Il gentil sesso non ama più lo champagne.
Champagne no grazie! Meglio un rosso fermo, con poco legno evidente, rotondo, caldo, importante, invecchiato, con struttura purché morbido. E adatto al proprio palato. Anche se senza “corona”.
E’ così che le donne italiane dai 25 ai 55 anni preferiscono il vino. Certo, non disdegnano i bianchi, purché importanti, aromatici e sapidi. Ma nessuna predilezione per il principe d’Oltralpe. Neanche nel caso di una cena romantica, in cui il calice viene eletto a strumento di seduzione. Eh sì, perché il gentil sesso nei confronti di Bacco risulta esigente e, soprattutto, più autonomo.
Lontana dai cliché, ancora subiti dall’uomo, la “enoappassionata” rivela atteggiamenti quasi “pionieristici”. Quando si accosta al nettare degli dei, lo fa per farsi un’idea propria e scoprire che non ne esiste uno universale, valido in ogni occasione e capace di assecondare tutti i palati. Bere vino, per lei, significa, come afferma qualche produttrice, “annusare se stessa, scoprirsi fino in fondo. E alla fine, farsi felice con quel solo bicchiere che sarà in grado di saldarsi perfettamente con le sue esigenze, il suo carattere e la circostanza”.
L’uomo, no. E’ ancorato alla tradizione. Sceglie un vino solo per esibire le sue conoscenze, il suo status, la sua mascolinità. In pubblico ha paura di “respingere” uno champagne. Nelle degustazioni ad occhi bendati teme di sbagliare. La donna, al contrario, ha capito che non esiste un vino à la page, dettato dalla storia. E che è preferibile la ricerca continua. Anche a costo di errori.
Ma come è cambiato il consumo di vino nella Penisola?
Ad accostarsi a Bacco sono sempre più donne del Nord che lavorano, con un alto livello culturale. Studentesse che, avendo parecchio tempo libero, frequentano corsi da sommelier. O coloro che spesso si sono avvicinate al mondo del vino per condividere questo interesse con il proprio marito, ma che poi si sono appassionate e sono diventate più esigenti della loro dolce metà. Le consumatrici di vino appartenenti a quest’ultimo target sono attente anche in cucina. Tanto che preferiscono un vino non briccato”, cioè in tetrapak, per la preparazione dei piatti. Cosa che, invece, sembra permanga ancora in fasce medio basse. Tra le quali non si va per il sottile, dal momento che il “vino è tanto per cucinare”.
Insomma, l’atteggiamento delle donne rispetto al vino è decisamente consapevole e maturo. E frena sempre più le resistenze “mache” di quei consumatori che parlano ancora di “vini da donna” se non da bambini, per indicare quelli dolci, i cosiddetti vini “marmellata, a volte primi banchi di prova per il cosiddetto sesso debole.
Critiche e risolute, competenti, dotate di un olfatto più sensibile, in grado di percepire difetti e sfumature quasi impercettibili, come viene fuori dal Social Network Wine & Food Vinix.it, fondato da Filippo Ronco, le donne appaiono meno inclini ad apprezzare vini ruffiani, e più affascinate da quelli franchi.
Purtroppo, però, e soprattutto al Sud, il vino non lo scelgono loro nei ristoranti e negli acquisti. E questo a differenza di quanto avviene negli USA, dove sembra che oltre l’80% degli acquisti di vino sia fatto da donne. E non è tutto. Le consumatrici italiane, soprattutto meridionali, non hanno ancora la possibilità di sceglierne uno extraregionale quando sono al ristorante. Resiste il “galateo” meridionale, abbinato ad una cucina locale spesso forte e imperante, che richiede vini autoctoni.
Se le casalinghe consumano più all’interno della famiglia, le donne che hanno un lavoro dipendente bevono a cena e a casa. dopo il lavoro. Le studentesse nei pub di sera con gli amici o all’aperitivo. Le donne con lavoro autonomo o le professioniste preferiscono bere al ristorante.
