e l’attenzione era puntata essenzialmente sui contenuti.
Il lato sociale della Rete era, all’epoca, per me, il mondo dei BBS con le loro conferenze.
Le conferenze erano piazze virtuali, a tema, dove discutere dei più disparati argomenti, dalla politica al giardinaggio, dall’organizzazione di feste alla linguistica. Io mi appassionai subito a questa piazza virtuale, feci amicizia con gente in tutta Italia (qualcuno anche all’estero), e ben presto diventai moderatrice/animatrice di una conferenza, dedicata al puro chiacchiericcio fra amici. No, l’amicizia non era una cosa da chiedere e dare, secondo l’uso di Facebook; esattamente come nella vita reale, diventavi amica di una persona parlandoci (ok, non a voce, ma tramite messaggi scritti, pur sempre fatti di parole però!).
Rapidi scambi di battute o complessi ragionamenti, poco per volta si metteva a nudo la propria anima, si scoprivano affinità e antipatie, le amicizie nascevano e si rompevano, si intrecciavano relazioni anche amorose.
Ben presto il gruppetto che frequentava la conferenza finì con l’assomigliare nei meccanismi relazionali alla comitiva di amici, salvo che incontrarsi faccia a faccia era molto più complicato! Si iniziarono però ad organizzare le pizzate, così tanto per far guadagnare anche le FFSS e non solo Telecom! 🙂
Questa grande voglia di socializzazione muoveva l’economia, in un certo senso!
In quel periodo feci anche delle interviste alle persone conosciute per via telematica, che vertevano proprio sul tema dei rapporti umani in rete (amori e amicizie), e, se da una parte si sottolineava come il conoscere prima i pensieri di una persona che il suo aspetto fisico costituiva una rivoluzione copernicana” delle relazioni, capovolgendo l’ordine degli avvenimenti, dall’altra ci si interrogava sulla possibilità di innamorarsi di una persona che non hai mai guardato negli occhi. In realtà, in rete si stabilivano le premesse per un innamoramento che poteva scattare solo nel momento dell’incontro dal vivo.
Divenni anche Co-Sysop (vice-amministratore, un ruolo in parte tecnico, nonostante la mia formazione umanistica, in parte di gestione community) del BSS locale, Neuromante, e fui eletta nel Coordinamento nazionale di ONI.
I miei amici nella vita reale” si stupivano non poco di fronte a questo mondo virtuale parallelo che frequentavo, che ogni tanto diventava però assai reale, con le pizzate, e lo divenne ancor di più quando iniziai una relazione con un ragazzo di Milano; ci vedevamo (da me a da lui) quando gli impegni lavorativi lo permettevano e per il resto mail e telefonate. Finì male, come spesso finiscono le relazioni, non solo quelle a distanza.

Poco più di anno dopo, a fine ’96, mentre Internet cominciava a diffondersi e i BBS si avviavano al declino, scoprii il mondo di IRC (Internet Relay Chat) – finalmente la comunicazione in tempo reale! – nella sua versione con interfaccia grafica che ne facilitava l’uso, anche se il massimo di espressione consentita erano i virtuosismi dell’ASCII art (disegnini realizzati usando combinazioni di caratteri e spazi e un forte senso di astrazione).
Anche quello, a ben pensarci, era una piccolissima nicchia nel mondo reale… frequentata per lo più da appassionati di informatica. Fu grazie ai consigli di alcuni di questi e ai primi rudimenti di HTML appresi da una rivista specializzata, che costruii – nel 1997 – la mia prima Homepage” su Geocities, con codice scritto a mano.
Allora non si parlava di siti” o portali”, ma di ”home page” (forse anche perché la navigazione avveniva in genere tornando sempre alla home page?): i domini costavano cari, e gli appassionati come me si creavano i propri spazi virtuali grazie a servizi gratuiti che mettevano a disposizione spazio nel proprio dominio e una casella di posta elettronica. Io ebbi così, su Geocities, il mio primo indirizzo e-mail vero e proprio (e subito arrivò il primo spam – ricordo infinite proposte di mutuo, mortgage” era la parola più diffusa nelle email indesiderate, poi arrivò anche il sesso) e la mia casa-pagina” individuata da un indirizzo e numero civico (nella url).
Mi ero divertita a costruire una specie di percorso a stanze (era una casa, no?) con tanto di siepe e cancelletto in home page e gatta che faceva da guida.
La gatta ovviamente non era la mia pelosa e miagolante coinquilina, ma una gif animata che un po’ le assomigliava.
Era quella l’epoca delle gif animate e delle barre orizzontali creative: barrette iridate e sfumate, sfilze di sassolini, fiorellini, foglie, linee che fuoriuscivano da un tubetto di colore, lunghissime code di topolini, e via così di creatività: allora si faceva così: per separare un elemento da un altrousava il tag ”hr”(horizontal rule: riga orizzontale), che fu sostituito da queste barre creative…
Costruire pagine web era molto intrigante, costitutiva una sorta di evoluzione tecnologica dei manuali scolastici che impaginavo per mestiere (composti da molteplici elementi e pensati per una lettura non necessariamente lineare come invece un romanzo), e da laureata in lettere senza alcuna competenza tecnica, mi misi a studiare: html, usabilità, comunicazione mediata dal computer…
Internet diventava, oltre che luogo di socializzazione, stimolo a ampliare le mie competenze.

Portai avanti la mia ricerca sui rapporti umani in rete grazie ai nuovi amici conosciuti sui canali IRC – non più luoghi fissi, come le conferenze e i forum, dedicati alla comunicazione in differita, e sempre disponibili, ma canali che si creavano con la presenza delle persone collegate in quel momento. Il sistema era improntato alla massima libertà: bastava digitare un qualunque nome con il giusto comando e si creava il canale: certo, se nessuno ne conosceva il nome nel canale restavi sola… ma non c’erano i formalismi che richiedevano i BBS per aprire una nuova conferenza.

Mi rendo conto che ho scritto tanto, e sono arrivata solo al 1997, ma in fondo la rubrica è sull’Internet delle origini, no? E poi, il ’97 e IRC in qualche modo hanno segnato una svolta nella mia vita: lì ho conosciuto l’uomo che sarebbe diventato il mio compagno (e poi mio marito e socio nella web agency), lì ho cominciato ad appassionarmi a quello che – molti anni dopo – sarebbe diventato il mio mestiere.

Daniela Dell’Aquila. Da sempre interessata all’ambito della comunicazione verbo-visiva, è ”on line” sin dal 1995. Laureata in Lettere, dal 1989 al 2005 ha lavorato in campo editoriale per case editrici di importanza nazionale (Laterza, Zanichelli, RCS Libri) in qualità di redattrice: esperta di organizzazione e gestione contenuti, le sue esperienze e competenze professionali spaziano dalla progettazione grafica ed editoriale in sinergia con il marketing, alla realizzazione e al coordinamento editoriale. Web designer e content manager, è ideatrice e responsabile di Immaginaria.net; nel 2005 ha fondato, con Maurizio Cavalletti, la web agency Akabit: crescere con la nuova comunicazione. Sito Internet http://www.immaginaria.net