di Laura Cima
Un patto tra donne (e uomini che vorrebbero donne in politica?)
Milano SNOQ, una lunga giornata a discutere di esperienze e di proposte sulla politica delle donne e sulla agognata democrazia paritaria che, in Italia, è come l’Araba Fenice.
Prevale la stanchezza piuttosto dell’entusiasmo e ricorre troppo spesso il verbo chiediamo. Al presidente della repubblica e ai partiti con petizioni, appelli e lettere aperte.
Il documento di Snoq propone patti con le candidate e con le elette, con le giornaliste e con “uomini disponibili e sensibili”. Forse quelli “illuminati” come vengono definiti i sindaci che hanno nominato donne in giunta? Dice nel suo intervento Marina Terragni, dopo avere anche diffuso un articolato documento di proposte, che serve un patto di genere, aperto, pluralista e trasversale. E oggi chiarisce sul suo blog:”Il patto di genere non ha niente a che vedere con la solidarietà, è una cosa molto diversa da una lobby e non costringe a rinunciare alla differenza di vedute. Avere saputo stringere un patto fondativo di genere è la mossa che ha fatto vincere gli uomini, che sanno dosare la loro inimicizia.”
Anche le neo-elette dell’ultima tornata elettorale (poche) e le neo-assessore in giunte che hanno, per la prima volta, un equilibrio di genere, rispondendo a precise domande in merito, dicono di desiderare patti tra di loro e con le donne elettrici. Qualcuna sostiene di praticarne già e di essere in giunta grazie alle donne, che hanno anche determinato la vittoria delle sinistre nei comuni. Le sinistre non ricordo che abbiano ringraziato le donne che le hanno fatte vincere.
Nonostante la sfiducia imperante nei partiti, l’assessora di Torino alle PO, fa un appello accorato sulla necessità che molte donne prendano la tessera e si reclutino. Più realisticamente SNOQ vuole un cambiamento, una riqualificazione della politica a tutti i livelli (con un chiediamo si proceda indeterminato). Perchè la politica ci piace, l’antipolitica non ci appartiene e vogliamo assumerci responsabilità dirette insieme agli uomini. Rivendica come obiettivo il 50e50 in ogni luogo in cui si decide. Si chiedono sanzioni per i partiti che fanno orecchie da mercante e si è pronte a sanzionarli non votandoli. Ileana ricorda la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima la giunta campana (1 donna su 11 ma la Carfagna non era impegnatissima in quelle elezioni? oltre che ministra PO?) La sentenza dichiara che va posto fine al costume di disattendere i principi in fase applicativa. L’ha formulata un giudice uomo.
Mi commuovo un pò quando parla Rosanna Oliva che nel 1960 vinse il ricorso per la possibilità di accesso alle carriere pubbliche. Voleva diventare prefetto e fino allora a nessuna donna era permesso. Oggi la ministra agli interni arriva dalla prefettura, ma quante donne sono arrivate al top delle cariche pubbliche dopo più di mezzo secolo? Le mie nipoti che sono venute a trovarmi al convegno, e la piccola mi ha disegnato come una castellana, avranno più fortuna?
“La cosa che fa più male a noi donne non è il conflitto politico, che è ovvio e necessario, ma il fatto che molte siano più fedeli agli uomini che al loro genere, e quindi a loro stesse“(sempre Terragni). Che la chiave stia tutta qui?
Poi ci capiremo tra femministe separatiste e donne nei partiti, tra elette ed elettrici, tra movimentiste, istituzionali e fans delle liste civiche, e riusciremo persino a lavorare con qualche uomo senza perdere tempo, pazienza e dignità. Potremmo anche parlare di come ci piacerebbe uno stato diverso in un altro mondo possibile. E smetterla di stancarci e disperdere tante energie.