di M.P.Ercolini
Insegnare la letteratura in un’ottica di genere. Nel canone letterario le donne non ci sono
Il canone letterario, di cui noi tutti ci facciamo interpreti, è il risultato di un processo scolastico: si forma a scuola e si tramanda con la scuola. Nato con Francesco de Santis, ai tempi dell’Unità d’Italia è un binario che dobbiamo in gran parte accettare e che offre limitato margine di manovra.
All’interno di esso le donne di fatto non ci sono e la scuola democratica ha il dovere di segnalare a ogni studente questa sua particolarità.
Voci anche forti di donne non sono mancate nella letteratura italiana, ma debole è stata la storia che non le ha ricordate, e la storia è il canone.
Luigi Oreste Rintallo si rivolge a docenti e studenti della scuola superiore proponendo percorsi interdisciplinari tra le letterature, rispettosi del canone ma attenti a generi e differenze, con l’intento di sviluppare una riflessione collettiva sul concetto di diversità nella società moderna
Avere uno sguardo di genere sulla letteratura non significa limitarsi a leggere opere di donne, ma interrogare le opere scritte dagli uomini e dalle donne per capire come è stata costruita la cultura di genere: il primo passo consiste nell’osservare quale valore venga attribuito ai due sessi nelle rappresentazioni letterarie.
Una seconda fase consiste nell’interrogarsi sulla relazione che intercorre fra i due generi e sui relativi stereotipi della nostra tradizione.
La letteratura è generosa di contenuti da questo punto di vista, bisogna soltanto farli emergere, senza scostarsi necessariamente dal canone.
In quest’ottica, il percorso si snoda tra contesti geografici e storici molto diversi e ci porta da Ariosto a Bassani, da Virginia Woolf a Marco Lodoli, da Flaubert a molte scrittrici d’oltre oceano.
Attraverso un processo di inversione dei codici abituali, Ariosto presenta in modo radicalmente innovativo le figure femminili.
Già nel primo canto dell’Orlando Furioso, l’autore inverte i codici e trasforma Angelica, da “trofeo dei paladini, in donna scaltra che sa badare a se stessa. Nel ventesimo canto introduce un altro tema interessante: quello della donna-soldato, in un gioco di stereotipi invertiti e di codici alterati. Nel canto trentasettesimo passa a un vero e proprio elogio delle donne del suo tempo, finalmente libere di scrivere, dopo che per secoli sono state allontanate dall’inchiostro e tenute in minorità dagli uomini, perché gli uomini, per paura, volevano nasconderne il valore. E qui, Ariosto cita Vittoria Colonna, l’autrice affermata, l’amica di pari livello, colei che renderà eterno il nome del marito. Il caso di Vittoria Colonna è emblematico: per valorizzarne il merito la si paragona a un uomo.
Dalla Ferrara di Ariosto a quella di Giorgio Bassani.
L’autore racconta la storia di Athos Fadigati, medico ben voluto da tutti ma condannato alla solitudine quando manifesta la sua omosessualità: in parallelo alla differenza uomo/donna, SI presenta l’interpretazione della diversità omosessuale attraverso il romanzo ”Gli occhiali d’oro.”
Dal contesto storico della Ferrara degli anni ’30, si evidenziano le differenze fra l’età della narrazione e il loro quotidiano, sviluppando una più generale riflessione su diversità, omologazione, intolleranza, libertà.
Tanti personaggi femminili sono stati interpretati e raccontati da poeti e narratori, che al di là dei ruoli familiari e sociali ne condividono gli archetipi e cercano di andar oltre le dicotomie di genere.
Attraverso la scrittura di Beauvoir, Ayn Rand, Yourcenar, Nemirovsky, Ortese, Tamaro si ascolta l’altra voce del ‘900 e si capisce come l’ottica femminile sappia farsi universale.
Il modo di pensare delle donne oltrepassa le frontiere geografiche e storiche:
Sor Juana ed Emilia Pardo Bazan, due donne, due percorsi all’insegna dell’emancipazione attraverso la scrittura.
Nell’ambito della letteratura inglese i testi di Virginia Woolf sono tra i più adatti a favorire la consapevolezza degli studenti su stereotipi e differenze di genere.
