di Caterina Della Torre
Figura necessaria se non indispensabile in Italia. E se fosse femmina?
In Italia il/la commercialista è una figura sicuramente necessaria per districarsi tra le varie entrate e tasse e non ultimo per capire come mettersi in proprio, utile quindi anche per l’aspirante imprenditrice che cerca cosigli per dare il giusto assetto, giuridico e fiscale, alla nuova attività da avviare.
Sono molte le donne che intraprendono quest’attività, provenendo dalla facoltà di Economia e Commercio (Ordine dei Commercialisti) con lauree triennali o quatriennali dell’ordinamento tradizionale e poi avviano una propria attività come commercialista.
Un tempo si poteva diventare commercialisti proveniendo anche da studi di ragioneria. E’ questo è il caso di Ketty Stoppa, giovane ragioniera commercialista lombarda, madre di due figli, che dal suo studio di Garbagnate milanese, gestisce società, aziende e persone, marito e figli.
Come hai cominciato Ketty?
Mi sono diplomata a Milano con il massimo dei voti ed anche all’esame per diventare ragionere commercialista, mi sono qualificata tra i primi. Questo non per dire che sono più brava di altri, ma per far comprendere a chi legge la mia intervista che il mio lavoro mi piace e lo seguo volentieri. Anche nella giungla di norme e regolamentazioni che la mia professione richiede per tenersi aggiornate
Qual è il tuo settore di specializzazione?
Gli ambiti di azione del commercialista sono molto diversificati.
Si va dalla revisione e formulazione di giudizi sui bilanci di imprese ed enti, alla valutazione di aziende, dall’assistenza e rappresentanza davanti agli organi della giurisdizione tributaria all’incarico di curatore, commissario giudiziale e commissario liquidatore nelle procedure concorsuali, giudiziarie e amministrative.
Senza dimenticare le funzioni di sindaco e di componente di altri organi di controllo o sorveglianza nonché la valutazione, in sede di riconoscimento della personalità giuridica di fondazioni e associazioni, dell’adeguatezza del loro patrimonio.
Insomma, sei indispensabile!
Non proprio, ma necessaria sì. Il parere del commercialista viene richiesto anche quando c’è da mettere a punto un piano di programmazione economica, rendicontare l’utilizzo di finanziamenti pubblici oppure certificare investimenti ambientali per godere di agevolazioni.
Quanti sono i commercialisti iscritti all’albo in Italia?
Sono circa 57mila, mentre i praticanti sono circa 40mila.
Ma oggi, un ragioniere può diventare commercialista?
No, i due albi quello dei ragionieri e dei dottori commercialisti sono stati unificati. Per diventare commercialista bisogna aver conseguito una laurea triennale o quadriennale e successivamente fare pratica presso lo studio di un commercialista.
E poi?
Dopo il praticantato c’è l’esame di Stato: prove scritte (su ragioneria generale e applicata, revisione aziendale, tecnica industriale e commerciale, tecnica bancaria, tecnica professionale, finanza aziendale, diritto privato, diritto commerciale, diritto fallimentare, tributario ed elementi del diritto del lavoro e della previdenza sociale) e in una orale (che verte su argomenti come informatica, sistemi informativi, economia politica, matematica e statistica, legislazione e deontologia professionale e materie oggetto delle prove scritte). Chi supera l’esame diventa commercialista a tutti gli effetti e può iscriversi all’albo.
Trovi che il lavoro di commercialista si adatti ad una donna?
Certo e perché no? Le donne sono sempre state delle buone amministratrici e perche’ non farlo a casa degli altri? Inoltre è questo un lavoro che puoi gestire facilmente, contemperando i tuoi impegni famigliari. Anche se talvolta interferiscono e ti trovi a dover fare le ore piccole per finire il tuo lavoro.
Lo consiglieresti alle lettrici di dol’s?
Senz’altro. È un lavoro che si adatta molto bene ai tempi e alla mentalità femminile. Anche se i grossi studi poi…sono tenuti da uomini.
Come nasce la figura del commercialista
La figura del commercialista nasce a Venezia nel 1581 con il nome di Rasonati dei quali la Repubblica di Venezia istituì il Collegio, con il fine di garantirsi professionisti affidabili e capaci per l’amministrazione della cosa pubblica. La loro abilità divenne nota in Italia ed in Europa al punto da richiamare nella città lagunare i numerosi studiosi che volevano apprendere il metodo veneziano. Per tutti i secoli successivi, negli Stati e nelle città italiane, nacquero in momenti diversi i Collegi dei Ragionati che, con l’unità d’Italia e il 1° Congresso Nazionale della categoria del 1879, prepararono il campo alla legge n.327 del 15 Luglio 1906, istitutiva della moderna libera professione, esercitabile soltanto da parte degli iscritti nei vari Collegi. Nel luglio 1906 si arriva alla legge n°327 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n°167 del 18 luglio 1906, sull’esercizio della professione di Ragioniere, nella quale viene fissato che l’esercizio pubblico dell’attività di Ragioniere spetta unicamente agli iscritti ai Collegi.
Oggi: la consulenza del commercialista ha visto aprirsi nuovi spazi nell’attività di Borsa, nel campo del leasing, del factoring, del marketing ed in altri settori parabancari.