di Luciano Anelli
Con la crisi economica in atto e con la sempre più mutevole conformazione del mercato del lavoro e della produzione, anche nell’ambito del lavoro la donna ha modificato il suo approccio per esigenze familiari, ma anche per esigenze di indipendenza proprie.
Sempre più impellente è la necessità sia economica che psicologica delle donne di modificare ed ampliare il proprio approccio col mondo lavorativo , inserendosi con tute le problematiche di conciliazione con le esigenze familiari, con l’atavico stereotipo legato ai servizi di cura, alle esigenze derivanti dall’ampliamento del nucleo familiare con le sue rinunce.
La donna con la sua visione della vita e della società è ormai una parte essenziale del mondo lavorativo e, se si vuole uscire da una crisi di sistema e concettuale, prima che economica, diventa improrogabile individuare fra le innovazioni culturali anche quella della valorizzazione della cultura femminile. Le donne sono ormai, con sfaccettature ancora spesso di subordine ad una organizzazione tarata sul maschile, parte integrante ed essenziale, in molti settori, trainante del mondo della produzione con una visione rivolta più al benessere degli individui. Non tenere presente questa visione che si affianca ad una concezione atavica del mondo del lavoro, significa presto rimanere fuori mercato.
La donna determina sempre più le decisioni e le scelte di mercato, perché non è più soltanto relegata ad una visione rivolta verso l’interno del sociale, ma è verso l’intera società a tutto tondo. Determina, con le sue scelte, anche gli orientamenti di mercato. In ogni nucleo familiare le scelte degli acquisti passano sempre più spesso e per ogni settore da quelle maturate dalla donna. Quindi anche la visione di marketing deve subire l’influsso di tale nuova situazione se non si vuole perdere fette essenziali di mercato. E’ solo con un nuovo paradigma sociale che veda la persona e la famiglia al centro delle scelte la produzione può riprendere ad essere competitiva.
Pertanto, l’evoluzione del mondo lavorativo e della produzione non può esimersi dal tenere conto della ricerca del benessere della donna, intesa come persona paritariamente essenziale e decisionale della famiglia e del consumo equilibrato ed economico. Benessere che, differentemente dal passato non può essere rivolto all’esteriorità, ma che deve guardare al benessere psicologico della donna per cui deve assecondare le necessità di conciliare i tempi e le esigenze della dona e della famiglia come priorità organizzativa. Da una visione del lavoro e della produzione rivolta al profitto comunque, si deve passare ad una visione rivolta al benessere della persona (donna e uomo) inserita in un contesto che parte dalla famiglia, dal nucleo familiare comunque costituito. Il benessere della donna che lavora e la sua tranquillità, non determinati dallo stravolgimento della propria natura con l’omologazione ad un mondo con regole maschili, fornisce nuovi spunti di attrazione verso un lavoro diverso da quello di cura e quindi una produzione adeguata ai tempi e maggior soddisfazione generale.