Alessia : “Le mie storie? Si ispirano ai corpi che faccio a pezzi!”
da Tipi tosti
Alessia : “Le mie storie? Si ispirano ai corpi che faccio a pezzi!”
A renderla tosta sono due aspetti: la sua professione, che sconsiglia a chi non sopporta viste e odori spiacevoli e il fatto che a ventinove anni sia già un fenomeno editoriale.
Parliamo di Alessia Gazzola, messinese, anatomopatologo e autrice de L’allieva, un legal thriller, ambientato a Roma ed edito da Longanesi, che ha per protagonista Alice Allievi, una ragazza, specializzanda in medicina legale, un po’ sbadata, che deve affrontare un ambiente lavorativo maschilista e molto competitivo. Sembra che Alice sia l’ alter ego della scrittrice.
Ma come è nata l’idea di un thriller made in Italy?
Ci ho pensato quando ero al primo anno di specializzazione. Volevo scrivere una storia chick-lit, ma poi è venuta fuori una commedia con elementi suspense.
Ha meno di trenta anni e il suo romanzo ha avuto un successo. Scrivere è sempre stato un suo sogno? Ha scoperto per caso di saperlo fare?
Ho iniziato a scrivere quando ero ancora alle elementari. Inventavo favole e piccole storie. E’ una passione che è cresciuta con me, ho continuato a scrivere quando ero al liceo e poi all’Università, e quando sono diventata una specializzanda in medicina legale è stato spontaneo inventare una storia “a tema”.
Quanto ha inciso il suo lavoro di patologo sulla “scalata” del suo romanzo?
Molto, perché mi ha fornito materia prima: spunti, episodi, conoscenze tecniche.
Un episodio, un caso particolare che ha ispirato la sua storia?
Non un caso in particolare. Ho rielaborato e mixato tutta una serie di dettagli e situazioni, che evidentemente si erano fissati nel mio inconscio.
Cos’è per lei scrivere rispetto al lavoro che fa?
E’ un rifugio dalla quotidianità, specie quando si fa schiacciante. E’ un’esigenza fisiologica, come mangiare.
Di preciso, cosa fa un patologo?
Innanzitutto, la specializzazione, in Italia, è in Medicina Legale. La patologia forense è una branca della medicina legale. Chi si occupa di patologia forense pratica prevalentemente la medicina necroscopica, quindi quelle attività più note all’immaginario collettivo: le autopsie. In realtà, poi, il medico legale si occupa anche di altri settori, primo su tutti, quello della responsabilità professionale.
Un’ attività che richiede fegato e stomaco!
Sì, non è per tutti. Specie, per chi non sopporta viste e odori spiacevoli. Diciamo i tipi impressionabili.
Cosa le lascia una giornata di lavoro?
Spesso lascia pensieri spiacevoli. Per esorcizzarli scrivo storie divertenti, in cui la medicina legale è una professione come un’altra.
Cos’è per un patologo un corpo umano?
Un corpo umano morto è materia di studio. La vita, il dolore, non gli appartengono più.
C’è’ un autore che le piace in modo particolare?
Amo molto i libri di Murakami Haruki, Banana Yoshimoto, Marcela Serrano, i romanzi di Jane Austen e Cime tempestose di Emily Brontë. Ho amato L’aggancio di Nadine Gordimer, un romanzo di straordinaria bellezza; Possessione di Antonia Byatt; Il tè nel deserto di Paul Bowles; D’amore e ombra di Isabel Allende; i libri di Ryszard Kapuscinski, Ebano su tutti; Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. E ovviamente, nemmeno a dirlo, Sophie Kinsella ed Helen Fielding. Agatha Christie. Come si può intuire, sono decisamente onnivora.
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