Come vivere nel paese più maschilista del mondo. Intervista a Caterina Soffici
Il titolo sembra una boutade pubblicitaria, uno scherzo, un gioco di parole, una canzonetta, ma appena si inizia la lettura, le pagine sembrano venirti incontro e darti quello che stai cercando. Tu, una donna.
Così ho detto ad una giovane ragazza che vagava indecisa tra gli scaffali della Feltrinelli di p.zza Piemonte ed alla fine, disorientata dal titolo accattivante ma ingannevole, aveva volto lo sguardo verso di me. “E’ molto bello signorina, vedrà che le piacerà. Sembravo una commessa del negozio, ma ero veramente convinta di ciò che asserivo, senza piaggeria.
Il libro di Caterina comincia con la descrizione di numerosi scatoloni che si stava accingendo a buttare via. Pieni di carte e di ritagli di giornali che nel corso degli ultimi 10 anni aveva raccolto sui temio relativi alle donne ed ai probemi a queste connessi.
Un’operazione che aveva svolto non solo come giornalista, ma come donna interessata a capire come si muoveva il mondo delle parole e dei fatti.
Caterina Soffici, fiorentina, vive a Milano con il marito e i due figli. Ha lavorato per Paese Sera, la Repubblica, Italia Oggi, L’Indipendente. Per dieci anni, fino al 2008, è stata la responsabile delle pagine culturali del Giornale. Ha collaborato a programmi televisivi e radiofonici per Rai Due e Radio3. Scrive di cultura e attualità per Il Riformista e Vanity Fair.
Abbiam voluto saperne di più e l’abbiamo incontrata per un caffè.
Perché è nato il tuo libro, qual è l’obiettivo principale?
Gli obiettivi erano due. Il primo era di raccontare una realtà che si dà spesso per scontata ma che le donne spesso non conoscono. La prima reazione, infatti, al sottotitolo, è stata ” non è vero che si vive in un paese maschilista”, poi dopo averlo letto molte hanno ritrattato.
Ho raccontato tutto in veste di storia per rendere più facile l’approccio alla lettura.
Il secondo obiettivo era spingere le persone a reagire.Volevo che le persone si sentissero colpite da ciò che leggevano. E ciò l’ho raggiunto perché molte persone mi scrivono le loro opinioni indicandomi la strada che percorrerebbero. Volevo che queste uscissero dalla bolla in cui si trovavano a vivere e che cominciassero chiedersi cosa potessero fare.
Ma le donne hanno le idee chiare?
Alcune sono disorientate, ma ciò che io racconto è vero e sempre facilmente verificabile.
Oltre a storie di donne straniere, tu parli anche di donne italiane. Che reazione c’è stata? Per esempio la storia della Carfagna?
Già, la storia di una donna che viene dallo spettacolo messa alle pari opportunità. E’ uno schiaffo al mondo femminile a cui è dedicato questo ministero. E’ la storia del velinismo come si è insinuato dallo settacolo alla politica. Io cerco di spiegare le origini di questa vicenda, partendo da Flavia Vento, la protovelina che non riesce a compiere il passaggio, in mancanza dell’uomo forte o mallevadore. Questa è la sezione che si occupa della politica, sempre in modo assolutamente comprensibile per il lettore/lettrice. Con la Vento nasce una nuova specie che si sublima alla fine nella Carfagna.
Ma questo lo lasciamo leggere nel libro al lettore curioso. Qual è la storia che ti è piaciuta di più?
Difficile fare una domanda del genere ad una scrittrice….Se proprio devo dirlo…quella di Jenny Coraggio. Avevo letto un articolo sul New York Times” e poi attraverso ricerche su Internet e bibliografiche ha messo su un movimento assolutamente pacifico… Da sola.
Dai..lasciamo al lettore. Caterina racconta le sue storie con tanto entusiasmo che sembra che le abbia appena sentite e scritte…Narra di storie di donne speciali, o che speciali sono diventate per la loro stessa volontà e determinazione o per occasioni che le hanno aiutate. Ma alla fine del suo libro Caterina proponi anche alcune soluzioni.
Sì, sono le mie soluzioni, a cui sono arrivata attraverso la riflessione sui casi riportati. Soluzioni che vanno bene per me. Ma che spero anche le tue lettrici condividano.
Ho voluto coinvolgere nel mio libro non solo donne colte, ed intellettuali, ma anche quelle che ogni giorno sperimentano sulla loro pelle le disparità nel lavoro, nella famiglia, nello studio, senza voler alzare altari femministi, ma cercando di far comprendere alle donne che non è vero che tutto sia a posto, che non siamo disuguali. L’uguaglianza, quella vera è lontana da venire, anche se ci vogliono fare credere del contrario.