di Caterina Della Torre
Un’ex professione solo maschile, si fa avanti anche tra le donne. Il comissario di polizia.
Nata nel 1959, ha due figli uno di sedici e l’altro tredici anni. Sono gli unici dati personali che possiamo dare di lei. E leggendo capirete perchè
Che studi hai fatto? E il lavoro? cosa fai adesso e come ci sei arrivata?
Dopo il liceo classico, mi sono laureata in giurisprudenza e poi ho superato il concorso per funzionari della Polizia di Stato, Ho dovuto sostenere uno severo controllo delle capacità psico attitudinali, due prove scritte di diritto ed una prova orale su una decina di materie, più la prova di lingua. Dopo un corso di nove mesi e relativo esame finale, avevo la qualifica di Vice Commissario del ruolo direttivo. Ora ho il grado di Vice Questore Aggiunto pari a quello di Ten. Col. dell’esercito ( gli Ispettori non sono laureati e sono i c.d. sottoufficiali).
E’ una professione pericolosa? Poco femminile? O ormai non viene più percepita come tale?
Non penso che sia un lavoro poco femminile. Penso di essere considerata una “ seria ”, ma non poco femminile. La femminilità, io credo, è una caratteristica innata in una donna e se non ce l’hai, non è per il lavoro che svolgi, ma per come sei e generalmente gli altri pensano di te che sei tosta, ma non possono negare, se c’è, la femminilità.
Penso, invece, che qualità fondamentale siano la tenacia e la decisione, che se espresse con pacatezza si rivelano nel tempo molto più efficaci.
Per quanto riguarda il rapporto con il personale dipendente ed i colleghi, ambiente per la maggior parte maschile, penso che ancora ci sia da fare per conquistare una reale parità.
Credo che molto dipenda dalle singole donne e dal loro approccio al lavoro. Intanto, spesso, per le difficoltà che vedi e per la gran fatica fisica e psicologica che devi fare per conciliare tutto, ti spaventi e rinunci, non ti metti in gioco, aspettando tempi migliori, che potrebbero anche non arrivare mai. Quelle che lo fanno lo stesso, si dimostrano così coriacee da superare di gran lunga i colleghi maschi in tutto. Basta volerlo. Ma il paragone, purtroppo è ancora questo.
C’è parità all’interno della Polizia?
Gli uomini sono sempre nei posti di comando e la donna decisa, che già di suo ha superato tutte le resistenze che si è posta da sola, spesso compete con un collega maschio mediocre, preferito da un suo pari, perché tutti e due sicuramente più tranquilli; il primo anche perché spesso ha alle sue spalle, a sua volta, una donna, che anche se lavora fuori, assicura la tranquillità casalinga.
Nello specifico, per quanto riguarda il mio lavoro coordino tre gruppi di lavoro responsabili di indagini di polizia giudiziaria, in sostanza sono responsabile di tutta la attività che concretizza la responsabilità penale e conduce ad arresti e processi: intercettazioni, pedinamenti, servizi di appostamenti, osservazioni, arresti, perquisizioni ecc., attività a cui qualche volta capita anche di partecipare direttamente, ma essenzialmente le dirigo e ne sono responsabile. In tutti i miei impieghi, mai ho avuto la sensazione che i miei compagni di lavoro non si fidassero. Ci sono stati casi in cui anch’io ho avuto paura, ma sono riuscita sempre a controllarla; e poi, se ha paura il capo ….Il personale dipendente ti scruta, ti mette alla prova continuamente dialetticamente e materialmente, alla fine ti abitui e non te ne accorgi più. Lavori e basta.
Quando hai scelto questa professione dopo la laurea pensavi che sarebbe stato così il tuo lavoro?
Del mio lavoro mi piacciono più cose di quante me ne dispiacciano. Penso di essere stata molto fortunata per tante ragioni; spesso ho pensato che era un lavoro per cui valeva la pena di sacrificarsi a discapito della famiglia. Ci sono donne che lo fanno a fronte di meno soddisfazioni e meno retribuzione…. Ho affrontato difficoltà di tutti i tipi, ma oggi che posso fare bilanci, rifarei tutto, perché anche se alla fine, qualcosa non è andata proprio come mi aspettavo ( i funzionari di Polizia sono gli unici entrati per concorso da laureati, che a 20 anni di lavoro non hanno il riconoscimento della c.d. dirigenza), il bilancio è assolutamente positivo.
Che cosa ti piace di più di quello che fai e cosa di meno?
La parte più dura del mio lavoro, ancora oggi, consiste non nel senso di fatiche materiali o attività “per strada”, per intenderci, ma è nella enorme responsabilità di gestire mezzi e, soprattutto, gli uomini. Intanto, si deve cercare di ispirare fiducia ed autorevolezza, intervenire con decisione, quando ce n’è bisogno e comprendere, quando è il caso, ricordandosi che qualunque servizio comandi, dal più importante al più stupido hai nelle mani la vita dei tuoi uomini. Se ci pensi non comandi più niente, ma la collaborazione di colleghi e persone fidate ti serve per andare avanti, programmare tutto nei minimi particolari ed evitare il più possibile l’imprevisto, sempre in agguato.
Mi piace molto l’indispensabile lavoro di squadra e mi sento gratificata dalla fiducia e la stima che mi dimostrano i miei “uomini”, cosa che constato quando loro mi fanno sentire il capo.
Arresti molte donne? E gli uomini reagiscono violentemente?
Come si vedrà, io penso molto all’aspetto c.d. interno del mio lavoro, perché per me indissolubilmente legato al raggiungimento dei risultati c.d.esterni. Nel corso della carriera, per ragioni contingenti, ho lavorato pochissimo con altre donne, non ricordo problematiche particolari, e quando mi è capitato di arrestarne qualcuna il paradosso vuole che proprio loro si chiedessero e mi chiedevano a muso duro perché non andassi, da donna, a fare altro …..
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