Intervista a Claudia Bettiol, ENEA. I nuovi scenari dell’energia.L’Energy harvesting.
di Agnese Bertello
Claudia Bettiol è stata protagonista nel 2009 dell’incontro “Energia: futuro anterior”. A dialogare con lei, alla Libreria Liberrima, il Presidente di I-com. Nel 2010 ha partecipato al festival dell’energia ad un appuntamento dal titolo ”Efficienza energetica: consumare meno, consumare meglio.”
Qual è secondo te l’energia del futuro?
Io direi che a cambiare, più che la produzione in senso stretto, sarà la relazione tra uomo ed energia. Se ci domandiamo “quale sarà l’energia tra vent’anni?”, sottintendiamo che ci sarà un centro di produzione di energia, magari distribuito, ma che la logica resterà la stessa. Nella mia concezione, produzione e consumo di energia non solo saranno a livello di abitazione, ma anche a livello di individuo. C’è un concetto che ancora non è molto diffuso in Italia ma che comincia a circolare ed è quello del recupero dell’energia, dell’energy harvesting. Esistono oggi materiali speciali che permettono di prendere forme degradate di energia, quelle davvero più residuali, ultime, di renderle disponibili per l’energia elettrica, per alimentare apparecchi tecnologici che nella nostra civiltà sono ormai fondamentali. Il nostro corpo è una macchina elettrica. Usiamo la nostra energia per camminare, ma i nostri passi possono essere trasformati in energia elettrica, attraverso appositi sistemi applicati sotto il pavimento o sotto le scarpe o nei nostri vestiti. Il che significa che già oggi è disponibile una tecnologia che dai passi in una stazione ferroviaria, in metropolitana, dalla caduta della pioggia è in grado di ottenere energia elettrica, rendendola disponibile per microutilizzazione. L’elettronica ha bisogno di pochissima energia, lavorando anche sull’efficienza. L’individuo arriva ad essere una macchina energetica, come persona. Io, attraverso le attività che normalmente e quotidianamente svolgo, divento parte integrante del sistema energetico.
Si comincia a parlare anche da noi di Energy Harvesting, in effetti, mentre negli Stati Uniti è molto più diffusa, è un ramo della ricerca su cui si lavora molto, anche per le implicazioni con l’industria bellica. Da noi ci sono resistenze culturali forti, restiamo legati a modelli antiquati ormai, all’immagine della grossa centrale che produce molta energia…
L’energia non è una questione tecnologica è piuttosto socio-tecnologica. La rivoluzione che ci serve non è tecnologica, le tecnologie sono già a nostra disposizione. Quello che manca è una rivoluzione sociologica, culturale; manca la capacità di pensare un’energia che interagisce con l’uomo in un sistema, di immaginare un’interazione tra uomo ed energia. Altrimenti si va sul nucleare. È più semplice. La mia ottica è visionaria, ma comprende l’uomo, lo considera come parte attiva. Gli scenari diventano interessantissimi e molto più realizzabili. Guardiamo le nuove generazioni: per i giovani il rapporto con la tecnologia è fondamentale e non potrà che cambiare il modo di produrre energia. So, perché lo vedo tutti i giorni, che il rapporto di mia figlia con l’energia sarà improntato e costruito secondo queste logiche, mentre probabilmente un uomo anziano continuerà a vivere il suo rapporto con l’energia in una maniera standard.
Rimarrà comunque la necessità di produzione di quantità più elevate di energia, per la produzione industriale, per esempio…
Certamente, ma si passerà al concetto di isola energetica, nell’idea di sfruttare quello che offre il territorio e il ciclo dell’energia, il ciclo della materia, comprendendo anche la biomassa. Anche lì cambia una relazione, di tipo manageriale questa volta. Questa è una cosa interessante; dovrà esserci un dibattito anche a livello politico sul diritto all’energia: perché se la nostra vita è fortemente caratterizzata dalla tecnologia e la tecnologia si nutre di energia, allora l’energia diventa predominante e diventa come per i romani il diritto al sole. Bisogna che i cittadini non siano considerati consumatori; gli individui in questo processo devono avere un ruolo proattivo, dentro un sistema. Ogni cambiamento comporta vantaggi e svantaggi.
In un’ottica tradizionale, il fatto che l’energia rinnovabile non sia continuativa, viene considerato un aspetto negativo; questo elemento innegabile di una produzione vincolata ad alcune situazioni è certamente un problema, ma diventa un’opportunità il fatto che io poi cambi sistemi di utilizzazione e che cominci a studiare situazione di accumulo che possono dare origine ad altri vantaggi. Situazioni di accumulo che da una parte ottimizzano il ciclo dell’energia e dall’altra creano nuove forme di relazione con l’energia, magari collegando mondi che oggi sono separati, per esempio mobilità ed energia. A questo punto cambia anche la relazione tra uomo e spazio, tra uomo e mobilità.
