di M.P.Ercolini
”Solo due donne matematiche nella storia: Sofia Kovalavskaja ed Emmy Noether. La prima non era una matematica, la seconda non era una donna”.
Emblematica, questa affermazione di Hermann Weyll, allievo di Hilbert.
Non siamo ad Alessandria d’Egitto, ai tempi di Ipazia, ma a Zurigo, verso la metà del ‘900.
Partire dallo stereotipo e dimostrarne la sua infondatezza può essere un cammino interessante e non scontato per scoprire e discutere, in classe, pregiudizi e discriminazioni di genere.
La visione del film di Alejandro Amenába, Agorà, potrebbe accendere la scintilla. Quanto c’è di vero nella storia romanzata dallo schermo?
Giuseppina Albani, intende avvicinare le ragazze alle discipline scientifiche, fornendo loro modelli di figure femminili che con tenacia, preparazione edeterminazione hanno vinto i limiti imposti dalla storia.
Si scoprirà così che le donne, nonostante divieti e imposizioni, hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo del pensiero matematico.
Per ogni donna matematica è stato sviluppato, come approfondimento, uno dei risultati della loro produzione scientifica, scelto in base ai programmi vigenti nella scuola secondaria superiore.
Grazie alla recente pellicola, Ipazia è oggi la più famosa tra
le scienziate dell’antichità, ma non fu la sola. Prima donna, matematica, filosofa, astronoma, di cui si abbia notizia è stata Theano, moglie di Pitagora, che visse nel IV secolo a. C. occupandosi non solo di matematica, ma anche di fisica, medicina e psicologia infantile. Secondo alcune fonti, è l’autrice del primo trattato sulla “sezione aurea”, un concetto di fondamentale importanza per la cultura ellenica, largamente usato in architettura e in arte.
Prima dell’apertura delle università, le donne che riuscivano ad affermarsi erano quasi sempre affiancate da una figura maschile di grande rilievo – un marito, un tutore, un padre o un fratello – in grado di fornire loro l’istruzione che veniva negata dalle istituzioni ufficiali.
In un mondo che non poteva concepire la capacità delle donne di occuparsi di matematica, astronomia, fisica, non era sufficiente la grande determinazione per riuscire a studiare, ricercare, fare teoria.
Anche molto più tardi le donne di scienza ebbero bisogno di un collegamento maschile per entrare nel mondo della ricerca.
Fu così per Maria Gaetana Agnesi, nel XVIII secolo. Suo padre la introdusse alle discussioni filosofiche e matematiche che si tenevano nel “salotto” di casa, allo scopo di esibire le sue doti eccezionali. Ciò le permise più tardi di contribuire alla ricerca matematica, lavorando sulla curva geometrica che porta il suo nome e rientra a pieno titolo nei programmi scolastici.
Analoga opportunità venne offerta a Emily Amalie Noether agli inizi del ‘900, la “non donna” citata da Weyll. Figlia di Max Noether, illustre matematico tedesco, dopo aver ottenuto l’abilitazione per l’insegnamento delle lingue nelle scuole femminili, strappò al corpo accademico una speciale licenza per occuparsi di matematica, solitamente proibita alle donne. Oggi è considerata la fondatrice dell’algebra astratta e ha dato il suo nome ad un importante teorema che si studia nelle scuole superiori.
Esistono ovviamente alcune eccezioni.
Fu grazie al sostegno materno, e non paterno, che Ada Augusta Byron Lavelace si dedicò al calcolo. Figlia del noto poeta, che la abbandonò in tenera età e senza aiuto, fu la prima donna programmatrice della storia dell’informatica, anticipando il concetto di intelligenza artificiale.
Emily Dorrit Hoffleit, grande astronoma del ‘900, riuscì a farsi strada da sola all’Osservatorio di Harvard, pubblicando ricerche e testi di grande rilievo su stelle e trigonometria.
Da sempre le donne si sono impegnate nella divulgazione degli argomenti matematico-scientifici. Come Ipazia, che scrisse i Commentarii per spiegare ai suoi studenti i concetti contenuti nei trattati di Euclide e di Apollonio, così due donne italiane hanno dedicato tutta la loro vita alla didattica della scienza: Maria Montessori, prima donna medico dell’Italia unita e celebre fondatrice di una scuola basata su metodologie scientifiche, ed Emma Castelnuovo, che attraverso osservazioni, manipolazioni e domande aperte è riuscita a trasformare l’apprendimento scientifico in un gioco concreto immerso nella realtà.
Nell’immaginario comune, ancora oggi, lo scienziato ha un volto maschile, malgrado da anni gli istituti scientifici delle università siano frequentati soprattutto da ragazze.
Attraverso l’analisi statistica, questo concetto, solitamente ritenuto un’opinione del docente, e come tale opinabile, diventa un fatto accertato.
La EWM (European Women in Mathematics) ha pubblicato recentemente alcuni dati interessanti: nonostante l’alto numero di studentesse italiane iscritte al corso di laurea in matematica, nel campo della ricerca la loro presenza è esigua, mentre resta elevato il numero di laureate che si dedicano all’insegnamento.
