Pubblichiamo questo articolo apparso dull’Unita’; scritto da Alessia Mosca, deputato PD, perche’ condividiamo gli intenti e soprattutto perche’ ci auguriamo che nella creazione di nuovi posti di lavoro vengano incentivate le fasce femminili.
“Creare occupazione l’obiettivo primario”
Di Alessia Mosca
Da L’Unità, 22 gennaio 2012
Quando si parla di lavoro, specie in momenti di grave difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, il primo obiettivo da conseguire è la creazione di nuovi posti e nuove opportunità. Fatta questa doverosa premessa di impostazione concettuale, si deve fare un altro passo avanti, seguendo a mio avviso due orientamenti: da un lato, l’ordine delle priorità per la riforma del mercato del lavoro dovrebbe essere ribaltata rispetto a quanto accaduto fino ad ora e contemplare ai primissimi posti una seria riconsiderazione delle politiche attive come pilastro centrale della riforma degli ammortizzatori sociali; dall’altro lato, la dimensione europea delle nuove politiche per il lavoro deve essere la cornice ineliminabile, se crediamo che il nostro obiettivo sia il conseguimento degli Stati Uniti d’Europa, ossia un pieno federalismo europeo.
Sul primo punto, le politiche attive del lavoro, il ripensamento della loro struttura è imposto non solo dal nuovo assetto istituzionale che verrà a configurarsi con la riorganizzazione degli enti provinciali, cui oggi fanno capo i centri per l’impiego, ma anche dalla necessità di tenere unita la gestione degli ammortizzatori sociali a quella delle politiche attive. Nella linea più che condivisibile di semplificazione e unificazione degli ammortizzatori sociali, che abbia come intento la riduzione di tutte le disparità oggi presenti nel sistema – allargando le garanzie a tutte le tipologie di lavoratori, a prescindere dal contratto, dal settore o dalla dimensione dell’azienda – deve essere inclusa anche la necessità di unificare l’amministrazione delle politiche attive e degli ammortizzatori.
L’idea più interessante potrebbe essere quella di ridurre tutte le duplicazioni oggi esistenti, con un immediato beneficio anche per la riduzione della spesa pubblica, e formare un ente unico di gestione e sportelli unici per il lavoratore, sulla base di alcune sperimentazioni che l’Inps ha promosso, che possa quindi distribuire le indennità vincolandole alla ricerca attiva di nuove collocazioni lavorative o alla frequenza controllata e certificata di corsi di formazione specializzata o di aggiornamento, in base alle esigenze del mercato del lavoro. Un sistema del genere, intanto tenderebbe a eliminare sacche di improduttività quando non addirittura comportamenti parassitari di quanti percepiscono l’ammortizzatore e poi lavorano in nero. In più, un sistema del genere costituirebbe un modello da utilizzare non solo per quei lavoratori che hanno perso il lavoro, ma anche per l’ingresso dei giovani.
Per quanto concerno la dimensione europea delle politiche del lavoro, il secondo elemento che dovrebbe caratterizzare una riflessione innovativa su questi temi, non si tratta solo di ipotizzare una aleatoria armonizzazione, sul modello della troppo vincolante Strategia di Lisbona. Si potrebbero iniziare da subito a concepire sperimentazioni innovative che, per esempio poggiano la propria attuabilità su un sistema di politiche attive e ammortizzatori sociali così come testè concepito. Tra le varie, una mi preme proporre, la cosiddetta legge per il “rientro dei talenti”. I giovani o i disoccupati potrebbero ricevere un incentivo alla mobilità geografica che bilancerebbe i costi di un trasferimento in un altro luogo rispetto alla propria provenienza per colmare le richieste di manodopera in quei settori e in quelle aree che ne lamentano anche in periodi di maggiore crisi. Questo potrebbe estendersi anche a tutta l’Unione europea.
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Bando per giovani talenti http://www.fondazioneperilsud.it/news/detail.php?id=394