È una prospettiva molto interessante, ma oggi sembra ancora lontana. Come possiamo avvicinarci?
Bisogna fare cultura. Il processo è appunto filosofico. È un concetto che implica alcune conoscenze tecnologiche di base, quindi è legato alla capacità dell’individuo di apprendere. Mentre per chi ha 40 anni questa possibilità è legata ad alcuni aspetti razionali, per i giovani è un processo naturale, crescono in una situazione di social network e di confidenza con l’elettronica che rende loro molto più semplice comprendere la portata di quello che sto dicendo. Noi comprendiamo questo momento come rivoluzione perché ci sembra di capovolgere alcuni paradigmi, i giovani lo prendono come un fatto naturale, evolutivo.
Non pensa che possano esserci resistenze da parte di poteri forti, industriali e politici?
Ci saranno fino a quando non capiranno l’opportunità che rappresenta questa situazione. Io sto parlando di tecnologia, quindi anche di un mercato incredibile, vasto, potenzialmente in continua espansione, un sistema industriale che si apre e non finisce più. Rivoluzione significa capovolgimento, e ogni capovolgimento comporta ribaltamento dei privilegi. Ovvio che ci siano delle resistenze, ma la direzione è inevitabile. Non è quello che mi spaventa.
Qualcosa però la spaventa?
La questione generazionale è quella determinante e purtroppo ai vertici degli organismi internazionali, così come dei luoghi di decisione politica non ci sono giovani. È tra le generazioni oggi al potere che vedo a volte l’incapacità di cogliere l’opportunità, che è anche l’opportunità per risolvere questa crisi economica originata da un modello che non funziona più e che deve cambiare. Ma non riescono a vederlo. Così come non riescono a vedere un sistema energetico differente, un uomo differente. Eppure i loro figli sono differenti. Una diversa relazione tra uomo e natura è una delle chiavi per ricreare una coesione sociale e quindi politica.
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Questo il suo profilo da wiki.
Claudia Bettiol, Socio-Ingegnere, è la prima laureata in Ingegneria
Civile[senza fonte] presso l’Università di Roma Tor Vergata. La sua prima pubblicazione (Bioarchitetture per la vita) risale al 2003, è da questo momento che Bettiol inizia il suo percorso come scrittrice che porta alla pubblicazione del libro Cuore e Ambiente, tradotto in varie lingue tra cui il cinese.
È proprio con Cuore e Ambiente che inizia una ricerca filosofica sul ruolo dell’energia, ed in particolare delle energie rinnovabili, nella vita dei singoli uomini e nella società post ideologica. Il libro investiga la relazione tra genitori e figli ovvero la costruzione di legami intergenerazionali basati su un’etica pubblica che ripartisce equamente le risorse ambientali e che trova fondamento proprio nelle energie rinnovabili intese come legame tecnologico fra l’uomo e l’ambiente.
È fondatrice e presidente di FreeEnergy, associazione nata nell’estate del 2006 con l’idea di valorizzare il ruolo della Ricerca nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica e di favorire l’incontro fra Ricercatori ed Imprenditori. Non fra istituzioni ma fra uomini. È docente alla facoltà di Ingegneria di Tor Vergata dal 2003 ed oggi insegna nel corso di Negoziazione Energetica Ambientale.
Alterna la sua professione da scrittrice e docente con incarichi di consulenza strategica nei processi decisionali ed organizzativi legati allo sviluppo delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della diffusione di veicoli elettrici in Italia e nel Mondo. Nel 2006 entra a far parte del consiglio di amministrazione dell’ENEA, tuttora in carica.
Svolge attività di coaching, come mediatore trans-culturale, favorendo l’incontro fra ricercatori, industriali e fruitori finali delle tecnologie energetiche. In questa veste è uno dei fondatori e promotori di alcuni dei Poli di Innovazione più attivi in Italia (Polo per la Mobilità Sostenibile della Regione Lazio POMOS, Polo Solare della Regione Lazio CHOSE e Polo IdrogenoLazio). L’esperienza condotta nelle energie rinnovabili e nell’auto elettrica la ha portata ad essere uno dei saggi della commissione per la definizione del Piano Strategico per la Mobilità Sostenibile del Comune di Roma.
Ha un suo blog: www.cuoreeambiente.org
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Agnese Bertello
Dal 2007 collabora con Allea, agenzia di comunicazione e relazioni istituzionali specializzata in tematiche energetiche ed ambientali. In particolare, cura i contenuti del blog www.energiaspiegata.it Negli anni si è appassionata al tema del Consensus Building, in particolare con riferimento alle contestazioni a carattere ambientale. Nel 2010 ha seguito un corso di formazione per facilitatori nella gestione dei conflitti con Marianella Sclavi. Dall’inizio del 2006 è on line anche il suo blog sui temi legati al giornalismo:
http://www.grovigli.splinder.com