di Elena Torresani per maggiejeans –
Sabato scorso a Milano si è tenuto un incontro molto interessante dedicato all’argomento “Donne e Media”, che l’associazione “Pari O Dispare” ha organizzato concentrando in un’unica sala un alto tasso di intelligenza femminile: sentivo le pareti vibrare, e ho temuto per l’intonaco.
Avrei voluto stringere la mano all’unico uomo presente: benché invitati, infatti, i maschi risultavano non pervenuti (tranne, appunto, quest’unico temerario rappresentante).
Cristina Molinari, Presidente dell’associazione, ha introdotto l’incontro raccontando delle uniche due occasioni in cui Emma Bonino (Vice Presidente Senato e Presidente onorario di Pari O Dispare), con tutto quello che ha fatto nella sua lunga e densa carriera politica, è riuscita a monopolizzare le pagine di tutti i giornali solo in due occasioni: “Grazie ad una giacca verde smeraldo con cui l’avevano fotografata nel 2006, e quando aveva dichiarato di essersi fidanzata”.
In quell’occasione sono finita persino sulla Gazzetta dello Sport” ricorda divertita la Bonino, che pone l’accento del suo intervento sulla necessità di rimodellare le nuove attività delle politiche femminili sul mutato (mutatissimo) panorama governativo, che rappresenta uno stacco netto con il recente passato: “Se vogliamo continuare ad essere efficaci – spiega – dobbiamo impostare un nuovo linguaggio per portare avanti le nostre battaglie. È cambiata la forma, ma il nocciolo duro, la sostanza della battaglia rimarrà la stessa: lavoro, carriera, salari, welfare.”
E sottolinea: “Mi è stato chiesto tante volte a cosa ho dovuto rinunciare per seguire la mia passione politica. Mai che questa domanda venga fatta ad un uomo”.
Per entrare nel vivo del dibattito sui vecchi e nuovi media, la parola è passata poi a Marilisa D’Amico, avvocato e consigliere comunale di Milano, che ha attribuito ai social network un ruolo importante nella sua elezione, e a Francesca Zajczyk, delegata alle Pari Opportunità (sempre per il Comune di Milano), che ha illustrato lo studio approfondito che sta svolgendo sul mondo della pubblicità e sulla possibilità di istituire un giurì che disciplini il settore.
Marina Cosi, giornalista Rai, ha ricordato il lavoro importante che occorre fare sul linguaggio di genere, raccontando anche della pigrizia giornalistica che spesso impedisce di andare a scovare storie di donne di cui nessuno ha ancora parlato (le agende sono piene quasi esclusivamente di nominativi maschili da intervistare, consultare, citare) e che fuggano dagli stereotipi televisivi della bellona, della vittima, o del caso eccezionale.
Donatella Martini di “Donne in quota” ha posto l’accento sulle difficoltà contrattuali – spesso paradossali – che le donne si trovano ad affrontare nel mondo del lavoro, ricordando anche che però il potere – una volta guadagnato – va gestito, e le donne non sempre hanno l’esperienza necessaria per poterlo fare (in termini storico-temporali è pochissimo che ci capita di affrontare questo compito).
Danda Santini, direttore responsabile di Elle Italia, ci ha invece dato il punto di vista confortante di chi avverte una maturazione critica delle lettrici, che risultano sempre più consapevoli: in più di un caso le è capitato di girare ai pubblicitari e-mail di vivace contrarietà rispetto a determinate campagne, che sono poi state modificate dai pubblicitari stessi grazie alla rivolta delle utenti finali.
Esistono quindi spiragli di movimento? Iniziamo a scardinare meccanismi insani e deleteri con il piede di porco della nostra consapevolezza?
L’incontro si è concluso con il panel dedicato al web: sono intervenute Cristina Tagliabue (Direttore Responsabile di Women), Layla Pavone (Presidente onorario IAB ITALIA e Managing Director di ISOBAR) e Maggie Lasottoscritta, che ha raccontato di quanto il web sia molto meno discriminatorio rispetto al mondo fisico (con un paio di aneddoti tragicomici che hanno creato grande solidarietà tra le astanti).
Servono numeri, e serve qualità.
Voi vi sentite pronte?
Io, da quando sono stata un paio d’ore al cospetto di donne così, devo ammettere molto più di prima.
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