Se ne deduce che il problema della scelta degli studi o del campo di attività subentra soltanto quando si pretende di intaccare il ruolo sociale assegnato dalle donne.
Secondo recenti studi, i ragazzi sarebbero più abili nella risoluzione dei problemi e le ragazze nel calcolo mentale: chi progetta le prove di verifica dell’apprendimento dovrebbe dunque variare la tipologia degli item evitando di sopravvalutare alcune abilità a danno di altre.
Il progressivo estendersi dei metodi di analisi numerica, di ricerca operativa, di analisi dei dati e di statistica alle discipline scientifiche, un tempo puramente qualitative, fa sì che la matematica tenda ad essere sempre più un pilastro di base per la scienza ed è certamente alla matematica che la moderna tecnologia deve il livello dei risultati raggiunti.
Saper elaborare il dato statistico diventa essenziale, per la scienza, per l’economia e per molte altre discipline. In particolare risulta determinante per analizzare le dinamiche sociali.
Istogrammi, diagrammi, areogrammi supportano le abilità matematiche e nel contempo dipingono il mondo. Per evidenziare le problematiche di genere, si possono ad esempio utilizzare i dati relativi alla violenza subita dalle donne o alla risposta a tale violenza.
Molto utili in tal senso le rilevazioni dell’ISTAT (La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia – 21 febbraio 2007 ).
Potrebbero essere messi a confronto i dati occupazionali, la presenza femminile nelle istituzioni e nella politica, le statistiche di genere nazionali ed europee e scoprire con i propri occhi le discriminazioni vigenti.
E per tornare all’esempio di Emma Castelnuovo, attraverso l’osservazione e la partecipazione personale e diretta, la realtà si mostrerebbe nuda e cruda alle giovani generazioni, riducendo resistenze e timori d’indottrinamento.
L’autrice
Giuseppina Albani, laureata in matematica, si è perfezionata in Didattica della matematica e matematica applicata presso l’Università di Roma “La Sapienza e Tecnologie per l’insegnamento presso l’Università Roma Tre. Nel 2001 ha insegnato matematica presso la scuola “Glenbard West High School di Glen Ellyn, Illinois, USA. Insegna Matematica presso l’Istituto professionale Carlo Urbani di Roma.
Informazioni
Il DVD Sui Generis, contenente l’unità didattica, è reperibile in tutte le biblioteche comunali romane e può essere liberamente riprodotto.
Chi non abita a Roma può rivolgersi alla responsabile del progetto:
Maria Pia Ercolini – mpercolini@tiscali.it
5 commenti
Mi è stato segnalato via mail che alcune frasi di questo articolo sono state copiate da una “ricerca italiana sul tema “Donne e Scienza” avvenuta nel 1997 presso il Centro PRISTEM dell’Università Bocconi, uno studio che ha prodotto tra l’altro la mostra “Scienziate d’Occidente. Due secoli di storia” e i libri “Donne di scienza. 55 biografie” e “Scienziate nel tempo. 70 biografie”, scritti con Liliana Moro”.
Sento dunque il dovere di citare la fonte originaria e di dare qualche delucidazione sui fatti.
Il presente articolo costituisce la recensione di una delle unità didattiche realizzate nel 2008/2009 nell’ambito del progetto Sui Generis, afferenti a 20 discipline diverse. Le rispettive autrici hanno creato una presentazione in ppt delle attività didattiche di genere svolte in classe. Per ragioni di leggibilità del power point, i testi riportati non indicavano le singole fonti ma l’ultima slide riassumeva tutta la bibliografia e sitografia utilizzata.
Mi auguro di aver chiarito l’equivoco e di aver restituito la dovuta visibilità alla fonte.
Nessun problema, il post di Maria Pia mi sembra molto corretto. Conosco bene la ricerca del Pristem-Università Bocconi ed è giusto citarla. E’ stato il primo studio in italia sul rapporto delle donne con la scienza e ha ispirato molte iniziative ( mostre, pubblicazioni, dvd) in scuole e istituzioni da Torino a Palermo. E’ importante non cancellare il lavoro delle donne, soprattutto in un campo poco esplorato come quello in questione dove sembra che manchi un punto di partenza, che si debba partire da zero. Grazie Carla
Aggiungo qualche dettaglio sulle opere citate.
Sara Sesti è l’autrice, insieme a Liliana Moro, del libro “Donne di scienza – 50 biografie dall’antichità al duemila”, pubblicato nel 1999 dall’Università Bocconi per la Sezione P.RI.ST.EM. (Progetto Ricerche Storiche e Metodologiche).
Il volume “Scienziate nel tempo. 70 biografie”, delle stesse autrici, è invece successivo all’unità didattica recensita in questo articolo e costituisce l’ampliamento del 2010 della prima ricerca, integrata da un percorso sulla storia dell’educazione e dell’istruzione delle donne e da una bibliografia aggiornata.
Questi testi sono stati enucleate dal progetto sui generis che era gia’ stato pubblicato su dols.net. mi fa picere aver sollevato discussioni sull’argomento, ma non vorrei creare preblemi # m. P. Ercolini
Caterina, ben vengano sempre le critiche, le segnalazioni, gli approfondimenti e le richieste di chiarimento.
Un sapere non condiviso è del tutto sterile.