di Marta Ajò
Ora che il governo Monti è definitivamente decollato alcune considerazioni di genere sono inevitabili.
Intanto le attese delle donne.
Ogni volta che cambia la compagine governativa il mondo femminile entra in agitazione; da un lato per rivendicare un’equa rappresentanza, indicando nomi e saperi, che spesso vengono dimenticati o elusi; in seconda istanza per ricordare l’applicazione delle quote di genere.
Anche in quest’ultima circostanza, vi sono state alcune richieste indirizzate al Presidente della repubblica e al nuovo Presidente del Consiglio perché si ponesse la giusta attenzione alla rappresentanza femminile, non solo in quanto tale, ma per l’apporto che essa è in grado di dare per mettere in campo idee e progetti adeguati all’innovazione del Paese.
Alcuni gruppi, come “Se non Ora Quando”, “Pari o Dispare”, “Donne per la Rivoluzione Gentile”, che si sono molto impegnate negli ultimi tempi per far riemergere l’attenzione su questi temi, hanno inviato lettere in tal senso.
Dopo avere espletato consultazioni con rappresentanti delle donne nelle istituzioni e nella società, il Presidente del Consiglio Monti, nel cogliere anche il fermento femminile, ha sottolineato proprio come le donne, insieme ai giovani, siano “ ‘le grandi risorse sprecate” nel nostro Paese e la necessità dunque di riattivarle secondo criteri di “rigore, crescita ed equità”.
Parole che hanno colmato il vuoto di contenuti e di riconoscimenti cui eravamo abituate nell’insediamento delle precedenti donne di governo.
Abbiamo sempre sostenuto che esse avrebbero potuto dimostrare la loro capacità di governare solo che si fosse data loro la possibilità di dimostrare le loro competenze.
Troppo spesso, invece l’universo maschile-politico ha confuso una positiva differenza di genere con la differenza di sesso, ricreando un falso approccio al governo stesso del paese e relegando la rappresentanza femminile a ruoli di secondo piano e puramente rappresentativi.
Nel nuovo governo presentato da Mario Monti i sedici ministeri saranno retti da altrettanti tecnici di cui ben tre donne ministro con portafoglio in ruoli chiave:
agli Interni Anna Maria Cancellieri, alla Giustizia Paola Severino, al lavoro e alle politiche sociali con delega alle pari opportunità Elsa Fornero. Tre donne di prestigio e competenti ciascuna in una branca del sapere, che esprimono ai più alti livelli istituzionali del Paese, il meglio delle competenze e delle professionalità presenti in Italia anche nell’universo femminile.
Per il mondo delle donne, non è una scoperta che esistano tali preziose forze perché da sempre l’hanno affermato e rivendicato. L’avere inserito tre donne nei dicasteri più delicati e prestigiosi del Governo, dimostra la grande sensibilità che il Presidente del Consiglio Mario Monti, nel riconoscere il valore professionale ed umano di una persona, al di là dell’appartenenza di genere.
I commenti del mondo femminile, sono stati quasi tutti positivi, a volte entusiasti a volte meno ma tutte, comunque, hanno salutato questa scelta con favore. Per la loro accertata professionalità, che si adegua al ministero che andranno a guidare e non frutto dell’improvvisazione; per lo stile personale che le contraddistingue e per l’umiltà con cui hanno accettato un incarico a tempo, nell’unico interesse nazionale. Di esse conosceremo molto di più durante i mesi del loro mandato, in cui avranno l’opportunità di dimostrare che la fiducia a loro data sarà stata ben riposta.
Nel web ci sono state anche alcune voci in disaccordo.
“…ma chi le consce? “ oppure “non mi rappresenta, che ne sa della parità?”.
A parte il fatto che sono molte “quelle” che non si conoscono, perché non tutte hanno militato o militano in organizzazioni di massa e o nei movimenti. E non è pensabile di conoscere tutte quelle che operano in alcuni settori di grande professionalità. Meno male che esse si presentano da sole, per il loro lavoro, come è stato nel caso di tutte e tre queste donne.
Per quanto riguarda la capacità di rappresentare i bisogni del mondo femminile, se è vero come abbiamo sempre sostenuto, che le donne sanno fare diversamente politica in quanto diverse nella mente e nel vissuto, che una donna ha sicuramente una sensibilità migliore e superiore ad un collega uomo, comunque sia esse sapranno raccogliere al meglio ciò che le donne hanno saputo rappresentare.
Non ci pare infine che le predecessore abbiano dato dimostrazione di una migliore e più attenta conoscenza della la storia, delle esigenze e della cultura femminile che non hanno bisogno necessariamente di essere riconosciute solo da un’immagine.