Nell’opera ”Una stanza tutta per sé”, l’autrice tratta dei limiti imposti alla creatività femminile dalla dipendenza economica e morale dall’uomo e dalla mancanza di cultura. Judith, l’immaginaria sorella di William Shakespeare non scriverà poesie, né andrà a scuola. Rimasta incinta dopo una violenza, morirà suicida in una notte d’inverno.
Il film Shakespeare in love, può fornire un ulteriore spunto didattico per riflettere sul conflitto tra vocazione personale femminile e convenzioni sociali: la protagonista riscatta tutte le sue sorelle più sfortunate.
Leggere ad alta voce la letteratura anglofona prodotta dalle scrittrici di India, Caraibi e Africa serve a capire il rapporto da loro instaurato fra lingue madri e inglese.
In ottica di genere è possibile operare collegamenti diacronici anche nella letteratura francese.
Le illusioni di Emma Bovary, descritte da Gustave Flaubert, rivivono nei sogni dei fotoromanzi moderni, in un curioso percorso fra romanzo e fotoromanzo, alla scoperta di stereotipi ricorrenti e fumetti anti-femministi, per sorridere con le classi e farle al contempo riflettere.
L’autore
Luigi Oreste Rintallo insegna Italiano e Storia all’IIS Carlo Urbani di Roma.
Laureato in lettere nel 1986, pubblicista dal 1991, ha scritto su vari periodici. Ha curato per il Dipartimento di Studi politici della Università “La Sapienza” la traduzione dall’inglese del volume di Eric Voegelin, Anni di guerra edito da Rubbettino.
5 commenti
Interessante, ma dove sono per l´appunto le autrici italiane? Solo la Tamaro? Esistono sicuramente autrici più rappresentative, senza nulla volerle togliere, che potrebbero andare a contribuire alla formazione di questo canone. Comunque un´iniziativa meritoria. Prima di oggi non avevo mai riflettuto quale “buco” effettivamente sia presente nella letteratura italiana per quanto riguarda la letteratura femminile, soprattutto a livello scolastico.
L’elenco nelle presentazioni è ovviamente ristretto e, fra l’altro, risale a qualche anno fa. Oggi le donne scrittrici in Italia sono molte, anche se poche hanno saputo universalizzare i propri contenuti preferendo rincorrere anche loro le mode. Ortese e Tamaro restano comunque fra le autrici che pesano.
Lascio la risposta al tuo quesito a Mary Nocentini, docente di letteratura al Liceo Classico Statale J.Joyce – Ariccia (Roma).
La risposta rischia di essere incompleta e schematica a causa della notevole quantità di donne scrittrici a cui potremmo fare riferimento. Ma solo per iniziare, suggerisco di tornare un po’ indietro con gli anni. Potremmo leggere “La cattiva figlia” di Carla Cerati (1990). In generale nei testi di questa scrittrice è facile individuare il tentativo di mantenere il punto di vista femminile e lo sforzo di liberarsi dai ruoli affettivi per ritrovare l’identità più vera della persona. Ma non dimenticherei Alba De Cespedes ( “Quaderno proibito”,1952; “Dalla parte di lei”,1949; “Il rimorso”,1963). Interessantissimo il romanzo di Goliarda Sapienza, “L’arte della gioia” che è stato pubblicato postumo, integralmente, solo nel 2003. Sono romanzi di donne in cui le donne protagoniste cercano e creano spazi nuovi fuori e dentro di loro, all’interno delle grandi vicende della storia. È anche molto difficile, talvolta, inserire le scrittrici all’interno di correnti letterarie italiane chiaramente codificate. Se questo aspetto della loro scrittura contribuisce a tenerle lontane dal canone letterario, le rende però interessantissime per la loro ricerca personale ed ideologica. Tra le più giovani solo due nomi: Rossana Campo e Silvia Ballestra.
Vorrei citare una autrice che ormai nel canone letterario è stata accolta e che probabilmente rappresenta una delle voci più alte del ‘900 italiano: Elsa Morante. La Morante, pur non riconoscendosi in una scrittura al femminile-ha più volte chiarito di un volersi definire scrittrice ma scrittore-produce una letteratura che assume in modo intrinseco un punto di vista ‘altro’e, anche quando parla al maschile,guarda al mondo e alla storia con lo sguardo eccentrico di chi non ha potere: bambini e ragazzi, donne, animali.Mi sembra interessante poi che l’attenzione all’animale,reale o simbolico, espressione di una naturalità innocente, amorevole e dolorosa, accomuni due grandi autrici come E. Morante e A.M. Ortese.