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    Home»Donne digitali»Ma che folla c’è in salotto
    Donne digitali

    Ma che folla c’è in salotto

    DolsBy Dols15/01/2012Updated:23/06/2014Nessun commento7 Mins Read
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    Racconta Donatella Caione, donandoci una pagina del suo libro…

    Donatella Caione, che ai tempi della nascita di dol’s aveva un sito dedicato a mamme e genitori : ”Il nido.org” Lasciamo a lei stessa raccontare.

    ‘Intorno al 95-96 si cominciava a parlare sempre più di Internet, e quel che della telematica avevo conosciuto negli anni passati mi aveva entusiasmato troppo, e io, che intanto ero diventata mamma di due bimbi, attività che svolgevo a tempo pieno, mi stancai presto di seguirne lo sviluppo solo attraverso i giornali. Quindi, a fine ’96, comprai un bel Pentium IBM fiammante e immediatamente stipulai un abbonamento con un provider appena nato nella mia città. Cominciai subito a navigare e, figli permettendo, cominciai a cercare di scoprire questo nuovo meraviglioso mondo che non mi richiedeva di cercare la complicità e l’aiuto dei nonni per uscire e di lasciare soli i miei bimbi. Per conoscerlo meglio mi dissi che dovevo diventarne parte e così realizzai le mie prime pagine personali: oggi forse le chiameremmo blog!

    Tutti gli Internettiani allora (stiamo parlando del 96-97) avevano delle pagine personali e attraverso queste si svolgeva una gran parte della comunicazione. Praticamente il numero dei siti più o meno equivaleva quello dei navigatori, ma questo non costituiva affatto una difficoltà! Anzi, le pagine personali erano un modo per individuare persone con interessi affini ai propri e cominciare a conoscerle, per poi approfondire il rapporto. Non c’era spamming, non c’erano quasi siti commerciali e c’era invece un sano spirito pionieristico, che forse faceva sentire un po’ snob, ma che, a ripensarci oggi, fa venire un po’ di malinconia all’idea che sia andato perduto!

    E c’erano i guestbook, attraverso i quali ci si conosceva. Cos’erano? Erano delle pagine, presenti su quasi tutti i siti, a disposizione dei visitatori che, compilando alcuni campi, potevano lasciare nome, indirizzo di posta elettronica ed eventualmente l’indirizzo del loro sito, e i commenti. Solitamente il guestbook era linkato graficamente con l’icona di un piccolo libro aperto.

    Le pagine personali venivano fatte conoscere attraverso le directory dei siti (oggi li chiameremmo portali!) che offrivano lo spazio, ad esempio Geocities. Rilevato da Yahoo quando era il 5° sito più diffuso al mondo, Geocities è stato chiuso nel 2009! Peccato, perchè era un pezzo di storia di Internet ed era uno degli antenati dei moderni social network, con la differenza che essere su Geocities voleva dire saper utilizzare l’html e quindi costruirsele veramente da sé
    le proprie pagine.

    Internet non veniva ancora usato quasi da nessuno per fare business e, a parte qualche banner pubblicitario strapagato a chi osava esporlo (sì perché la pubblicità era ritenuta proprio inaccettabile, su Internet!), era veramente difficile incappare in siti commerciali, così come era difficile che ti arrivassero e-mail.

    Le pagine personali, dicevo! Sì, le pagine personali erano davvero l’anima di Internet all’inizio degli anni ‘90! Ed erano strumenti eccezionali per conoscere persone con interessi simili ai propri. Fu proprio attraverso le pagine personali che conobbi Debora, che poi è diventata la mia amica e socia in rete! Ma ci arriverò con calma!

    Torno invece alla mia homepage: In rete con Donatella. In realtà fondamentalmente le mie pagine nacquero perché volevo imparare l’html e quale modo migliore di imparare se non fare? Ma, a parte la home, in cui inserii un divertente contatore che segnalava i giorni mancanti al duemila, prelevato dal sito di Silvia Agatello, una simpatica web designer più giovane ma molto più esperta di me, dovevo trovare dei contenuti, dovevo parlare di qualcosa… Ero una neo mamma, che sedeva alcomputer con la piccolina che cercava di pestare sulla tastiera dicendo: “Voio il mio goco!” e il grande che mi pregava di farg i rivedere quel bel sito con le foto di tanti animali! Decisi quindi di parlare di loro, di come giocavamo al computer insieme, di quali siti visitavamo, di perché non fosse giusto demonizzare l’uso di Internet da parte dei bambini.
    Parlavo anche di altri siti di donne, di cui feci una piccola raccolta (erano talmente pochi!), delle donne che conoscevo navigando, quelle sui siti delle quali trovavo notizie interessanti, idee simpatiche. E via via che le mie piccole pagine personali crescevano, decisi anche di condividere quel po’ che avevo imparato sul web design: quali programmi usare, dove trovare informazioni e tutorial, da dove scaricare dei java script divertenti.

