Intervista a Valeria Manieri, una delle più giovani italiane a ricoprire incarichi nazionali
Valeria Manieri, ventiseienne romana, tutto politica e UK. Studia scienze politiche ed è entrata nell’arengario politico a soli 19 anni. A 23 è già dirigente di un partito nazionale, il Partito Radicale.
Che esperienze hai fatto di studio e di lavoro?
Ho fatto molta gavetta in radio e diverse esperienze lavorative, dal centro studi CERM, a collaborazioni giornalistiche con Italia Oggi, a progetti specifici legati sempre alla politica. Continuo a collaborare con Radio Radicale dove faccio una rubrica che mi appassiona molto: mordere il mondo.
In realtà vorrei continuare a studiare in tanti sensi. Non si smette mai di imparare.
Come sei arrivata alla politica?
In un modo tanto bizzarro quanto fortunato. Ero reduce da una estate di cambiamenti, avevo 19 anni appena e a da poco internet a casa; ancora nemmeno una casella di posta elettronica personale. Una sera capitai sul sito dei radicali prima e di Emma Bonino poi, e leggendo ”scrivi ad Emma Bonino” le scrissi tutti i miei pensieri di giovane delusa da una Italia non laica e addormentata. Non avevo nessuna speranza neppure che la mia mail venisse letta da qualcuno. La presi come una specie di lettera di terapeutica, per sfogarmi un po’. Sorpresa: il giorno dopo la risposta di Emma Bonino. Gulp! Non paga della sorpresa e sempre più curiosa, le chiesi di incontrarla per farle delle domande, non proprio una intervista, più delle domande incoscienti. Lei accetto’. Mi colpì molto la semplicità con la quale mi racconto’ delusioni e speranze, lotte e idee, impegno e stanchezza. Le tante cose che vita e politica fanno intrecciare. Emma era ancora nel periodo in cui faceva avanti e indietro tra Roma Bruxelles e il Cairo, dove nel 2003 abitava e dove era andata a studiare il mondo arabo. Fu una vera fortuna dunque avere quell’appuntamento una domenica pomeriggio a via di torre argentina 76, in un partito deserto.
Rimasi totalmente rapita dalla vita di questa donna e decisi di riaffacciarmi al partito radicale nelle settimane successive. E capii che la loro furia di vivere e urgenza di libertà era profondamente presente anche dentro di me. Il che un po’ mi spaventava anche a essere sincera. Perché quando la scatena” avviene, poi nulla è più uguale a prima. E infatti niente è stato più come prima. Sono sempre tornata a via di Torre Argentina e ho continuato la mia crescita condividendo già 7 anni di strada insieme a compagne e compagni.
Ed ora che fai nel partito Radicale?
Bella domanda. In genere invento iniziative e approfondisco argomenti che mi appassionano, come quelli sulla parità di genere, del welfare, del lavoro, dell’Europa, dei diritti civili. In politichese si dice che sono dirigente nazionale di ”Radicali Italiani” e l’anno scorso da brava incosciente ho concorso per la carica di Segretaria:-) Giusto per mettermi e metterci alla prova. E’ stato un anno importante questo per me. Per capire se ero davvero convinta di fare cio’ che faccio. Per capire se c’era durata”, o la costanza che da forma alle cose, e capire nel frattempo che forma” stesse prendendo la mia vita. Ancora non lo so, ma sono curiosa di scoprirlo e ho voglia di continuare a fare le cose che devo come posso senza pensare troppo.
Mi hanno detto una volta che sono una delle più giovani italiane a ricoprire fin da quando avevo 23 anni incarichi nazionali. E non in una sezione giovanile. Nel nostro partito per fortuna le sezioni giovanili non esistono. Non so se esserne contenta o disperata di essere così in solitudine…siamo troppe poche, giovani e donne, a fare politica ed essere riconosciute. Io non posso lamentarmi pero’. Sono nel posto giusto e con le persone giuste per fare della buona politica.
Credi che sia faticoso seguire il mondo politico o si potrebbe far di meglio per renderlo più umano?
La politica è faticosa, esige impegno totale, specie al partito radicale; la politica è un impegno più che un mestiere e, se fatta come si fa a casa radicale, sa essere sfiancante ma piena di soddisfazioni e frustrazioni (per via del paese in cui viviamo). Un po’ più di trasparenza che aiuti l’onestà non guasterebbe. Rendere la politica più umana? Basterebbe che chi vuole rappresentare gli altri li rappresenti davvero, che tenga conto delle minoranze e dei diritti di tutti.
Che ne pensi della proposta fatta da E.Bonino per le pensioni a 65 anni delle donne? Ce ne parli?
Ne penso tutto il bene possibile (:-)) anche perché su questo tema abbiamo insieme scritto un libro edito da Rubbettino dal titolo Pensionata sarà lei e perché è stata una nostra forte campagna radicale.
Intanto nel settore pubblico l’età pensionabile è stata equiparata, dopo le tirate d’orecchie dell’Ue e della corte di giustizia europea. Ora sta a noi vigilare che i risparmi che derivano dell’equiparazione, vadano tutti per welfare e servizi. Sono cifre importanti: circa 3, 7 miliardi complessivamente e dopo dieci anni continueranno a fruttare circa 245 milioni di euro l’anno. Sapete quanti piani straordinari nido e compagnia bella escono con queste cifre? Parecchi.