E la tipologia?
Lo champagne, bevanda impegnativa, non è fra i preferiti dalle donne competenti . E viene consumato solo in rare circostanze.
Idem per un Franciacorta, che viene ordinato nel 90% dei casi per ignoranza, abbinato nei modi più sbagliati e perversi. Nel ventaglio dei prediletti non manca il Brunello.
I numeri?
Cresce il numero delle enotecarie, che hanno un buon occhio per il rapporto prezzo – qualità e grande disponibilità verso il cliente. E quello delle donne sommelier. Secondo Sofia Rocchelli, responsabile comunicazione dell’agenzia Maurizio Rocchelli specializzata in servizi di marketing per il settore vinicolo, dieci anni fa i corsi erano ancora frequentati in netta maggioranza da uomini, oggi la presenza femminile rappresenta almeno la metà dei partecipanti.
A conferma che il mondo del vino si stia tingendo sempre più di “rosa” ci sono i dati del Censis Servizi spa.
A sentire Fabio Taiti, presidente, dal 1990 ad oggi si sono registrati quattro fenomeni. L’universo delle consumatrici è dell’ordine di 13 milioni di persone. Beve più di mezzo litro di vino al giorno solo il 2% delle italiane. Cresce del 5% il consumo “saltuario di vino fra le giovani di 18-24 anni. Diminuisce tra il 4 ed il 7% il consumo “occasionale” del vino fra le donne dei gruppi 45-64 anni e ultrasessantacinquenni.
Per Taiti competenza e appartenenza a definiti cluster tipologici sembrano i due assi, sui quali sta crescendo in questi anni il rapporto delle donne con il vino. I 13 milioni di italiane sopra i 14 anni che bevono quotidianamente o saltuariamente vino, appartengono a cinque diversi gruppi di culture. Alla base 3 milioni di “consumiste”, ancora orientate dalla tradizione e dal rapporto qualità-prezzo. Poi 4 milioni di “eclettiche” indirizzate nella scelta dei vini dai consumi del tempo libero e del fuori casa. Al centro 1 milione di “appassionate”, sempre più competenti ricercatrici di “esperienze” evolute. In alto 4 milioni di “emergenti”, donne in carriera decisamente influenti in fatto di trend e di brand. In testa 1 milione di “eminenti” con scelte elitarie dei vini ispirate dai comportamenti del lusso.
Per concludere, secondo lo studio del Censis, appaiono evidenti quattro fenomeni : l’accesso delle giovani al vino avviene sempre meno per tradizione (familiare o territoriale) e sempre più per concessione alle tendenze di moda. La competenza specifica in materia di vino (ma meno di alcolici) è promossa da curiosità e selettività, tipicamente femminili. I rapporti con l’edonismo propongono paradigmi di rappresentazione di sé molto al femminile. La dinamica dei processi sembra più generata all’interno di distinte tribù di appartenenza che promossa attraverso gli strati di una segmentazione classista dei consumi.
Articolo correlato (con video) >> Tutte le donne di Terroir Vino.
2 commenti
Sono tante le donne coinvolte nel vino, dalle appassionate alle sommelier alle produttrici. Che grazie al web si sono aggregate. Faccio parte di Vinix Social Network da 5 anni, vado a molte rassegne enologiche italiane e seguo quelle straniere online e vedo il pubblico: le donne sono indubbiamente una parte fondamentale del mondo del vino.
Vivo il mondo del vino (rosso tra l’altro) da molti anni e ho raccolto le mie riflessioni in questo post di qualche tempo fa che si chiamava “Le donne bevono” (http://lapillolarossadigrimilde.wordpress.com/2011/11/21/le-donne-bevono/).Il concetto è che benché il mondo vinicolo si stia femminilizzando da ogni punto di vista, ai vertici delle istituzioni non ci sono donne, se non in rarissimi casi.