Giornalista, donna, mamma, impegnata politicamente e nella vita civile, Alessandra di Pietro oltre ad aver scritto ”Godete” e ”Madri selvagge” e a collaborare con periodici femminili, tesse un filo diretto con le lettrici, tramite il suo blog http://alessandradipietro.it.
Come ‘ e’ nata l’idea di scrivere il libro ”madri selvagge”?
Ero la portavoce di Barbara Pollastrini, responsabile donne del Partito democratico e prima promotrice del referendum sulla legge 40. Sul tema della fecondazione assistita mi ero sempre tenuta su un livello di informazione superficiale. Quando però per lavoro cominciai ad approfondire l’argomento mi resi conto che le mie posizioni politiche e personali erano incompatibili con quelle di Pollastrini e rassegnai le dimissioni. Ero incinta di cinque mesi. Il mio confronto continuo con Paola Tavella su come il movimento femminista aveva trattato le tecniche di procreazione negli anni 80 e sulle posizioni differenti assunte in quell’occasione, ci portò a riflettere sula necessità di astenerci dal confronto politico.
Scrivemmo una lettera pubblica e portammo avanti – con fatica e nel disprezzo di moltissimi a sinistra – la nostra posizione. A fine referendum Einaudi ci chiese di scrivere il libro. Lì dentro trovi la nostra storia e le nostre ragioni.
Cosa ci racconti del tuo ultimo libro pubblicato, ‘Godete’ ?
Godete! è un saggetto che raccoglie inchieste sulla sessualità pubblicata su Gioia e altre scritte ad hoc che indagano il piacere della nudita’esibita la ricerca della vagina perfetta, l’amore per altre, la pornografia femminista fino a fare a meno degli uomini e altre esperienze ancora. E’ pensato per le donne ma è un’ottima lettura per gli uomini.. Breve (70 pagiane), economica (6 euro), lieve, ironica e informata (questo lo dico io che l’ho scritto!).
Bello il tuo blog, ma anche lo slogan ”godete”. Si puo’ essere donna ma emanciparsi dal ”dovere” di essere madri e essere madri ed continuare ad essere donne?
Grazie per il blog http://alessandradipietro.it/. La maternità non è un dovere e tra le prime e più importanti conquiste femministe già fin dal secolo scorso è stato emanciparsi dall’idea che la maternità fosse necessaria per essere donne. Allo stesso modo, lasciare che la maternità diventi identificativa del proprio essere donne è un passaggio spesso obbligato – c’è l’entusiasmo e la voglia di scoprire che cosa vuol dire esser madri – ma poi va rimesso nel suo spazio, ampio, bello, significativo, ma non può essere totalizzante.!
Scrivi per testate femminili e ti occupi di problemi di donne. Non credi questa crisi possa segnare un passo indietro nelle conquiste femminili gia’ acquisite?
Le crisi aprono sempre spazi di ristrutturazione sociale, legislativa, politica. Vigilare perché non via sia una retrocessione nella pratica di diritti acquisiti è indispensabile ma lo è pure profittare dei varchi aperti per dare spazio a riflessioni, obiettivi, modi di partecipazione nuovi e sempre più necessari. Per me alcune battaglie prioritarie la cittadinanza ai bambini nati in Italia da figli di immigrati e il reddito minimo garantito.
Le associazioni femminili sono molte e sempre piu’ motivate ma non rischiano la frammentazione?
L’unanimità politica è una trappola e lo spiego in questo articolo scritto all’indomani del 13 febbraio e che ritengo attuale: http://alessandradipietro.it/2011/03/13/movimento-delle-donne-lunanimita-e-una-trappola/
“Shame “scrivi che e’ un film che celebra l’ amore e non il sesso?
E’ un film che celebra il vuoto lasciato dall’amore. Ne ho scritto qui che ho amato di più c’è Suprzelda di Tiziana Lo Porto e ne ho scritto qui http://alessandradipietro.it/2012/01/11/superzelda-gioia-012012/