di Rita Cugola
Donne aggredite, picchiate, stuprate, uccise o semplicemente svanite nel nulla: una vera e propria ecatombe, un eccidio ingiustificato e ingiustificabile, che riconduce al male strisciante che serpeggia nel sottosuolo della nostra civiltà.
Un male che traspare dagli echi di un rancore sordo, dell’ostilità e dell’ odio vendicativo di cui cadono preda uomini psichicamente, pericolosamente fragili e solo apparentemente normali.
La notizia di un’ennesima vittima della follia omicida giunge oggi da Mesagne, nel brindisino, dove un uomo di 75 anni ha ucciso la moglie di 77 ritenendola “violenta e posseduta dal demonio”. Questo, mentre una ragazza fortunosamente sopravvissuta pochi giorni fa a un tentativo di omicidio da parte dell’ex fidanzato sta ancora lottando per la vita. Ultimi episodi di una lunga serie di crimini e delitti.
Il furore maschile si sta diffondendo ovunque a macchia d’olio. Da nord a sud vengono ormai quasi quotidianamente registrati casi di aggressioni spesso mortali ai danni di donne “ree” di aver compiuto scelte di vita contrastanti con quelle dei rispettivi compagni.
E’ un dato di fatto che il potere maschile stia lentamente – ma inesorabilmente – scemando, in un contesto sociale in cui le donne lottano tenacemente per trovare una loro collocazione (sebbene la strada che conduce a una vera emancipazione sia ancora incredibilmente lunga e ardua da percorrere).
Ma il rafforzamento della personalità femminile deve necessariamente camminare di pari passo con il deterioramento psichico di certi uomini?
In un certo (discutibilissimo) immaginario collettivo di stampo ovviamente maschilista, la donna è subordinata all’uomo. Anzi, esiste esclusivamente in funzione sua.
A lui spetta dunque di disporne a piacimento, come farebbe del resto con qualsiasi altro oggetto capitatogli tra le mani. L’ambito del dominio maschile è tutto lì, racchiuso nella forma femminile che incarna il riflesso di un potere illusorio a cui non gli è possibile rinunciare.
Il carnefice sa perfettamente che la propria autorità viene garantita solo dalla piena sottomissione femminile e che, in tale ottica, senza una donna, la sua stessa esistenza finirebbe per perdere ogni giustificazione etica e razionale.
L’uomo violento, lo stalker, l’omicida hanno grande paura di affrontare un’individualità ignota che rischierebbe di destabilizzare le loro esigue certezze. Perciò non intendono affatto mettere a repentaglio l’equilibrio precario costruito sull’equivoco con il rischio di ritrovarsi poi a dover affrontare quelle responsabilità sociali da cui intendono invece allontanarsi. Ma soprattutto – esseri superiori! – considerano intollerabile l’idea che lei, l'”eletta”, ostentata come simbolo della supremazia maschile, quella donna su cui riversano frustrazioni e delusioni; proprio lei, dicevo, si trasformi – optando per la libertà – nella fonte del loro fallimento.
Le donne oggi soffrono e muoiono perchè gli uomini non vogliono arrendersi all’evidenza della crisi di potere che li ha investiti. Forti di un’egemonia secolare su quello che a torto è sempre stato definito “sesso debole”, i maschi del XXI secolo scoprono improvvisamente di essere diventati vulnerabili, fragili, insicuri. Forse lo sono sempre stati, esattamente come le donne ai loro occhi. Solo che adesso sono costretti a prenderne realmente atto. La verità spesso è dolorosa, ma in certi soggetti psicologicamente labili può diventare addirittura pericolosa.
Per tutte le donne del mondo.
Rita Cugola, milanese del ’59.
Giornalista. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Fatto” e ha lavorato per il mensile “SpHera” (ora chiuso), occupandosi, rispettivamente, di mondo islamico (immigrazione, problematiche politiche e sociali) e di egittologia, ermetismo, filosofia. Il suo blog http://rita-madwords.blogspot.it/
1 commento
Ho linkato l’articolo di Rita Cugola, con una breve introduzione mia , al sito di Power and Gender