di Virginia Odoardi da Linkiesta
Le istituzioni diano un segnale in tema di violenza sulle donne
In Italia il 2012 si sta distinguendo per l’innalzamento di violenza contro le donne: 54 dall’inizio dell’anno uccise dal partner per motivi che, come detto più volte, i media imputano a ‘gelosia’, ‘passione’ o ‘troppo amore’.
Vanessa Scialfa, 20 anni, è l’ultima vittima della mattanza. A quanto si apprende, strangolata dal convivente per aver pronunciato in un momento di intimità il nome di un ex. Gettata, poi, da un cavalcavia come materiale inquinante di cui è difficile disfarsi.
Un essere umano, non un numero! Una donna la cui breve vita è stata stroncata dalla violenza dell’aguzzino mai immaginato. Una ragazza a cui è stato negato il diritto di costruire un futuro, vittima impotente dell’umana bestialità.
Molte sono le persone che invocano una presa di posizione da parte delle istitutizioni che, oggi, sembrano essere indifferenti rispetto a quella che è diventata una “pratica” di fine relazione: l’omicidio. Si chiede l’introduzione del femminicidio nel codice penale, ripercorrendo l’iter legislativo proposto dal recente disegno di legge argentino.
L’Argentina ha, infatti, approvato la possibilità di imputare all’assassino, laddova sussistano i requisiti, l’aggravante di omicidio di genere, che evidenzi una violenza perpetrata contro la donna in quanto tale.
Nonostante, sopratutto le donne e le associazioni che si battono contro la violenza di genere, abbiano salutato la modifica del codice penale argentino come un segnale di progresso, altri commentatori (si vedano i commenti all’articolo linkato) hanno interpretato l’introduzione legislativa come una valutazione di superiorità del corpo femminile, definendo il disegno di legge come sessista e iniquo.
Non essendo questa la sede adatta a disquisire sulla legittimità di un disegno di legge di un ordinamento, per altro, straniero, si fa appello alle autorità competenti di farsi carico di delineare un’ipotesi legislativa, equa per ogni soggetto, che possa fungere da deterrente alla violenza, senza ledere l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, meditando nel contempo sui fattori socio-culturali che sono alla base di quella che è una vera e propria emergenza sociale.
118 giorni dall’inizio del 2012, 54 donne uccise per mano di uomo cui erano legate sentimentalmente. Ignorare, a questo punto, equivale a rendersi complici e noi, non vogliamo esserlo.
Virginia Odoardi – Laureata in Lingue per la Comunicazione Internazionale, con una tesi in Sociologia del Territorio sui matrimoni imposti nelle comunità immigrate di seconda generazione in Italia e Gran Bretagna. Collabora come freelance con diverse testate giornalistiche. Ha un blog in cui affronta il tema di genere a tutto tondo, anche a livello internazionale e in lingua straniera (Womenmustgoon.wordpress.com). Lo stesso blog, esclusivamente in lingua italiana, è presente tra i blog de Linkiesta.it (http://www.linkiesta.it/blogs/women-must-go). Scrive anche per dols.it. Interessata alla sociologia dei fenomeni migratori, ha approfondito lo studio di tematiche di genere e delle politiche di integrazione, frequentando il corso relativo al progetto “Ricerca azione partecipata sulle vittime della tratta degli esseri umani, dei crimini d’onore e dei matrimoni forzati in seno alle comunità immigrate africane e dell’Europa dell’Est”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Daphne.ureata in Lingue per la Comunicazione Internazionale, all’Università L.U.M.S. A. di Roma, con una tesi in Sociologia del Territorio sui matrimoni imposti nelle comunità immigrate di seconda generazione in Italia
e Gran Bretagna. Collabora come freelance con diverse testate giornalistiche. Interessata alla sociologia dei fenomeni migratori, ha approfondito lo studio di tematiche di genere e delle politiche di integrazione.