Il magico mosaico dell’intercultura.
Nasce a Catania nel ‘58, Daniela Troina Magrì, si laurea in Ingegneria a 21 anni, riceve nel 2003 il premio come migliore donna manager europea dalla EWA (European Women Association), come Dirigente dell’IBM, ma dal 2005, esplode la sua passione, coltivata da sempre, per le arti figurative e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma; vince il 2° premio al Concorso Nazionale di pittura di Manziana ed ora contribuisce con la sua esperienza da manager alla stesura di una parte del libro “Il magico mosaico dell’intercultura” e come artista, realizzandone la copertina.
“Il magico mosaico dell’intercultura. Teorie, mondi, esperienze”, curato da Giovanna Spagnuolo e pubblicato da FrancoAngeli, è un percorso di conoscenza e comprensione delle diversità, che conferma che la cultura – e di conseguenza l’identità di ogni persona – è una realtà dinamica , soggetta a continue evoluzioni che dipendono in massima parte dall’incontro e dal confronto con gli altri, oltre che dalle sfide poste dalla società odierna, in cui la globalizzazione, annullando le distanze, sta comportando significativi mutamenti in ogni campo del vivere, ai quali è necessario adeguarsi tramite un sistema di valori in cui ognuno di noi possa riconoscersi. L’Unione europea, a questo proposito, proclamando il 2008 Anno europeo per il dialogo interculturale, offre ai suoi cittadini l’occasione per un importante salto di qualità: dalla fase della multiculturalità, intesa come dialogo tra culture per il rispetto reciproco, alla interculturalità come contaminazione di valori, idee e prospettive. L’obiettivo è attuare un progetto comune di convivenza civile e sociale nella quale a livello globale la nozione di “differenza, che tradizionalmente applichiamo a chi percepiamo diverso da noi, non costituisca più motivo di frattura e incomprensione”.
Il libro della Spagnolo, appunto, offre una preziosa occasione di riflessione sul tema dell’intercultura. Con un approccio multidisciplinare unisce considerazioni teoriche a case studies di cui il lettore può fare tesoro per migliorare il suo modo di interagire con gli altri a livello personale e professionale, rendendo il libro uno strumento vivo per politici, operatori ONG, manager, insegnanti, accademici e per tutti i cittadini.
Le prime due parti del volume introducono al mondo dell’intercultura da svariati punti di vista (antropologico, professionale, artistico, della filosofia politica e delle scienze manageriali) grazie agli autorevoli contributi di Gioia di Cristofaro Longo, Pierfranco Malizia, Adriana Luciano nella prima parte, intitolata “Le teorie e i modelli, e di Vincenzo Maimone, Daniela Troina Magrì e Fabrizio Maimone nella seconda, dal titolo “Mondi e linguaggi. La terza parte, “Le esperienze nei sistemi sociali e organizzativi, riporta esempi pratici in ambito pubblico, privato e del terzo settore (con illustri interventi di Sebastian Amelio, Giuseppina Manildo, Fabrizio Maimone, Maria Paola Azzario Chiesa, Rita Nasini, Giusi Miccoli, Maria Rosaria Nava e Alfio di Mambro).
Due domande su questa sua collaborazione a Daniela Troina Magrì
Ingegner Troina Lei ha contribuito a questo libro sia con lo scritto “Responsabilità sociale dell’artista contemporaneo”. Arte relazionale e dialogo sia con la realizzazione della copertina. Quale è il senso del suo impegno sull’intercultura?
Quello dell’intercultura è un tema centrale per la nostra società e in questo tema mi sento impegnata come persona in tutte le mie attività sia in quelle più ingegneristiche, sia nella comunicazione scritta e ancor di più nell’attività artistica: infatti, come dice il Prof. Abruzzese, le arti hanno ancora il linguaggio giusto per dire ciò che è difficile ascoltare, ciò che c’è ma non si vede, ciò che si vive ma non si sa dire.
Ho scelto il messaggio Passaggi, che è anche il titolo dell’opera che ho realizzato per la copertina, perché ritengo che sia quello che meglio interpreta il tema dell’intercultura.
Passaggi è la metafora che, partendo dalla logistica, allude in realtà alla predisposizione allo scambio di competenze e di esperienze che realizzano l’obiettivo della pacifica e armoniosa convivenza delle diversità tra popoli e culture; così come nell’acquarello i colori si fondono e si integrano senza perdere lo splendore della loro primaria identità per dar luogo ad un quadro d’insieme armonioso.
Nel suo scritto lei ci introduce al tema dell’arte relazionale, qual è il nesso con l’intercultura?
L’arte è stata sempre, più o meno, un fattore di socializzazione e un principio fondante del dialogo, ma oggi più che mai, quel indirizzo dell’arte contemporanea che è l’arte relazionale, fa leva sulle interazioni umane e sul relativo contesto sociale.
E a questo indirizzo appartengono artisti che realizzano una arte capace di parlare agli altri, non degli altri; essi hanno ben chiaro che, in questa società dei consumi, il compito fondamentale dell’arte non è quello di creare “prodotti interculturali ma è l’atto stesso della creazione e della fruizione di un’opera, con la sua capacità di incidere positivamente sulle relazioni, a renderla interculturale.
Cosicché artisti, architetti e urbanisti, operando nella città “cosmopolita, con una grande capacità di ascolto e visione sociale, riescono a colloquiare con la comunità stessa, facendo esperienza in prima persona dei sogni e delle aspirazioni elaborati da essa promuovendone la realizzazione. Perché, come diceva l’architetto Giò Ponti, “nulla si è mai realizzato che non fosse prima sognato”.