…all’estero
Studiare all’estero non è solo un’esperienza entusiasmante, ma apre orizzonti cultuali e lavorativi più ampi.
Emigrare non per lavoro, nè per amore ma per studio. Ma per imparare ed avere prospettive lavorative concrete. Intervistiamo Francesca Tamma, 20 anni, nata a Milano. ed emigrata per studio ad Edimburgo.
Che studi hai fatto?
Prima ho conseguito lamaturità scientifica PNI conseguita presso il liceo scientifico A. Volta, Milano (voto di maturita’ 99/100). Ho seguito poi uno scambio culturale del quarto anno del liceo trascorso in Ontario, Canada. Infine ho cominciato l’Università: Studi universitari in Geografia e Economia presso l’University of Edinburgh dove sono sono correntemente al terzo anno di studi.
I tuoi genitori e sono stati contenti?
I miei genitori mi hanno spinto ad andare all’estero. Mia madre, mio padre la sua compagna condividono l’amore per la neurologia: infatti sono tutti e tre neurologi.
Perchè hai deciso di andare a studiare in Scozia? In Italia non c’erano studi simili? Problemi con la Lingua?
Ho deciso di studiare all’estero per continuare la mia educazione in lingua inglese e per migliorare le mie prospettive di carriera dopo la laurea. La scelta dell’università è stata determinata dalle classifiche internazionali sulla qualità dell’università nell’ambito dell’insegnamento della materia prescelta, ovvero geografia. Infatti, inizialmente il mio corso di studi era solo in geografia scientifica. Poi, grazie alla flessibilità della struttura universitaria e facendo degli esami aggiuntivi, ho potuto cambiare il mio corso di laurea.
In Italia gli unici corsi in scienza dell’ambiente sono offerti in combinazione con lauree in architettura dell’ambiente, ingegneria ambientale e lettere e geografia. Personalmente, sono più interessata all’ambito socio-economico del cambiamento climatico e quindi ho preferito approfondire i miei studi in questa direzione.
Ma la ragione principale per cui ho scelto di fare domanda alle università del Regno Unito rimane però la mia volontà di studiare in un paese dove le possibilità di carriera per un laureato sono ancora competitive. Penso infatti che la scelta di continuare a vivere all’estero o tornare in Italia sarà primariamente influenzata dalle offerte di lavoro disponibili o da dove vorrò continuare i miei studi.
Cosa trovi di diverso dalle università italiane?
Un servizio che offrono le università britanniche, a differenza di quelle italiane, sono i progetti extra curriculari che aiutano gli studenti ad avvicinarsi al mondo del lavoro. Mi riferisco a spedizioni in paesi esteri per studiare gli aspetti naturali del luogo, ma anche a progetti di volontariato, concorsi di business e rete di supporto per trovare i progetti più adatti allo studente interessato.
Questo tipo di servizio ha un’utilità concreta al fine di fare networking con potenziali datori di lavoro e al fine di fare esperienze diverse dal comune. Tali opportunità sono molto preziose, soprattutto oggi che trovare lavoro nei settori più tradizionali è più difficile perche’ il mercato e’ molto piu’ competitivo.
Come è nata l’idea di studiare all’estero?
L’idea di studiare all’estero aveva iniziato a interessarmi al liceo, quando feci uno scambio culturale in Canada. Durante quell’esperienza conobbi altre persone che avevano i miei stessi interessi e la stessa apertura mentale e il confronto con loro mi convinse ulteriormente della possibilita’ di potermi iscrivere a corsi di laurea che non fossero a Milano o in Italia.
Ho incontrato le mie prime difficolta’ con la lingua inglese quando ero in Canada a 16 anni, e ai tempi avevo solo una competenza limitata a livello liceale. Anche in quel momento pero’ sono state marginali e non hanno compromesso la mia esperienza culturale o scolastica.
Consiglieresti ai tuoi coetanei di sfruttare queste possibilità?
Oggi sono al terzo anno dell’università a Edimburgo ed è la seconda città all’estero in cui vivo per un periodo relativamente lungo. Sono convinta che, nonostante i momenti più difficili, studiare all’estero rappresenti un’esperienza positiva e educativa. Nel mio caso le maggiori difficoltà che ho incontrato sono state a livello emotivo. Soprattutto all’inizio, sentivo la mancanza della sicurezza che mi avrebbe potuto offrire la mia famiglia a Milano. Per fortuna però sono sempre riuscita a mantenere le mie relazioni più care across the borders” con amici italiani, canadesi, o che comunque non vivono a Edimburgo. Allo stesso tempo l’università a cui sono iscritta è un ambiente molto internazionale e sin dal primo anno stringere amicizia con i miei coetanei è stato facile e naturale, perchè ci trovavamo tutti nella stessa condizione solitaria con la voglia di fare conoscenze.
E quando torni a Milano, cosa dicono i tuoi amici?
Spesso quando torno a Milano mi capita di parlare delle opportunità che mi sono offerte perchè studio all’estero e, anno dopo anno, sto convincendo sempre più amici a pensare a questa possibilità. Infatti, sia che loro vogliano trasferirsi all’estero, sia che vogliano solo migliorare la conoscenza della lingua inglese, vivere all’estero dà degli strumenti che purtroppo oggi in Italia non si trovano.
