”La costruzione della società italiana è fondata sul maschile e le donne vi partecipano in soli tre modi : negazione, opposizione, adattamento.”
Le decisioni collettive sostengono la partecipazione : le donne di Puglia
Può una richiamata primavera pugliese non tener conto di quando le donne hanno in questi anni seminato e condiviso? Dalle sentenze del Tar sulle giunte maschili, alla legge di iniziativa popolare sulla doppia rappresentanza, vi è un intenso lavoro di approfondimento e discussione che chiede a gran voce discontinuità.
La politica, se ne è capace, deve assumerne i risultati e gli obiettivi ma non banalizzandoli pensando di strumentalizzarli.
Ancora oggi si ascoltano interventi a “favore delle donne” che mettono insieme malattia, gravidanza, infortunio come se avere un bambino fosse una malattia, o un infortunio o che parlano di occupazione femminile come ulteriore ammortizzatore sociale.
É questa la politica capace di garantire un cambio nel divario di genere più alto di tutti i paesi sviluppati? Nei tassi di partecipazione al mercato del lavoro, nel divario salariale, nelle possibilità di carriera, nella presenza dei luoghi di decisione, nel potere, nella divisione del lavoro familiare?
La tanto citata opportunità offerta dalla crisi, non può certamente essere gestita da ovvietà e da opportunismi, lasciando come appendice la partecipazione delle donne.
Dove gli spazi si aprono, vedi l’istruzione, la rivoluzione femminile è pienamente compiuta in quanto a qualità e quantità, ma nel lavoro è bloccata da diversi anni e, nella cultura è tutto fermo. Senza una reale trasformazione culturale della società saremo sempre ammortizzatori sociali.
La costruzione della società italiana è fondata sul maschile e le donne vi partecipano in soli tre modi : negazione, opposizione, adattamento. In Puglia siamo partite da questo per raggiungere un obiettivo: pensare una società non più a misura dell’uno, maschile misura e modello dal tutto ma sul due, rapporto, relazione e differenza.
E su questo si è lavorato partendo dalla cultura e dai bisogni.
Abbiamo girato nelle scuole elementari, parlato con i bambini e abbiamo scoperto luoghi di assoluta rigidità agli stereotipi, le donne ancora gli angeli del focolare, le mamme lavoratrici madri peggiori , colpevoli di pessimi rendimenti scolastici e della tristezza dei loro bambini. Una scuola in cui i libri di testo erano tutti al maschile per grammatica e modelli.
Eppure bastava poco, bastava svelare un altro punto di vista e le osservazioni cambiavano , si trasformavano da tristi luoghi comuni in interessanti spunti di vista.
Ma troppo poco, troppo dispari rispetto alla quotidiana massiccia informazione mediatica. E non basta spegnere la TV perché le stesse immagini ci rincorrono per strada, su internet, nei supermercati. Al contrario è indispensabile educare ai media in tutti gli ordini e gradi della scuola. Quanto la politica ha fatto suo tutto questo? Oggi è indispensabile intervenire in maniera più capillare e trasversale, mostrare i nessi tra televisione ed internet, tra cinema e videogiochi, tra pubblicità e letteratura per l’infanzia e l’adolescenza.
Ma in Puglia abbiamo fatto di più e, per la prima volta attraverso una ricerca abbiamo provato a dare una risposta al sempre più ampio divario tra le azioni politiche e le loro reali ricadute.
Obiettivo della ricerca è stato quello di “misurare la capacità di desiderare”, introducendo un segmento trasversale rispetto a quelli consueti (età, titolo di studio, livello sociale, ampiezza dei centri di residenza,…) La capacità di una donna di desiderare secondo schemi che le appartengono per genere piuttosto che secondo gli schemi stereotipati e dominanti, è infatti riscontrabile in varie età e non segue necessariamente il livello culturale né quello sociale e neppure l’ampiezza del luogo in cui si risiede. Misurare l’intensità del desiderio sociale e personale delle donne di Puglia e fotografare il territorio da questa visuale consente di leggere fenomeni e registrare intensità altrimenti invisibili. L’assunzione politica dei risultati di questa ricerca avrebbe permesso di progettare azioni efficaci per creare opportunità di espressione e crescita delle donne in un’ottica di partecipazione attiva e di scegliere stili di comunicazione differenti a seconda della segmentazione della popolazione interessata .
