di Caterina Della Torre
Più che ”la mia vita come un romanzo”, direi storia di una metamorfosi. Così racconta l’autrice stessa.
Nel suo blog, Kristalia si presenta così:
Sono una donna che naviga senza bussola alla ricerca del sublime.
Lo cerco forse su un’isola “che non c’è” e che spero davvero di non trovare, perché se quell’isola ci fosse e la raggiungessi, il mio viaggio terminerebbe.
Invece continuo a viandare, zingara, per nutrire la mia curiosità e la necessità di sorprendermi ancora.
Un’artista della vita, per la dannata attitudine a reinventarmi il sogno che mi fa respirare.
La metamorfosi: una donna che ha vissuto 4 vite completamente diverse, e in attesa della settima… l’ultima… prosegue il suo cammino alla ricerca di sé e di quella ragazza dagli occhi dorati persa nel fiume… Panta rei “Negli stessi fiumi scendiamo e non scendiamo, siamo e non siamo”.
Cosa hai fatto e facevi nella vita?
Ero (e sono) consulente iscritta all’albo professionale, che operava nell’ambito dei Tribunali e delle Procure. Oltre a ciò, mi occupavo anche di consulenza societaria.
La tua vita divisa in due parti? Ce la racconti in breve?
In realtà, la mia vita è divisa in più parti, come ho accennato in premessa, ma se vogliamo evidenziare un unico spartiacque, racconterò i passaggi essenziali.
Il troppo impegno e l’eccessiva dedizione alla professione, erano diventati alienanti e mal si conciliavano con le esigenze della famiglia, che sembrava sfuggirmi dalle mani.
Stavo costruendo benessere economico e consolidando la mia carriera professionale. Ma benché tentassi di veicolare forti valori, il tempo materiale a mia disposizione era così limitato da ostacolare un vero progetto educativo.
Intendiamoci, non è che fossimo genitori assenti o disinteressati, non delegavamo a terzi l’educazione e i sentimenti. Tuttavia, mi rendevo conto di quanto tempo e spazio fosse necessario nella mia testa per dedicare tutta l’attenzione e l’appoggio che sentivo di dover loro.
Decisi allora di rinunciare alle certezze che avevo costruito e sulle quali stavo ancora lavorando, nonché al fatto di essere riconosciuta universalmente nel mio ambiente (clienti, colleghi, magistrati etc) come stimata professionista.
Dopo aver lavorato davvero sodo per tutto ciò, ho sentito altre voci molto profonde e impossibili da tacitare, che mi segnalavano l’urgenza di andare a costruire qualcosa di ancora più difficile e più grande: il rapporto – che fino ad allora sembrava poter aspettare – con il mio nucleo familiare. Famiglia che avevo fortemente voluto: era importante conoscere e farmi conoscere dai miei figli.
In armonia con il mio compagno di vita, cambiamo completamente registro, lavoro e città, rinunciando per amore al livello economico e sociale raggiunto fino a quel momento.
Si è trattato di un vero salto nel buio, ardito e romantico, certo, ma il destino ti presenta prima o poi il conto. E stavolta era davvero salato! E in questo caso, parlo proprio di soldi.
Infatti, benché apprezzati anche nella nuova attività, la situazione – traballante alla base – dopo alcuni anni è crollata lasciandoci solo la lingua per leccare le ferite che noi stessi ci eravamo procurati. Di questo mi sentivo responsabile, perché lo avevo voluto con tutta la mia intensità, e non avevo risparmiato risorsa alcuna per questo cambiamento di vita.
L’obiettivo di ristabilire il rapporto con i figli, era raggiunto. Anche se, in contrapposizione a questo grande risultato, avevamo perso il patrimonio. Contemporaneamente, crollava la fiducia in me stessa e il rapporto con mio marito.
Un rapporto che negli ultimi anni andava incrinandosi sempre più: io tutta casa, famiglia, lavoro (il nuovo lavoro era a gestione familiare, e prevedeva il coinvolgimento di tutti i membri), non curavo quello che mi sembrava appartenere più alla sfera dell’effimero. Come coppia avevamo puntato sui valori reali, tralasciando gli aspetti più legati all’apparenza. Inoltre, cercavo, insieme a mio marito, di contenere la catastrofe che si stava abbattendo sulla nostra casa.
Qualche chilo di troppo, e il rifiuto anche mentale di spendere le mie energie in palestra, non mi rendevano fisicamente attraente. Ma riponevo fiducia nel rigore di un marito che invece si lasciava cullare dalla vanità. Donne forse annoiate, insidiavano il nostro rapporto.
Colto in flagrante, mi ribellai e reagii come nessuno avrebbe potuto immaginare, neppure io stessa.
Forse l’eccessivo carico emotivo, forse una forte dose di nervosismo, mi fecero porre fine a una situazione che si protraeva ormai da tempo. Uno sciopero della fame prima, e una dieta rigorosa poi, trasformarono completamente il mio corpo.
«Cara, stai tornando in forma smagliante, come sei carina. Quasi quasi dovrò decidermi a farti la corte.
«Fai un po’ tu, ma sappi che o me la fai tu, o me la farà qualcun altro».
«Non ci credo neanche se lo vedo: non sei il tipo».
Aveva ragione mia madre quando diceva che gli avevo concesso di dormire su 10 cuscini, e la minima cura di me, favoriva la sua vanità. Lo autorizzavo a giustificarsi e guardare altrove. Per lui era normale essere corteggiato, in quanto attraente, mentre a me, dolce e suadente, offriva cioccolatini ingrassanti.
Ma io non sono una donna arginabile e facilmente decodificabile, così, sorprendendo anche me stessa, ho operato una trasformazione pari alla metamorfosi.
Sono come l’acqua: incontenibile, che si adatta a qualunque spazio, ma può anche impetuosamente rompere gli argini.
L’acqua dà e toglie vita. Gli uomini di mare lo sanno: va rispettata, amata e temuta.
La trasformazione è stata assoluta: fisica e mentale, paragonabile ad un parto, ma senza la stessa gioia.
Interrotti i rapporti con mio marito – che di certo non si aspettava che me ne andassi – ho cambiato nuovamente città e professione, ma stavolta sola, senza di lui (mio storico compagno di tutte le avventure, progetti, gioie, pene e dolori).
Sola, però, senza puntelli, ho iniziato un processo di annientamento.
<continua>