…per quello che riguarda i diritti delle donne. Lo dice Alessandra Ciotti impegnata nel mvimento romano di SNOQ. E non solo.
Romana classe ’60 sposata, senza figli. Laureata in Lingue e letterature straniere e più tardi, per sua soddisfazione personale, al DAMS di Roma.
Che lavori hai fatto precedentemente?
Fin da ragazzina ho pensato che sarebbe stato bello condividere con gli altri i miei pensieri, cercare attraverso l’arte e la scrittura di parlare di me e del mondo.
Ho iniziato a vent’anni a scrivere per il Teatro, e ho dato alle scene uno spettacolo che si chiamava ‘Un certo gabbiano Jonathan”. Prendendo spunto dal famoso libro, raccontavo la storia di una donna che cercava di imparare a ‘volare’. A quel tempo volevamo cambiare il mondo, e io pensavo che le donne fossero i soggetti privilegiati di questo futuro cambiamento.
Poi i tentativi di trovare lavoro nel mio campo sono stati durissimi, non conoscevo nessuno e non provenivo da una famiglia che mi poteva ‘dare una mano’.
Il mio viaggio nel mondo del lavoro è stato un viaggio accidentato, in quel precariato che sembra colpire solo i giovani e che colpisce ormai anche gli adulti. Ho lavorato per cinque anni a Stream, con un contratto di co.co.co.. E’ stato un bellissimo lavoro, mi sono trovata in un gruppo che ‘inventava’ in Italia i Canali Interattivi. Io curavo in particolare due canali: un canale d’inglese e uno di viaggi. Mi occupavo di tutto, dal palinsesto alla messa in onda. Un’esperienza variegata, in contatto con tanta gente, dell’azienda ed esterna. Poi… è arrivato Murdoch, e la fusione. Chi di voi ha vissuto un’esperienza tale sa di cosa parlo: un vero incubo (sogno sempre di scriverne una sceneggiatura, a mo’ di film di fantascienza).
Chiaramente chi ci ha rimesso siamo stati noi precari, che senza avere nessuna contropartita, abbiamo assistito alla nascita di Sky e alla nostra morte. Messi alla porta, dopo anni di lavoro, senza neanche una lira e senza nessuna speranza.
Poi sono passata in RAI, a RAI EDU, e ho partecipato alla nascita di due siti Internet per i bambini, (inglese e informatica, il famoso progetto delle tre i della Moratti) un lavoro fatto in collaborazione con il MIUR, il Ministero dell’Istruzione.
Anche questo un bel progetto, ma che si è arenato per mancanza di fondi, dopo un paio d’anni dei due siti ne è rimasto uno solo che si chiama ilD (www.ilD.rai.it).
E poi la politica. Ho fatto politica da ragazza, mi sono sempre interessata di politica, anche se non professionalmente, e ho avuto questo incontro con due deputati del PD che mi hanno assunto, sempre con un contratto di co.co.pro., come ufficio stampa e collaboratore parlamentare alla Camera.
Sono andata a sbirciare dal di dentro i meccanismi della nostra vita civile, e non vi dico che mi siano piaciuti molto. Ma per tornare a me, alla caduta del Governo Prodi, è finita anche questa esperienza.
L’attività che ti ha gratificato maggiormente?
Vorrei parlare del mio ultimo progetto, negli ultimi due anni ho lavorato come autrice e regista ad un documentario ‘Tre donne nel Risorgimento tra amore e rivoluzione’. E’ la storia di tre patriote dimenticate dai più (Jessie White Mario, Antonietta De Pace ed Enrichetta di Lorenzo) e che hanno vissuto una vita straordinaria, che ha appassionato me e la coautrice Maria Teresa Schiavino. Un lavoraccio, perché non finanziato da nessuno, ma di grande soddisfazione, ora sto tentando di renderlo un prodotto fruibile ai più, cioè di venderlo!
Com’è la situazione lavorativa nel Lazio ed a Roma? Molta imprenditoria femminile?
La situazione lavorativa è abbastanza pietosa nel Lazio e a Roma, in specie nel campo culturale che dovrebbe essere invece uno dei campi privilegiati nella nostra Regione e città.
Purtroppo c’è una diffusione del precariato enorme, le fasce più svantaggiate, sono i giovani, le donne e gli over 45.
Appartieni a Snoq Roma? Di cosa ti occupi precisamente?
Faccio parte di un gruppo che è nato sull’onda della manifestazione del 13 febbraio: SNOQ donne e informazione. Il gruppo aggrega tutte le donne che hanno a che fare con il mondo della comunicazione e della cultura. Ci siamo occupate di tante cose, ultimamente siamo riuscite a riunire diversi gruppi a Roma, lo scorso 28 gennaio, con lo scopo di fondare La rete delle reti femminili, un portale, in cui far confluire notizie del lavoro di diversi gruppi di donne, compreso SNOQ, nazionale e locale.
Il progetto è ancora in start up, ma da quella giornata bellissima è nata anche la volontà di scrivere una ‘Lettera ai partiti’, proposta da Lidia Castellani, a cui hanno lavorato diverse donne.
Ora siamo nella fase della diffusione e della raccolta delle firme, e della presentazione della stessa ai partiti. Una iniziativa bellissima, che ha chiarito che ‘le donne non voteranno i partiti che non mettano in lista il 50 e 50 dei candidati’, e che abbiamo deciso di votare solo ‘quei candidati e candidate che metteranno a disposizione dell’opinione pubblica la loro biografia completa, con la storia dettagliata del loro percorso professionale, patrimoniale e politico, ivi compresi meriti e competenze che noi ci riserveremo di controllare nella loro completezza e veridicità’.
Un progetto ambizioso, ma che sta andando avanti.
Pensi che le divisioni regionali del movimento possano in qualche modo nuocere al movimento?
Proprio di questo parlavo, dal confronto con SNOQ nazionale, è nata la volontà di creare una rete delle reti femminili, perché siamo convinte che sia utile una politica delle donne non verticistica, che ci permetta di muoverci in accordo e in autonomia con le altre donne.
Pensi che il movimento delle donne riuscirà a sconfiggere il proverbiale maschilismo italiano?
Non so, so che io ho iniziato ad essere femminista nell’adolescenza, e mi ritrovo a 50 anni a combattere per le stesse cose. Diciamo che le nostre battaglie hanno subito un arresto agli inizi degli anni ’80, e che un certo nostro torpore, ha fatto sì che tornassimo quasi al punto di partenza, come un eterno gioco dell’oca. Ma se ci penso, con le nostre battaglie, molto abbiamo conquistato: il nuovo codice della famiglia, il divorzio, il diritto di interrompere la gravidanza, cose non scontate nel nostro Paese, e che dobbiamo ancora difendere, purtroppo. Nel mondo del lavoro e della rappresentanza politica siamo molto indietro, anche rispetto alle donne europee. E poi c’è di nuovo molto da lavorare sulla rappresentazione delle donne nei Media, e questo è un tema che mi coinvolge enormemente, essendo stati gli ultimi venti anni un vero disastro da questo punto di vista. Dalla rappresentazione che fanno i Media del ‘corpo delle donne’, viene molta della violenza e del disprezzo che i maschi riservano più o meno velatamente alle donne, dobbiamo operare tutte insieme per dare visibilità alle donne piene di talenti che sono bandite dai media in mano agli uomini.