La nuova gabbia delle donne è il loro corpo. Lo dice Giorgia Vezzoli nel suo blog, Vita da Streghe”
Giorgia Vezzoli, 33enne nata a Sarnico, sulle sponde del lago d’Iseo. Ora vive nella provincia bresciana. Sposata, ha una bambina di 4 anni.
Dopo il Liceo Scientifico ed aver frequentato l’Accademia di Comunicazione di Milano e si è diplomata come esperta di relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa, ha conseguito poi un master in Web Communication, sempre in Accademia, e frequentato un corso di specializzazione in consulenza maieutica e gestione dei conflitti presso il Centro Psicopedagogico per la Pace e la Gestione dei Conflitti.di Piacenza.
Che lavoro fai adesso?
Nella vita sono una consulente di comunicazione e ho sempre lavorato in quest’ambito: a Milano, presso alcune grosse agenzie di relazioni pubbliche, dedicandomi poi successivamente alla comunicazione sociale e ambientale collaborando con un’agenzia di Firenze. Da più di un anno sono consulente freelance di comunicazione.
Hai continuato a lavorare anche dopo la nascita di tua figlia? Difficoltà?
Ho cominciato a lavorare quando ancora frequentavo Accademia e non ho più smesso perché per vivere devo (purtroppo!) lavorare. La nascita di Emma ha coinciso con la fine di una mia collaborazione a distanza con un’agenzia di comunicazione e questo ha comportato il fatto di stare ferma per qualche mese, cosa che però mi ha fatto vivere intensamente l’esperienza della maternità. Ho ripreso a lavorare a tempo pieno quando Emma ha compiuto un anno arraggiandomi con lavori non troppo lontani da casa e rinunciando per qualche tempo alla mia professione (ho scoperto che non è esattamente facile trovare lavoro nel campo della comunicazione in una zona di provincia). Abbiamo usufruito di un nido privato che ci permetteva un’ottima flessibilità di orari e dell’aiuto dei miei genitori. Fortunatamente mio marito, lavorando su turni diurni, poteva stare per metà giornata con la bambina. Le cose sono cambiate (e decisamente migliorate) l’anno scorso con la decisione di prendere la strada della libera professione che mi consente di lavorare da casa anche per clienti lontani, gestendo i tempi come meglio credo.
Come sei approdata alla poesia e perchè?
Credo di aver cominciato a scrivere prima ancora di saperlo effettivamente fare. Ricordo che, da piccola, dentro di me usavo il disegno come un metodo per creare storie, dove i tratti sul foglio diventavano le sequenze di episodi che scrivevo mentalmente nella mia testa. La poesia è arrivata più tardi, durante l’adolescenza, ed è giunta come un’àncora di salvezza, durante un periodo difficile, nel quale ho sofferto di disturbi alimentari. Ho capito che l’immensità del dolore poteva essere trasfromata in arte. Perché un’immensità, anche se terribile, è comunque qualcosa di grande che cela in sè l’infinito.
Cos’è ”vita da Streghe” e quando è nata? Perchè questo nome? Chi ha fondato il sito e cosa vi proponete di fare?
Vita da streghe l’ho fondato io ed è nato come blog personale circa un anno e mezzo fa’. E’ nato da un’urgenza: quella di raccontare i problemi delle donne, della cui discriminazione mi rendevo sempre più conto. Inzialmente, è nato per parlarne alla mia cerchia di amiche ed amici, poi è diventato qualcosa di più grande ed oggi è effettivamente un nodo piuttosto importante del movimento femminile in Rete. Insieme al blog è cresciuta, di fatto, anche la mia consapevolezza sui problemi delle donne.
Vita da streghe si chiama così perché la strega rappresenta, da sempre, la donna libera, che sfida le convenzioni e che racchiude in sè il mistero, quello che che soggiace, io credo, nella natura di ciascuna di noi. Vita da streghe si chiama così anche perché la caccia alle streghe rappresenta il più simbolico esempio di persecuzione delle donne fondata su un pregiudizio nei loro confronti, che ha colpito soprattutto le donne diverse o più emancipate.
L’hai costruito tu graficamente?
Sì, usando i template di blogger perché non sono una grafica e non sono in grado di costruire siti. Mi arrangio.
Hai una figlia piccola, come mai non hai pensato ad un sito per mamme, ma alle pari opportunità?
Perché i problemi delle donne includono anche quelli delle mamme.
Che che in Italia se ne parli troppo o troppo poco?
In Italia le pari opportunità sono ancora una chimera: siamo al 74° posto nella classifica del gender gap nel mondo, meno della metà delle donne lavorano, la faccende domestiche sono ancora roba da femmine, la rappresentanza delle donne è esigua sia nei cda delle aziende che nelle Istituzioni, i femminicidi sono in aumento e la prima causa di morte delle donne fra i 16 e i 44 anni è per mano degli uomini…Direi che c’è bisogno di parlarne eccome.
Pensi che le pari opportunità siano trasversali ai partiti, alle nazinalità, alle razze?
Assolutamente sì, come ogni questione che riguarda i diritti.
Hai visto we want sex” ? Che ne pensi? Stiamo sciupando le nostre conquiste?
Non l’ho visto. Non so se stiamo sciupando le nostre conquiste ma credo che forse, una volta raggiunte, le abbiamo date un po’ troppo per scontate: i diritti sono una cosa che va continuamente tutelata e dimenticarsene a volte può significare lasciare che qualcuno li eroda poco a poco. In Italia l’immagine della donna sui media negli ultimi anni è degradata fino alla sua rappresentazione come un oggetto, spacciando per emancipazione sessuale quella che è stata invece una sottile e insidiosa mercificazione del suo corpo. La nostra nuova gabbia è, di fatto, il nostro corpo. Il degrado culturale degli ultimi anni ha interessato anche il nostro ruolo appiattendolo in un modello unico di donna che non parla ma che appare e che viene giudicata per il suo grado di avvenenza. E, poiché siamo in una società mediatica, sappiamo bene quanto la narrazione del mondo sia importante perché in grado di plasmare la realtà stessa.
Ultima domanda: perche il fondo nero del sito?
Perché mi sembrava elegante e in grado di far risaltare i colori dei banner delle campagne e delle fotografie dei post, ed anche perché si adattava bene con il bianco e nero delle immagini della testata del blog. Il nero, poi, è un colore piuttosto stregonesco…Ma potrei sempre cambiare idea.