In particolare con Emma Bonino abbiamo formulato almeno un paio di proposte già 2 anni fa e più recentemente su come usare questi soldi. L’ultima racconta di come utilmente investire i risparmi in voucher universali per i servizi alla persona sul modello dei Cesu francesi, in asili nido e assistenza agli anziani.
Francamente spero che la riforma si estenda anche al settore privato. La situazione attuale è iniqua tra pubblico e privato e ci sono anche dei dettagli tecnici che rendono il tutto di difficile giustificazione a livello giuridico; inoltre è è dal privato che scaturirebbero ulteriori e importantissimi risparmi da investire sempre in politiche per aiutare le donne a entrare e rimanere nel mercato del lavoro e per ammortizzatori sociali per le nuove generazioni. Meno pensioni più welfare, è quel che serve all’Italia e alle fasce più deboli della popolazione.
Tu come giovane donna pensi che dia più futuro alla tua generazione?
Certamente sì. E’ da una seria riforma delle pensioni che passa la nostra salvezza in realtà. Siccome siamo il paese con il debito pubblico tra i più alti e galoppanti, non vi è altro modo che recuperare fondi per finanziare una riforma universale degli ammortizzatori sociali e garantire contributi più alti anche ai co co pro che intervenire sul capitolo pensioni e equiparazione/innalzamento dell’ età pensionabile. Del resto abbiamo una delle età pensionabili più basse d’Europa e l’aspettativa di vita tra le più alte. E allora che senso ha? Lavorare per mantenere eserciti di pensionati per avere una pensione – la nostra- che con i trend attuali sarà un terzo rispetto a quella dei nostri genitori? E allora affrontiamo tutti i tabù, uno per uno. Articolo 18 compreso, altro tema spesso affrontato demagogicamente. Parliamo di come si realizza la vera flexecurity, la protezione di tutti i lavoratori e le lavoratrici e non dei posti di lavoro, di come si rilancia la produttività delle nostre affannate aziende.
Donne e politica, che ne pensi? Perchè in Italia le donne non votano donna?
Non lo so. Forse non siamo brave a fare squadra. Credo che quando un sistema è fondamentalmente basato su regole maschili e quelle che ce la fanno sono davvero in poche e con enormi fatiche, chi è insider si tenga ben stretto il posto e pensi poco ad aprire la strada ad altre. Io capisco benissimo il perché ed è umanamente comprensibile che le regole del gioco influenzino molto i comportamenti delle persone, soprattutto le donne che le subiscono in toto, non le governano né fino ad ora sono riuscite a cambiarle.
Ma bisogna non solo guardare avanti, essere lungimiranti e strategiche per sé stesse, bisogna guardarci intorno e capire che siamo già una maggioranza, silenziosa, ma la maggioranza della popolazione italiana. Iniziamo dalla politica per cambiare le cose. Ma senza quote. Non servono forse. Serve darsi una mano. Far valere il merito e sapere fare squadra o forse lobby, per dirla all’americana.
Troppo sottomesse al maschio intellettualmente oltre che economicamente?
Ancora sì. Perfino in cose di cui non ci rendiamo conto. Dal chi guida la macchina nei lunghi viaggi (già, chi la guida, mamma e papà?) all’accettare regole del gioco maschili in aspetti che ci riguardano profondamente. Neppure la tv o la pubblicità che non ci rispetta. Eppure noi siamo sempre più anche consumatrici… accetteremmo mai di comprare un vestito in un negozio dove il commesso o la commessa ci insultano o ci dicono che siamo grasse, che forse dovremmo rifarci tette o naso, o che ci fa vedere lo stesso vestito indosso a una stangona da urlo facendoci notare la differenza? Non credo. E allora perché quando questo, quotidianamentem in tante forme, va in onda in tv, lo accettiamo e non spegniamo la tv? Quanto ci ha fatto bene vedere il documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo. E’ uno di quei corsi accelerati che suggerirei a tutte e tutti. Fin da adolescenti.
Pari o dispare. Ce ne parli?
E’ una scommessa, in cui io credo molto e mi sono impegnata fin dalla fase di incubazione”, quando tormentavo Emma Bonino, Fiorella Kostoris (rispettivamente Presidente onoraria di PoD e Presidente) e le varie compagne con questa idea del comitato che unisse generazioni diverse e realtà diverse, singole o associative, su obiettivi concreti. Non è stato e non sarà semplice. Sono donne così diverse e così impegnate nel loro lavoro che dovranno imparare insieme a fare squadra, mettendo a disposizione tempo e passione su obiettivi precisi e strategici per liberare il potenziale al femminile italiano. Ma sta andando bene e alcune soddisfazioni le stiamo ottenendo. La sfida si fa interessante. Dall’osservatorio rai contro gli stereotipi di genere, alla formulazione di alcune proposte innovative su authority di genere, gender budgeting. Già diversi eventi ai quali hanno partecipato moltissime persone. Il più affollato quello di Milano, nel giugno scorso, con quasi 400 persone. E recentemente la prima assemblea generale per fissare gli obiettivi e discutere insieme. La prossima a fine novembre per lanciare le nostre idee e farle conoscere ancora di più, fino a mettere su vere e proprie campagne pubbliche e politiche.
Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare. Ad maiora….