E’ un gioco di ruolo nel quale ogni seduttore diviene contemporaneamente anche il sedotto.
Quando si parla di seduzione, quasi per forza, da millenni, si è portati a pensare all’immagine dell’uomo, il seduttore, il Don Giovanni, l’eccellente corteggiatore e malandrino.
Si sa, invece, che la vera conduttrice nel rapporto tra partner è sempre stata ed è la donna che non solo decide se accettare il corteggiamento o respingerlo, ma è sempre in grado di scegliere, con buona autonomia, da chi farsi corteggiare e con quali modalità eventualmente procedere alla seduzione.
L’arte della seduzione quindi appare totalmente in mani femminili.
E’ un piacevole ed accattivante gioco di ruolo nel quale ogni seduttore diviene contemporaneamente anche il sedotto proprio perché, ricercando nell’altro la conferma della propria capacità seduttiva quindi della propria immagine, egli compensa il proprio narcisismo ed ottiene, in caso di successo, un bel feedback che esalta l’ immagine di sè ed innesca un processo circolare di soddisfazione e bisogno.
Ci sono vari modi per sedurre, si può essere aggressivi o timidi, ci si può esaltare o incensare per ottenere lodi ed attenzioni o invece scegliere di apparire deboli, indifesi o vittime per ottenere la protezione o il compatimento di qualcuno.
E’ come un incontro di fioretto qualsiasi sia il modo di comunicare, dal sms al telefono, dalla lettera scritta a penna alla mail, ognuno dei due soggetti intreccia la rete per catturare l’attenzione e presentarsi come singolarmente diverso dal resto del mondo… un essere unico ed irripetibile.
Negarsi o non concedersi appare una tattica estremamente produttiva , assolutamente seducente proprio perchè sfuggente ed incomprensibile, basta pensare all ‘Angelica di Ludovico Ariosto sempre in fuga inseguita da Orlando e talmente irraggiungibile da farlo uscire di senno.
Meglio apparire e scomparire lasciando solo vaghe tracce di sè al punto tale da suscitare il reale bisogno di una ricomparsa che fa comprendere all’altro quanto forte sia il battito del cuore provocato da un trillo del cellulare o dall’avviso di un messaggio.
Jung dice che l’anima dell’uomo vive solo di relazioni umane e che non vi può essere sintesi di personalità senza il consapevole riconoscimento di ciò che ci lega al nostro prossimo…
Questo ci può far riflettere sulla significatività delle relazioni che intrecciamo.
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