Come fare del blog una seconda vita, ma che serva anche agli altri.
Sabrina Ancarola fiorentina del ’68 con genitori lucani, non sposata, ma con una figlia di 8 anni avuta dal suo ex convivente.
Dopo una scuola di oreficeria, per un breve periodo ha lavorato come artigiana. In seguito ha frequentato il liceo artistico mentre lavorava in ospedale da impiegata (lavoro che svolge tutt’ora). Contemporaneamente al liceo e al lavoro ha studiato canto da insegnanti di musica lirica e leggera e successivamente ha frequentato il Siena Jazz.
Hai un tuo blog? Cosa ci scrivi, come ci sei arrivata?
Ho aperto un blog con l’idea di avere un archivio online dei miei “mini racconti cinici di una donna in sindrome premestruale” (racconti per lo più caustici dove prendo in giro principalmente me stessa, l’essere donna in questo periodo, i rapporti sentimentali, la politica e la società). Successivamente ho riscoperto l’amore per la poesia (componevo poesie da bambina) e ho sentito l’esigenza di condividere i miei pensieri, i miei ragionamenti e anche le mie lamentele riguardo ai vari aspetti della vita. Per queste ragioni qualche mese fa ho pensato di dividere la mia parte più riflessiva da quella ironica e i blog sono diventato due, uno col mio nome: http://sabrinaancarola.blogspot.it/ e l’altro (dedicato ai racconti, le freddure e le anti/romantiche poesie) è http://miniracconticinici.wordpress.com/
Cosa pensi che si possa fare con i social network? Iniziative sociali/solidali/politiche, amicizie? promozione di un’attività lavorativa?
I social network sono un buon modo per comunicare e progettare iniziative. Ho aderito a quella di Manuela Mimosa Ravasio “#2eurox10leggi” e grazie a questa ho potuto constatare quanto l’unione di persone che si sono ritrovate in rete possa avere una buona eco anche fuori da questa. Seguo il gruppo “donnexdonne x la buona prassi in rete” dove imparo, da persone più esperte di me nel settore, come comunicare. Sento una bella solidarietà e una collaborazione che (a mio modesto giudizio) ritengo sia propria delle donne. Non ho visto in altri gruppi in rete uno spirito così bello, anche tal volta critico, ma sano, che trovo nei gruppi femminili. Credo che questo possa fare una bella differenza e aumentare la forza delle singole persone. Seguo Se Non Ora Quando di Firenze sia su Facebook che tramite email, vedo che le comunicazioni fatte in rete poi diventano progetti reali da riportare nella città, nelle scuole. Il potenziale delle donne che collaborano è ottimo. Sebbene svolga un lavoro lontano dal mondo d’internet vedo che per gli altri aspetti della vita per me questa è diventata una risorsa irrinunciabile. In rete ho trovato meravigliose collaborazioni musicali, grazie a internet ho messo in scena (teatro e video) i miei mini racconti cinici e ho potuto verificare quanto l’unione d’ideali possa far leva anche sui mass media. Naturalmente, per far funzionare in modo sano la rete, su tutto deve predominare un rapporto amichevolmente sincero che nei migliori dei casi si trasforma poi in una vera e preziosa amicizia.
Qual è il social network che frequenti di più?
Mi muovo principalmente su twitter e facebook in dosi uguali, non credo potrei sostenere altri social network, vedo che si possono combinare bene insieme, ognuno ha i propri punti di forza e di debolezza.
So che ti sei mossa molto per la Urru. Cosa hai fatto e che risultati hai raggiunto?
Riguardo Rossella Urru, in un momento in cui i media generalisti non ne parlavano, ma si avevano notizie solo in rete (grazie al Comitato per la liberazione di Rossella Urru di Samugheo e delle Donne Viola che da mesi parlavano di questo caso) ho sentito la voglia di far conoscere la vicenda a quante più persone possibili per cui ne ho parlato sul gruppo donnexdonne su facebook pensando di organizzare un blogging day (giornata in cui un gruppo di blogger parlano dello stesso argomento) per Rossella Urru. Il sostegno e la partecipazione del gruppo sono stati immediati, hanno diffuso l’appello che avevo scritto a tal proposito, mi hanno aiutata anche dandomi indicazioni su cosa scrivere e chi contattare. Questa nostra giornata per Rossella Urru ha avuto quasi 500 partecipanti fra bloggers, persone comuni come me, politici, giornalisti e testate nazionali. La vicenda di Rossella ha fatto si che si parlasse anche dell’altro cooperante (Giovanni Lo Porto) rapito in Pakistan in Gennaio e degli altri italiani che sono in mano ai terroristi. Noi possiamo solo parlare di loro, cercare di focalizzare l’attenzione su questi fatti e in un momento ci siamo riusciti. Il nostro intento è quello di far sentire meno sole le famiglie di questi nostri connazionali. La famiglia di Rossella Urru ha creato un sito chiedendo vicinanza e solidarietà, questo lo possiamo fare.