    A rivedere oggi quelle vecchie pagine sembra che non siano passati una decina d’anni, ma almeno 50… tanta è la velocità con cui il web si è evoluto e trasformato! È un po’ come rivedere delle foto in bianco e nero, magari un po’ ingiallite e sciupate, che però riaccendono tanti ricordi, tante emozioni…

    Ma come è successo che attraverso le pagine personali non mi sia limitata a parlare, ma abbia cominciato a comunicare? Attraverso il guestbook, uno strumento oggi ormai sconosciuto, che era un elemento fondamentale delle pagine personali e che svolgeva un’utilissima funzione di intermediazione, di avvicinamento. Sì, perché era meno diretto della posta elettronica che arriva direttamente nella casella dell’utente.
    Oggi che qualsiasi nuovo utente della rete si trova la casella piena di mail varie (poche davvero interessanti e molte di puro spamming) può essere difficile credere che solo qualche anno fa non era così immediato mandare una mail, in fin dei conti era sempre scrivere a qualcuno che non si conosceva e non si era soliti farlo con la facilità con cui lo si fa oggi. Ecco quindi il ruolo di intermediazione del guestbook: si visitava un sito che si trovava interessante, nasceva il desiderio di comunicare le proprie impressioni all’autore del sito e si lasciava nel guestbook il nome, l’indirizzo e-mail, qualcosa di sé, le impressioni sulle pagine… un po’ come lasciare il proprio biglietto da visita, senza disturbare troppo, in punta di piedi.

    Ricordo bene quando trovai sul guestbook delle mie pagine personali la firma di Minerva: ero ancora una newbie, seppure piena di entusiasmo, e quindi vedere che il terzo messaggio sul mio libro degli ospiti arrivava in un meraviglioso imperfetto italiano, da una città che non sapevo bene se fosse in Spagna o in Messico, mi riempì di gioia.
    (Sulla pagina facebook: Ma che folla c’è in Salotto c’è la riproduzione del messaggio di Minerva sul mio guestbook.)

    Corsi a vedere sull’atlante geografico (beh… oggi sarei rimasta incollata alla sedia e sarei andata su Google prima e poi su Google Earth…!) e scoprii che Guadalajara nello stato di Jalisco era in Messico e non in Spagna, mi feci coraggio e scrissi a Minerva offrendole la mia amicizia.
    Peccato non aver conservato le mail che ci scambiammo, ora la mia posta in arrivo è ben organizzata, suddivisa in cartelle e le mail a cui tengo sono ben conservate, ma allora i cambi di computer e l’inesperienza non mi avevano fatto pensare al piacere che avrei avuto in futuro di rileggere le vecchie mail.

    Le mail di Minerva arrivavano al mattino, le trovavo al mio risveglio. Mi raccontava del marito italiano conosciuto attraverso il vecchio sistema degli amici di penna, della sua bimba appena più piccola del mio e mi fece capire cosa volesse dire avere una amica così lontana, eppure tanto vicina. Come fosse facile raccontare a una persona apparentemente sconosciuta le proprie gioie e i propri dispiaceri, mi stimolò a cercare nuove amiche, a ingrandire la mia piccola rete.

    Mi fece anche conoscere ICQ, che per diversi mesi diventò il mio strumento di comunicazione preferito.
    Che emozione il primo giorno in cui riuscii a collegarmi di pomeriggio, quando lei era al lavoro, e trovai il suo nick Mine tra i miei contatti online! Immediatamente lei mi invitò in chat e quindi provai anche questa esperienza!

    Che strano, dopo che per settimane ci eravamo scritte offline, poter comunicare insieme! Ricordo con piacere l’ingenuità con cui, pensando di averla ancora più vicina, aprii sul desktop la sua foto… mi sembrava davvero di guardarla negli occhi!

    (Tratto da Ma che folla c’è in Salotto, di Donatella Caione, Casa Editrice Mammeonline, formato epub).
    Nota: E poi si sono succedute esperienze, sperimentazioni, amicizie… dal desiderio di comunicare e dall’entusiasmo nel condividere le esperienze e le difficoltà dell’essere mamme nacquero poi i siti dedicata alla maternità… e la casa editrice…

    ibm internet nido
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