Il 25 Novembre l’ONU ci invita a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza contro le donne.
La storia di Irene, quella che ci racconta Cristina Obber ne La ricompensa, non è solo una storia di violenza.
È forse prima di tutto questo che bisogna capire quando si cerca di parlare alle donne e all’intera società civile di un tema così complicato.
Se i media raccontano di casi di violenza domestica, di stalking, di aggressioni, di stupri, di omicidi, tutti i riflettori sono puntati sull’atto violento. La donna si appiattisce a vittima, l’uomo a carnefice. Non che non lo siano, ma il rischio è una caricatura in cui la vita non si rispecchia. Il mondo appare semplice quanto tremendo, e nessuno da casa si riconosce in quelle storie: “non a me”.
La ragione è che dentro le mura domestiche una storia di violenza non è quasi mai solo una storia di violenza. Tante volte è anche una storia d’amore, quasi mai è una storia isolata. Si intreccia con tante altre storie, più o meno belle, più o meno confortanti.
Uno dei molti pregi del libro di Cristina Obber è proprio la profondità delle vicende narrate, costellate di vivissimi personaggi dalle molteplici sfaccettature. Personaggi veri.
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