La costruzione dei ruoli maschili e femminili inizia dall’infanzia. Intervista ad Aitanga Giraldi, consigliera CNEL.
Il 2 aprile 2009 è stata presentata presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, il progetto ”Piccoli uomini e piccole donne crescono”, promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia e dal Comune di Bari.
Questo progetto si inserisce nel contesto europeo seguendo la tabella di marcia per la parità uomo-donna da attuarsi nel quinquennio 2006-2010 che vede, fra gli obiettivi ed interventi prioritari, l’eliminazione degli stereotipi di genere nell’istruzione, formazione e cultura.
Molto spesso però i grandi progetti e le grandi idee trovano ostacoli e confini che non permettono a queste di andare avanti, mettere radici. Abbiamo voluto intervistare Aitanga Giraldi , Consigliera Gruppo di Lavoro Intercommissione per le Pari Opportunità CNEL per discutere sullo stato delle cose.
Cosa ne pensa di questo progetto presentato dalla regione Puglia, come lo avete scoperto?
Si sono presentate le ideatrici stesse (Maria Pasanisi supportata dalle pari opportunità della Regione Puglia) allo CNEL. Il progetto (questionario e risultati conseguenti) ci è sembrato molto valido ed interessante per scoprire le radici degli stereotipi di genere già nella scuola elementare (il questionario infatti è stato somministrato a ragazzi dagli 8 ai 10 anni). Ci è sembrato opportuno come gruppo donne – Consigliere del CNEL (siamo poche, solo 7 su 120 componenti) portarlo all’attenzione delle istituzioni nell’ambito del nostro programma di pari opportunità.
Cosa pensate di fare di questo progetto? Di portarlo anche in altre regioni?
Come CNEL possiamo, promuovere, nelle forme dovute, una sinergia fra noi, il Ministero delle pari opportunità e la coordinatrice nazionale degli assessorati per la formazione, On. Silvia Costa. Insieme possiamo sensibilizzare gli assessori regionali per la formazione perché lo promuovano nelle scuole di altre regioni. Per quanto riguarda il Ministero delle Pari Opportunità abbiamo chiesto inoltre che si faccia carico di sponsorizzare questo progetto e progetti analoghi. Saranno poi le regioni e le scuole stesse a decidere come operare.
Sento che lei è emiliana. Pensa che la disparità dei generi attraverso gli stereotipi sociali possa essere smossa attraverso azioni positive che coinvolgano anche le famiglie oltre le scuole? Soprattutto in regioni come quelle meridionali dove gli stereotipi sono più difficili da smantellare?
Non credo che al sud gli stereotipi di genere siano molto superiori che in certi territori del nord. Penso che se quel questionario fosse stato somministrato al nord il significato vero delle risposte non sarebbe poi stato molto diverso. Ad ogni modo sarebbe interessante poter fare un confronto.
Inoltre la situazione nel mezzogiorno è a macchia di leopardo: ci sono regioni o province di eccellenza ed altre invece in ritardo sui tempi.
Nella Puglia stessa: abbiamo il caso di Bari dove è stata progettata e promossa questa iniziativa, ma a fianco di questa abbiamo altre province in cui il consigli comunale è stato sciolto perché non vi era nemmeno una rappresentanza femminile.
La cosa che andrebbe fatta subito sarebbe incentivare l’occupazione femminile nel mezzogiorno. Dalle risposte date nel questionario si capisce che una madre che lavora fuori casa è più stimata e considerata dai figli. Il rispetto per le donne, per le madri, deve venire dalla società stessa. Anche i media, televisione in testa. hanno una grande responsabilità per quanto riguarda gli stereotipi di genere.
Inoltre sarebbe necessario riequilibrare la didattica scolare facendo in modo che i ragazzi fin dalle elementari dedichino tempo non solo allo studio delle materie fondamentali, ma che siano programmate altre attività culturali, comprese la cultura delle pari opportunità e della non discriminazione.
Per questi motivi sono molto critica riguardo che la riforma che è staa portata avanti dal Ministro Gelmini. L’introduzione del “maestro unico” – o più correttamente della “maestra unica”, perché l’uso corretto del linguaggio è importante”-. nella scuola elementare riduce il numero degli insegnanti da due o tre ad uno solo. Si vorrebbe inoltre ridurre il tempo da passare a scuola. Io la giudico una riforma fatta contro le donne, un reflusso appunto contro le tante conquiste che abbiamo fatto in tutti questi anni. Non lasciamo i figli a scuola per parcheggiarli, ma perché pensiamo meglio che vengano seguito da un insegnante piuttosto che lasciarli davanti alla televisione o ai videogiochi.
Lei ha vissuto il 68. Che ne pensa del riflusso del giorno d’oggi?
La riforma femminista è stata la più grande rivoluzione del secolo scorso e le donne hanno ottenuto molto. Al giorno d’oggi invece assistiamo ad un ritorno all’antico che non capisco. La sensazione che provo è come se volessero riportarci indietro.
Anche nelle cose che ha affermato il Ministro Brunetta, c’è un atteggiamento rancoroso.
A proposito dell’età pensionabile della lavoratrici della PA sarebbe utile ricordare al Ministro che in passato nella scuola potevano andare in pensione dopo 14 anni di lavoro perchè si pensava che, avendo studiato, potevano sì avere una professione, ma dovevano principalmente occuparsi della famiglia. Ora non è più così e chi vuole può continuare a lavorare fino a 65 anni al pari dei loro colleghi.
Ma le giovani donne sono molto preparate e non si accontentano di ruoli subordinati e di poco conto. Vincono i concorsi perché sono più brave, Si deve prendere atto che sono preparate professionalmente e pronte a sfondare il tetto di cristallo anche nelle istituzioni.
4 commenti
Molto interessante. Dove trovare il questionario e i risultati?
La pubblicherò oggi nel pom…
Hi letto i questionari ed i risultati?
Sono qui: https://www.dols.it/?p=3779