In un mondo in cui il business è business e le crisi finanziarie colpiscono spesso le fasce più deboli e povere, c’è chi invece fa del proprio lavoro un aiuto per chi soffre, muore, è impoverito da un’esistenza ai limiti della sopravvivenza.
E il caso degli operatori umanitari che lavorano in giro per il mondo, incuranti dei rischi che corrono ma consci che la loro esistenza possa servire anche a qualcun altro.
Maria Ferrante è una di loro, 31 anni, nata nel Veneto che ha lasciato dopo la laurea. Da dieci anni si occupa di diritti umani e libertà civili sia in ambito umanitario che sociale, in Italia e all’estero. Prima come volontaria, poi come operatrice umanitaria presso diversi Organismi Internazionali e poi alle Nazioni Unite, ha fatto di questa vocazione la sua vita E parla meglio l’inglese dell’italiano, oramai:)
In quali paesi hai operato finora?
In molte aree a rischio e in periodi di guerra. Se da noi le guerre che si combattono sono commerciali, economiche e finanziarie (alla fine senza spargimento di sangue) in altri paesi assumono dinamiche culturali, relogiose,tribali, ed etniche…Sono stata per esempio in Bosnja, Ecuador, Darfur, Yemen ed Afghanistan.
Che studi hai fatto prima di diventare operativa?
Sono laureata in Italia in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, ho un Master in Diritti Umani presso la Scuola Sant’Anna di Pisa e sono laureanda in Legge e Diritto Internazionale in UK.
E ora dove lavori?
Sono ora con L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per in Rifugiati nel più giovane paese del mondo Sud Sudan, che è stato ammesso ufficialmente all’ONU il 14 luglio 2011, diventandone il 193esimo stato membro. Un paese dove c’è stata un’aspra e lunghissima guerra, tutt’ora in atto ma di cui nessuno parla più perché non è piu’ ‘’notiziabile’’ Meglio parlare di interventi “umanitari” in Libia, ecc.
E le donne nei paesi africani hanno dei ruoli importanti!
Sì, c’è tanto da scrivere anche qui sulle donne, sono loro che mandano avanti tutto! Certamente dipende da che cosa intendiamo per ruoli “importanti”. Qui le donne rivestono ruoli tradizionali e non sono a capo di aziende e multinazionali, non per questo sono meno importanti, evolute e potenti, anzi. Ricoprono un ruolo fondamentale nella società che noi spesso fatichiamo a comprendere dati i nostri costrutti culturali occidentali
Come vi collegate ad internet?
Qui abbiamo un satellite dedicato che ci mantiene in contatto con l’Europa e il resto del mondo. Per questo motivo possiamo parlare via Skype. Non siamo proprio tagliati fuori dal mondo come vedi.
Quando giri per il mondo, un mondo sconosciuto ai più, non ha mai avuto paura?
Certo, ma una cosa è avere paura ed una cosa è saper gestire questo sentimento razionalizzandolo, senza farsi sopraffare. E’ l’assenza della paura, che alcune volte nel nostro ambito capita a causa dell’abitudine, ad essere pericolosa.
Provare timore significa essere allerta e questo è un impulso sano e naturale, certo bisogna imparare a gestirlo. C’è chi è caratterialmente più portato a farlo, ma vengono tenuti comunque dei corsi specialistici nella gestione del rischio e dello stress che deriva dal fatto di essere sempre sotto pressione. La continua formazione è molto importante ed è parte integrante di questo lavoro. Personalmente cerco sempre di mantenere un livello d’attenzione alto e di non mettermi inutilmente in situazioni di pericolo non controllato. Nonostante questo ho vissuto varie volte delle situazioni critiche che peraltro essendo una donna, erano ancora più critiche, ma sono sempre riuscita a venirne fuori. Al momento attuale sono l’unica donna della mia organizzazione nel luogo in cui mi
trovo.
Perché ha scelto questa professione così pericolosa? Oltre a tutto la tua vita personale, non viene sacrificata?
Per me questo, prima ancora di diventare una scelta consapevole, è sempre stato un modo di vivere e di concepire la stessa esistenza. Com’è possibile -mi chiedevo fin da ragazzina- voltarsi dall’altra parte e far finta che la maggior parte dell’umanità non viva di stenti e di ingiustizie? E ne sono fermamente convinta anche oggi: sono problemi che riguardano tutti! La maggior parte della gente vive nell’ illusione di coltivare solo il proprio giardino ed i propri interessi, credendo che tali problemi globali non li riguardino. La realtà è che viviamo in un biosistema e siamo tutti in relazione con tutti. Ognuno deve dare il suo contributo, secondo le sue doti e le sue aspirazioni, al miglioramento dell’esistenza di questo pianeta e dei suoi abitanti. Dopo l’Università ho fatto quindi questa scelta in modo naturale, quasi immediato, perché sentivo forte la necessità di voler mettere le mie capacità al servizio di quella parte del mondo apparentemente lontana da noi, ma che soffriva ingiustamente a causa dell’iniqua distribuzione delle risorse e delle scorrette logiche di potere. Vengo da una parte d’Italia in cui i valori borghesi imperversano. Ed io mi sono sentita perennemente fuori posto. Ora so che il mio lavoro è qui, se non per sempre, almeno per un altro po’, fino a quando sentirò che è giusto così. La mia vita personale e quella professionale non sono scisse, in realtà non lo sono mai state. Forse un giorno cercherò una situazione più stabile e tranquilla, anche se la mobilità sarà sempre un concetto fondamentale nella mia vita.”
Quindi hai un compagno?
Sapevo che mi avresti fatto questa domanda, non per ‘gossip’, ma perchè la maggior parte della gente pensa che vivere in situazioni così ”difficili” e critiche impedisca di avere una vita relazionale e sentimentale. Qualche volta ci si riesce ed io ho un compagno che lavora anche lui in quest’ambito e che quindi mi può capire.