………………………………………………..
Qualche anno dopo (quattro).
Che stai facendo adesso?
Per ora sto finendo gli esami e tra una settimana parto per il Senegal a fare ricerca (pagata) con un professore dell’università che si occupa di economia dello sviluppo. Parto con un’altra studentessa mia compagna di studi (lei è del Lussemburgo) ed un altro dottorando italiano, anche lui con un Master dell’Università di Edimburgo. Ci occuperemo di assicurazione medica, delle Mutuelles de la santé di Thies, Senegal.
E la laurea, quando?
A fine giugno mi laureo dopo i 4 anni a Edimburgo, in stile British con cerimonia e drinks reception, senza discussione della tesi che è un lavoro scritto che si consegna prima della fine degli studi. La mia relatrice è stata molto contenta della mia tesi ed è disponibile ad aiutarmi a riscriverla per proporla ai giornali accademici perchè ha il potenziale di essere un lavoro da pubblicazione. L’argomento è la teoria del decision-making, a metà tra economia e psicologia. Si tratta di utilizzare modelli matematici per esprimere le decisioni umane. Dato che questo metodo è troppo simplicistico e tende a razionalizzare le decisioni umane, ho esplorato una teoria alternativa per rendere l’economia più vicina ai veri processi cognitivi umani. Mi sono stati d’aiuto colleghi neuro-psicologi italiani di mia mamma che mi hanno consigliato articoli e corretto la mia visione troppo economica e poco clinica della materia.
E il lavoro?
A ottobre 2011 avevo iniziato a fare la domanda (application) per lavorare come economista all’interno del programma per neo-laureandi (e non solo) del governo britannico. Il programma si chiama Fast Stream e io lavorerò per la sezione tecnica come economista (ma ci saranno altri colleghi statistici, ingegneri).
Ogni uno/due anni cambierò placement all’interno dei dipartimenti del governo, per ora inizierò a lavorare a Londra (a Londra!) al DECC (dipartimento dell’ambiente e del cambiamento climatico). Questo sbocco lavorativo mi era stato segnalato ai tempi dal Career Service dell’Università (centro di consulenza per la carriera per gli studenti) e ho trovato tutte le informazioni necessarie su internet. Per curiosità ho cercato se esistesse un programma equivalente in Italia, ma le informazioni su internet (a mio avviso) sono poche e non so se i bandi per economisti siano così meritocratici come quello che ho fatto io qui. Nell’arco di qualche mese ho fatto la domanda online compilando i moduli e fornendo il mio CV (che ho scritto con l’aiuto della mia relatrice di tesi che si occupa di ‘Doctoring CV’s’ -renderli più appetibili per il mercato del lavoro), poi ho fatto i test di logica, verbali e numerici online, poi un assessment centre sulle mie conoscenze di economia di 8 ore a Londra e infine un altro assessment centre sulle mie capacità interpersonali e professionali di altre 8 ore a Londra. Insomma, sono stata valutata correttamente.
Hai trovato degli ostacoli?
Anche io ho trovato un ostacolo, quando ho provato a fare una domanda (alternativa a quella per il Fast Stream Government Economic Service) per un lavoro equivalente nel settore privato. Sarebbe stato per un posto da Junior Economic Consultant presso un’azienda di consulenze economiche che è il leader in UK per quanto riguarda il campo di economia del comportamento. Il mio CV era stato selezionato insieme ad altri 2, tra 150 applicanti con dottorati, Master e altre esperienze lavorative. Nonostante questo interesse iniziale, non mi hanno scelta perchè le mie conoscenze in materia non sono ancora completamente sviluppate. In questo campo fare un Master è di vitale importanza e anche l’esperienza lavorativa rilevante è necessaria. Nei prossimi anni penso di fare entrambi, e poi chissà viaggiare ancora un po’ prima che arrivi il momento di mettere su famiglia!
2 commenti
Ciao…storia interessante….:-))
una curiosità…che difficoltà hai avuto con la lingua? quanto tempo hai impiegato per scioglierti?
nello studio e nel lavoro, ti vengono incontro sapendo che hai dei “limiti” da non madrelingua all’inizio?
Grazie mille 🙂
Durante la Seconda Guerra Mondiale mio zio, Domenico Sutera, prigioniero italiano, conobbe, presso Edimburgo o presso Glasgow una ragazza, allora ventenne, di nome…
Ecco il racconto di mio zio Domenico:
”Io personalmente fui assegnato in uno scarico ferroviario,
in Scozia, vicino alla città di Glasgow e poi di Edimburgo.
E fu in questo periodo che conobbi una certa Mabel Hannah,
figlia unica di una famiglia cattolica.
Il padre era fabbro e la madre faceva la cuoca in una mensa
aziendale…”.
La mia domanda e la mia ricerca sono:
Oggi è possibile ritrovare questa signora Hannah Mabel, o almeno un loro parente-erede?
Grazie, in attesa, cordiali saluti
giannisutera@virgilio.it