E quanto è stato compreso della ricerca realizzata sugli stereotipi di genere nell’informazione locale? Eppure anche da qui si poteva partire per un ragionamento vero su ruolo e immagine delle donne.
Ma abbiamo seminato ancora con la rassegna “Insolenti”, con il teatro di Emma Dante ed ancora sulla formazione ed informazione. Abbiamo seminato con il festival delle donne “nel segno di Ipazia – Le donne ed i saperi”, nuovi spunti, nuovi incontri, nuovi scenari.
Quanto la politica locale ha fatto propria la nostra battaglia contro la pubblicità sessista? Non oscurando semplicemente un manifesto dichiaratamente violento ma elaborando una nuova consapevolezza nell’uso dell’immagine femminile ?
Il lavoro fatto in questi anni è davvero tanto e di grande valore e di sicuro germinerà nuovi frutti anche se la politica attualmente procede per slogan e superficialità
Ma questa è la nostra primavera. Una stagione capace di generare nuova consapevolezza
Una stagione rivoluzionaria ricca di contenuti capace di comunicarli e di saldarli nei luoghi e nelle coscienze: il resto è vuota ripetizione!
Magda Terrevoli: cittadina giardiniera
2 commenti
Come Magda Terrevoli e tante donne del Centro Documentazione e cultura della Donna di Bari, di Undesiderio Incomune, dell’Assessorato regionale al Welfare,degli uffici delle Consigliere di parità regionale e provinciali, delle donne democratiche di Puglia, del gruppo della Rivoluzione Gentile, della Casa delle donne di Lecce, della Consulta di Molfetta e di tanti attivi Comitati PO e di tante altre realtà femminili (purtroppo poco aperte al maschile)conosco bene tutte queste azioni messe in campo, ma domando quante di queste azioni (ad eccezione di quelle istituzionali) sono conosciute alla grande, altra, massa di gente, di persone pensanti (!?) (donne e uomini) della stessa realtà territoriale e oltre ? Le istituzioni, la politica si muovono dietro interessi particolari o dietro la spinta della massa. Auguriamoci che la proposta di legge popolare sull’introduzione della doppia preferenza di genere nellalegge elettorale regionale, che domani si farà conoscere al pubblico (ma quanto n parleranno i media ? fino al 9 marzo, massimo), diventi un cavallo di battaglia di questa primavera e raccolga una valanga di firme. Tutto il resto è caduto in un silenzio assordante. PPrima di chiedere alle istiuzioni azioni rivolte alla dignità delle donne e degli esseri umani, forse vanno riviste le metodologi, i progetti, i paradigmi rendendoli compiuti e non monchi. Le ricerche e le analisi, se non producono richieste di cambiamenti , ma attendono i cambiamenti, rimangono solo studi e spese !
Amo moltissimo la Puglia e leggo e vivo (purtroppo a distanza) tutte queste intense realtà al femminile.
Sento comunque questa aria diversa ovunque… sono iniziative anche minuscole: ma ben vengano. Se l’uomo (maschio) nasce anche per una forza individuale la vera forza femminile risiede unicamente nel gruppo intergenerazionale. Un cambiamento deve quindi partire dalla base, dalle donne… sempre di più e sempre più trasversale (la nostra specialità). Poi dall’alto gli uomini veri (post-patriarcali come dice una mia carissima collega) ci daranno una mano forte ed indispensabile.
Pensiamo alla forza di tante piantine che spaccano l’ asfalto …con una decisa, coordinata, misteriosa forza morbida, bella, solare…