di Caterina Della Torre
Da avvocato a mediatore. Per una giustizia piu’ veloce, meno litigiosa e piu’ facilitativa.
Una vita tra due mondi, il vecchio ed il nuovo, ma anche tra due culture, nord e sud Italia, quella di Giulia Perri avvocatessa milanese che si occupa di mediazione.
Nata New York nel 1957, da genitori italiani., ha vissuto negli Stati Uniti fino al 1963, quando la mia famiglia tornò in Italia, a Napoli.
Nel 1973 si trasferi’ con la famiglia a Roma e poi nel 1975 approda a Milano dove vive attualmente.
Che studi hai fatto?
Il Liceo Classico, l’Umberto I di Napoli, il Vivona di Roma e poi il Beccaria a Milano, dove, mi ricordo, era appena arrivato, fra lo scandalo generale (un cantante che insegna!!) il prof. Roberto Vecchioni, b che insegnava in un’altra sezione, bma che incrociavo spesso nei corridoi della scuola.
Di cosa ti sei occupata finora?
Mi sono laureata in giurisprudenza e faccio l’avvocato dal 1985; beh, i primi anni ho fatto la gavetta, e anche durissima! Ho iniziato a occuparmi di diritto amministrativo nel 1987 e da allora non ho cambiato settore. Mi sono interessata, con grande fatica, coinvolgimento e passione, nelle tematiche più diverse dall’urbanistica, agli appalti, alla sicurezza, all’ambiente, per poi concentrare la mia attività sull’assistenza alle aziende nel settore ambientale e nella gestione dei contratti. Mi è sempre piaciuto partecipare alla vita delle aziende che ho assistito, confrontandomi con i problemi reali, lavorando in team con i tecnici, gli ingegneri, gli specialisti. Iniziavo ad annoiarmi a passare le ore seduta davanti alla scrivania a scrivere, e ho deciso di diventare un avvocato pronta a correre con la valigetta, un po’ come il medico di famiglia di una volta….
Ho anche lavorato per quattro anni in azienda – dal 1990 al 1994: questa esperienza mi ha permesso di confrontarmi con i problemi concreti e ha lasciato un “imprinting” indelebile anche quando sono tornata alla libera professione, nel 1994, che mi ha indotto a quel “taglio”pratico di cui dicevo prima.
Ed ora?
Attualmente ho affiancato alla mia attività “classica,” quella di Mediatore professionista. Mi sono decisa a questo passo dopo l’entrata in vigore della normativa che ha previsto l’obbligo della mediazione per molte materie, tra cui le locazioni, le successioni, la diffamazione a mezzo stampa, la responsabilità del medico e dal marzo dell’anno prossimo anche le vertenze condominiali e quelle derivanti dalla circolazione stradale. Una vera e propria rivoluzione, che comporta l’apertura ad un nuovo approccio, che condivido e mi stimola a nuove “avventure” professionali.
La mediazione e’ un nuovo strumento introdotto da Alfano?
La mediazione viene da lontano: è dal 1998 che la Comunità Europea caldeggia la procedura della mediazione: prima nel settore della tutela dei consumatori, poi allargando il tiro alle controversie civili e commerciali.
Nel 2008 la Comunità ha approvato la Direttiva n. 52 disciplinando la procedura e fissandone i principi generali, cui il Governo si è allineato, prima con la Legge delega del 2009, poi con il Decreto Legislativo n. 28 del 2010 e il Decreto ministeriale attuativo n. 180 del 2010.
A cosa serve, a chi è davvero utile?
La mediazione è utile a tutti, senza distinzione.
La mediazione si deve concludere al massimo entro 4 mesi ed ha un costo di gran lunga inferiore ai costi di un giudizio. Le prime stime dicono che il 70% delle procedure si concludono positivamente in un arco di tempo brevissimo.
Le parti trovano un accordo solo se lo vogliono, se è di loro interesse, se lo trovano soddisfacente, trovando nel mediatore un professionista capace di ascoltare le loro ragioni e di guidarli nell’individuare quali siano i loro reali interessi.
Quindi, massima libertà: il mediatore offre solo un supporto professionale mantenendo una posizione assolutamente imparziale.
L’accordo può essere reso esecutivo con l’omologazione da parte del Tribunale e prevedere anche delle penali: questo garantisce alla parte in caso di inadempimento dell’altra parte, la possibilità di avviare una procedura esecutiva, ma senza le lungaggini e le spese di una causa.
Toglie un peso dalle spalle degli avvocati? Anche lavoro? O fa andare più velocemente le pratiche?
Le “pratiche” si velocizzano in un modo impressionante: dalle prime stime risulta che il 70% delle parti trova un accordo in circa 40 giorni!
Molti avvocati ha fatto muro contro la mediazione. Attualmente, però, vi è un confronto molto serrato tra gli organismi di rappresentanza degli Avvocati e il Ministero della Giustizia, per “trovare” la quadra su alcuni aspetti: tra l’altro, è stato chiesto che diventi obbligatoria l’assistenza del legale nel corso della procedura di mediazione, il che mi pare ragionevole e opportuno, perché la parte senza avvocato è sicuramente più “debole” di chi sia adeguatamente assistito.
Alcuni avvocati temono che la procedura di mediazione possa loro sottrarre lavoro.
A prima vista potrebbe sembrare così. In realtà, si aprono nuove prospettive per gli avvocati, anche per i giovani, che possono assistere le parti nella mediazione, aprendosi ad una nuova impostazione, non più “litigiosa” ma “facilitativa”, per favorire l’accordo.
Si andrà in causa solo quando è veramente necessario, i tribunali funzioneranno meglio e anche per gli avvocati sarà meno frustrante seguire i propri clienti in una causa che invece di durare cinque anni, si prolungherà solo per il tempo necessario.
Cosa bisogna fare per diventare specialisti in mediazione?
Per diventare mediatori professionisti, si deve frequentare un corso della durata di 50 ore, teorico e pratico, presso gli Organismi di conciliazione riconosciuti dal Ministero della Giustizia. Al termine del corso si supera un esame, anch’esso teorico e pratico.